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CRONACHE DA GIALLOGARDA 2017

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Si è svolta il 14 e 15 ottobre nell’atmosfera calda e stimolante della Cantina Marsadri a Raffa di Puegnago sul Garda la nuova edizione del Festival GIALLOGARDA, che ha radunato grazie alla mitica Laura Marsadri scrittori, giornalisti, studiosi e un folto pubblico di lettori e lettrici appassionati di giallo. Fra un calice di “Pioppo Rosso” e un libro da sfogliare con curiosità, è stato possibile toccare con mano la qualità non solo dei vini (molto alta!) ma anche delle opere letterarie, sia quelle in gara (quest’anno nella sezione inediti vinta dal L’autista di Dio di Giada Bredeschi) sia quelle in esposizione. E’ stato così che, accanto al mercatino di originalissimi ciondoli fatti a libro (l’artista è Ylenia Bagato) ho trovato alcuni romanzi molto interessanti e ne voglio segnalare soprattutto due, entrambi di Todaro Editore, giallissimi fin dalla copertina, aperta la quale si ha subito la conferma che si tratta di prodotti d.o.c.g.: la collana è infatti diretta da Tecla Dozio – l’inchino è d’obbligo. E’ infatti uscito in questa collana sia il bel libro vincitore della scorsa edizione di Giallogarda (sezione editi), Come bestie ferite di Luca Bonzano, sia il recentissimo I bambini di Escher di Paolo Pedote. “Questo è il suo primo noir”, avverte il bio-blurb in quarta di copertina, una frase che ha innescato la mia (scettica) curiosità. Sì, perché è facile etichettare un libro come ‘noir’, più difficile è mantenere la promessa. Invece, il romanzo di Pedote non tradisce le aspettative: è pur vero che pare attingere dalle serie tv inglesi e americane da Barnaby a Major Crimes (incesto, traffico di bambini, ecc.), ma l’atmosfera rarefatta, il ritmo incalzante, il labirinto di sottotrame e la fragilità dissimulata degli ‘eroi’ ci convincono subito. E’ vero, siamo di fronte a un noir, e lo dico alzandomi in piedi in segno di rispetto.  Ho amato soprattutto le frasi che risuonano con quelle dei grandi autori del noir (e con le similitudini del Maestro, Chandler) – “sapeva che quelli come lei tornano sempre” … “Era matematico, era l’unica certezza che aveva”… “come gli scarafaggi quando li illumini con la torcia” … “guardava silenzioso quel duetto, finto come i soldi del Monopoli” …  e ho adorato i quadretti amari che strappano un sorriso – l’islamico che sorseggia Coca Zero, la mozzarella avariata del discount, la tipica coppietta del centro commerciale, i baby-pirla, i cyber-poeti, i parkouristi e i graffitari. Un mondo fantasmagorico – che noi ben riconosciamo come la nostra realtà quotidiana – in cui si muove il protagonista, Nerone, noir fin dal nome: un uomo malato di “fuga dissociativa”, che cerca di ricostruire un passato troppo doloroso con l’aiuto di una psichiatra (anche qui non possiamo ignorare gli ammiccamenti a Memento e The Mentalist) e che a sua volta cerca di aiutare una poliziotta, anzi una “sbirra” che della dark lady è l’erede ibrido più interessante degli ultimi anni (forse persino della mia amata guerrera di Marilù Oliva). Nerone è la quintessenza del tough guy, l’ultimo distillato, o meglio quel che ne resta nell’attuale disgregazione identitaria e sociale: un duro la cui dolcezza emerge a tratti, come nella scena straordinaria in cui lui e un buttafuori di colore – più duro ancora di lui – parlano della defunta Alicia, tossica e depravata, con una rara delicatezza di cui la maggior parte dei maschi ‘perbene’ (nella letteratura e nella realtà) non sarebbe capace. Nerone non ricorda nulla e nessuno: la Shoah, Shakespeare, Leopardi, Sherlock Holmes – i quattro pilastri della nostra cultura occidentale o, di nuovo, di quel che ne resta – non gli dicono alcunché. Diventa così lui stesso tabula rasa, pagina bianca su cui Pedote scrive la sua storia. Il cui titolo è legato a una fotografia che a poco a poco si rivela essere il principale indizio – e il bandolo della matassa – della storia: Escher ci dice infatti non solo che la realtà è enigmatica ma che l’arte può rappresentare ciò che in natura è impossibile. Di qui la poetica implicita nel romanzo (che come avverte il narratore non è un romanzo di Ellroy), che fa l’occhiolino alla scena degli specchi ne La signora di Shangai di Welles ma anche all’Inquilino del terzo piano di Polansky, e anche in un certo senso all’assioma holmesiano secondo cui una volta eliminato l’impossibile quel che resta, per quanto improbabile, deve pur essere la verità. Ma il noir può davvero eliminare l’impossibile? O aspira piuttosto a inglobarlo, a farlo proprio per poi trascenderlo, pur nella sacrosanta esclusione del soprannaturale? Pedote ci regala un vero gioiellino che, forse, risponde a questa domanda.

a.c.

Laura Marsadri – La signora in giallo

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His everlasting bow l’ultimo nato in URBINOIR Studi

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In uscita in questi giorni l’ultimo nato nella collana Urbinoir Studi di Aras Edizioni.  His everlasting bow un’opera collettanea curata da Alessandra Calanchi e Stephen Knight è una raccolta di studi sherlockiani con contributi di diversi autori: Valerio Viviani, Gabriele Mazzoni, Caterina Marrone, Enrico Solito, Stella Mattioli, Enrico and Fabio Petrella, Alessandra Calanchi and Nando Gazzolo, Marco Grassi, Luca Sartori, Gian Italo Bischi, Raniero Bastianelli, Matteo Bischi, Ruben Costa, Luisa Fanucci, Elena Garbugli, Adele Guerra, Francesca Secci, Stefano Serafini. Acquistabile on line su IBS 

 

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Serate di cieli estivi al CEA di Urbino

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Il Cea “Casa delle Vigne” organizza GIOVEDI’ 28 LUGLIO Serate di cieli estivi al CEA di Urbino e nel Parco delle Vigne in collaborazione con il Centro Internazionale di Studi di Urbino e la Prospettiva e gli Astrofili della Legambiente.

All’interno della serata la Prof.ssa Alessandra Calanchi presenterà il suo libro “Alieni a stelle e strisce. Marte e i marziani nell’immaginario USA”.

Introduzione del Prof. GianItalo Bischi.
locandina

 

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Giornata noir al Cineforum Pensotti di Legnano

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Pubblichiamo da sito del Cineforum Marco Pensotti Bruni

Sabato 14 maggio, a partire dalle ore 10, presso il Cinema Sala Ratti, giornata dedicata al noir nel cinema e nella letteratura. Proiezione del film Il grande sonno di Howard Hawks e approfondimenti tenuti da Alessandra Calanchi, docente di letterature angloamericane all’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, e da Andrea Laquidara, regista e docente di linguaggi cinematografici dell’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo. In chiusura, proiezione speciale del film Hitchcock/Truffaut di Kent Jones. Ingresso gratuito.

Volantino-Evento-Speciale-Il-grande-sonno-fronte-724x1024Proseguono le celebrazioni per il 60esimo anno di attività del Cineforum Marco Pensotti Bruni di Legnano con una giornata speciale dedicata al noir nel cinema e nella letteratura. Un’occasione importante, alla quale aderiranno anche le scuole, per affrontare insieme ad Alessandra Calanchi, docente di letterature angloamericane all’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, e Andrea Laquidara, regista e docente di linguaggi cinematografici dell’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, uno dei generi più importanti del cinema hollywoodiano degli anni ’40 e ’50.

L’evento, in programma sabato 14 maggio presso il Cinema Sala Ratti di Legnano, si aprirà alle ore 10 con la proiezione del film Il grande sonno di Howard Hawks (versione originale con sottotitoli in italiano), che sarà seguito da un dibattito di approfondimento a cura di Andrea Laquidara. Dalle ore 15.30 alle 17.30 è previsto invece l’intervento della docente Alessandra Calanchi, che si occuperà dell’analisi del rapporto tra film e romanzo attraverso l’ausilio di una serie di contributi video. La giornata si concluderà con la proiezione speciale alle ore 18 diHitchcock/Truffaut, documentario diretto da Kent Jones sulla più affascinante conversazione nella storia del cinema, un momento che segnò un cambio di prospettiva nell’avvicinarsi alle opere del grande maestro della suspense.

L’evento sarà introdotto da Sergio Grega e Claudio Bergamo, rispettivamente Presidente e Consigliere del Cineforum Marco Pensotti Bruni di Legnano.

L’articolo di cronaca apparso su Sempione news 

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Bianca da morire di Elena Mearini

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Con il noir Bianca da morire, Elena Mearini (Cairo 2016) già da noi molto amata per Undicesimo comandamento: uccidi chi non ti ama conferma la sua cifra narrativa personalissima, che si basa su una prosa poetica intensa ed estrema. Nessuna parola fuori posto, bianca da morirenessuna parola di troppo. Per raccontare una vicenda che, se pare strappata alle pagine della cronaca nera, scava senza pietà nel profondo della coscienza di ognuno/a di noi, sottraendoci per il tempo della lettura alla certezza di aver superato gli inevitabili traumi che ci accompagnano dall’infanzia, i complessi di colpa maturati in seno alla famiglia, le gelosie e le invidie “innocenti” che si sviluppano fra genitori e figli e tra fratelli e sorelle. Un thriller potente e scabroso, creato pagina dopo pagina da una voce narrante che si interfaccia con il mondo dei social network e con la favola – sempre attuale, sempre illusoria – dell’amore romantico che non ha soluzioni.
(a.c.)

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Alessandra Calanchi dialoga con Katia Bagnoli

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Alla conferenza mattutina ho assistito con piacere alla presentazione del libro di Joshua Ferris To Rise again at a Decent Hour, della cui traduzione si è occupata Katia Bagnoli.

Photo di Martina Tofanelli
Photo di Martina Tofanelli

È stato interessante partecipare alla descrizione delle dinamiche di traduzione di questo libro e tanto più assistere allo pseudo-dibattito intrattenuto tra la professoressa Calanchi e la traduttrice e sul diverso grado di difficoltà di traduzione che entrambe vedono in un libro.
Quei passaggi che potevano essere considerati intraducibili oppure difficilmente veicolabili in italiano non sono sembrati alla Bagnoli estremamente complessi.
È emerso soprattutto che essere traduttori non è solamente un lavoro, quanto piuttosto una filosofia di vita: durante la traduzione del testo si compiono determinate scelte che poi si mantengono via via in tutti i testi che saranno tradotti. Ad esempio Bagnoli ha affermato che preferisce non applicare note in un testo, non edulcorarlo fin troppo per stimolare la curiosità del lettore e per far sì che questi impari qualcosa di nuovo attraverso la lettura.
Per quanto attiene invece il suo rapporto con la rete, per tornare al tema di Urbinoir, ha affermato di attingere a piene mani a questa risorsa senza però fidarsi mai troppo.
Inoltre mi ha colpito soprattutto il fatto di tempistica con cui questo lavoro viene portato avanti: dai tre ai quattro mesi per tradurre un libro credo che sia un lasso di tempo troppo breve.
E questo ha suscitato da parte mia una domanda, che ho potuto porre direttamente alla Bagnoli, in relazione alla mancanza di tempo per le traduzioni e a come questo può incidere in termini di qualità.
Credo che attraverso la risposta abbia confermato nuovamente la passione per il suo mestiere, cosa che era già trasudata durante la presentazione del libro. Infatti si è potuto capire che la mancanza di tempo è lo stimolo che la spinge a realizzare un lavoro di ottima qualità, anche se questo comporta una sua continua “scomparsa” dal mondo ogni volta che le viene assegnato un lavoro.
Il coinvolgimento deve essere veramente forte poiché lo stress è davvero una costante nel suo lavoro: editori che richiedono una continua correzione delle bozze, libri da tradurre ancora incompleti che vengono continuamente rivisti in alcuni punti, i quali non vengono segnalati al traduttore…
Questa donna, al di là di essere una traduttrice, è un grande esempio per noi giovani, in quanto testimonia la caparbietà necessaria per raggiungere i proprio obiettivi.

(Alexa Saccomandi)

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Presentazione di Non solo Nero Wolfe

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Alessandra Calanchi e Francesca Secci presentano il quarto volume della collana URBINOIR STUDI, Non solo Nero Wolfe. Misteri in cucina e cuochi del mistero negli USA tra Depressione e Guerra Fredda (di F. Secci con Introduzione di A.Calanchi, Aras Edizioni, Fano 2015), nella favolosa cornice della Sala Portoghesi delle Terme Tettuccio a Montecatini (PT), in occasione dell’evento FOOD & BOOK – Festival del Libro e della Cultura Gastronomica (25-10-2015).

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