Nella giornata di Venerdì 27 Novembre è stato organizzato un incontro nell’Aula Rossa di Palazzo Battiferri, che ha visto l’intervento di Luca Crovi, Daniela De Gregorio e Michael Jacob.
Luca Crovi è l’autore del libro “Noir. Istruzioni per l’uso”, molto divertente, corto e piacevole. Egli si occupa del genere noir e ci fornisce fin da subito numerose spiegazioni e commenti a riguardo. Ci mette davanti a una serie di autori, dall’Ottocento a oggi, non soltanto di gialli ma anche di avventure, e le sue varie esperienze lavorative dimostrano quanto egli sia appassionato di questo genere: è stato anche conduttore radiofonico di una trasmissione su Radio 2 intitolata “Tutti i colori del giallo”, che ebbe molti ascoltatori e un grande successo.
Viene più volte sottolineato che solo negli ultimi anni il noir sta ottenendo la giusta attenzione: oggi, infatti, il suo pubblico è cambiato, si tratta di una continua evoluzione dovuta specialmente ai mutamenti avvenuti nella società. Di questo parere è Adele Guerra, autrice dell’ultimo volume della collana Urbinoir Studi, “Sherlock on Air”: si tratta di un pubblico indubbiamente più attivo e dinamico.
Daniela De Gregorio e Michael Jacob sono una coppia nella vita e anche nella scrittura: loro infatti pubblicano con un solo nome, quello di “Michael Gregorio”, ed esordiscono con il romanzo “Critica della ragion criminale”, ambientato a fine Settecento e contenente legami logico-filosofici e personali con Kant. Viene spesso ribadito il fatto che non esiste una definizione di noir, ma bisogna impegnarsi a leggere gli autori e cercare di cogliere in ognuno di essi una sfaccettatura. Michael afferma che lui scriveva gialli e polizieschi, mentre Daniela si occupava di horror. Inizialmente hanno avuto numerose difficoltà nella pubblicazione dei loro romanzi, in quanto gli editori non si mostravano interessati alle loro opere.
Come scrivere un noir? “Generalmente chi scrive, non scrive necessariamente perché decide che deve scrivere: un giorno vedi qualcosa, hai qualche esperienza, hai vissuto un’occasione e vedi una storia; può succedere qualcosa di molto minimale, ma dentro tutto ciò si vede la possibilità di storie che si rivelano. Non si scrive quindi un noir, ma si scrive una storia: alcune sono cattive, altre sono molto “scure”, certi personaggi che ti vengono in mente non sono piacevoli e non necessariamente interessanti, ma affascinanti nelle loro stranezze. Io e Daniela ci dividiamo i personaggi, li arricchiamo, li “limiamo”, li miglioriamo rendendoli ancora più cattivi.” Queste le parole di Michael Jacob: in tutto ciò è possibile vedere come un autore non necessiti della volontà di scrivere, ma si trova a farlo perché molto spesso vive momenti particolari che lo spingono a raccontare storie.
L’evento è stato interessante e costruttivo, e ha visto personaggi illustri scambiarsi opinioni, giudizi e idee. Ha dato l’opportunità a noi presenti di entrare in contatto con questo genere misterioso e tutto da scoprire, abbiamo potuto vedere i “retroscena” e i “preparativi” che accompagnano la stesura di un romanzo. Questo incontro mi ha aperto un nuovo mondo, quello del noir, che prima di allora mi era sconosciuto, e ha contribuito a far nascere un forte interesse verso questo tipo di opere.
Il 21 Ottobre 2015, alla DATA di Urbino, presso la Sala del Maniscalco, si è tenuta la presentazione del libro “Non solo Nero Wolf. Misteri in cucina e cuochi del mistero negli USA tra Depressione e Guerra Fredda” di Francesca Secci. Tra i relatori l’ex studentessa dell’Università di Urbino che ha dato vita alla casa editrice Aras Edizioni Federica Savini, la professoressa di Letteratura angloamericana Alessandra Calanchi e infine il giornalista Gabriele Cavalera. L’autrice, non presente all’evento, ha portato avanti l’idea di pubblicare il libro con molta titubanza, ma senza Federica Savini tutto ciò non sarebbe stato possibile. Federica Savini si avvicina al mondo dell’editoria in modo piuttosto casuale. Inizialmente dedicava la sua vita al teatro e partecipò anche a una tournée all’estero con la compagnia teatrale Modus. Fu grazie alla stampa della sua tesi “Traduzione del Ritratto di Dorian Gray” che oggi possiamo parlare di Aras Edizioni. Il cugino infatti aveva rilevato una casa editrice che non riusciva a portare avanti, perciò lei decise di aiutarlo e tramite vari tutorial inizia a conoscere il mondo editoriale e nasce così Aras Edizioni. “È un intreccio di dati originale e gli inserti di Francesca Secci sono ottimi” – commenta Gabriele Cavalera. Viene così presentato il libro, andando a toccare i punti più salienti: la gastronomia è il motore della vicenda. La cucina, oltre che le orchidee, sono la metafora per presentarci stili di vita e personaggi del Vecchio e Nuovo Continente. “Con la capacità critica di Francesca Secci questo libro non diventa mai noioso” – afferma Alessandra Calanchi. Senza questo legame con la cucina, questo romanzo sarebbe stato uguale a tanti altri. Ma è importante sottolineare che non si parla solo di gastronomia, ma come si evolve la cultura americana in quegli anni. Al termine della presentazione si lascia spazio a qualche domanda ed emerge l’importanza della prevedibilità. In letteratura, come anche nelle serie televisive, è importante la ripetizione dei fatti: alle 13:00 si pranza mentre alle 20:00 si cena, così tutti i giorni. La vita di Nero Wolfe è scandita dal cibo. La presentazione è stata coinvolgente e piacevole. Un dialogo che ha suscitato interesse e voglia di leggere questo libro. Anche il pubblico è potuto intervenire attivamente a questa presentazione apportando commenti e considerazioni. Una presentazione così avvincente che io, come tanti altri partecipanti, abbiamo deciso di comprare subito il libro. Veronica Bertozzi
Nella giornata di mercoledì 21 Ottobre 2015 mi sono recata alla presentazione di un libro intitolato “Non solo Nero Wolfe, Misteri in cucina e cuochi del mistero negli USA tra Depressione e Guerra Fredda”, nella Sala del Maniscalco presso la DATA di Urbino. All’incontro erano presenti l’ex studentessa e ora imprenditrice Federica Savini, la professoressa dell’Università di Urbino Alessandra Calanchi e il giornalista Gabriele Cavalera. L’autrice del libro in questione è Francesca Secci, anche lei una ex studentessa, che dopo una Laurea Magistrale ha pubblicato il proprio libro nella collana “Urbinoir Studi”: non è frequente che una tesi di laurea diventi un libro, ma questo è stato possibile grazie alla qualità del suo lavoro e alla disponibilità di Federica Savini. Anche quest’ultima anni fa si è laureata in lingue a Urbino e il suo incontro con l’editoria è stato del tutto casuale: lei infatti racconta di aver inizialmente dedicato la sua vita al teatro, tanto che ha a lungo collaborato con una compagnia teatrale di Sant’Arcangelo. Fu la sua tesi, incentrata sulla traduzione de “Il ritratto di Dorian Gray” di Oscar Wilde, ad avvicinarla all’editoria: quando andò a stamparla, suo cugino aveva rilevato una casa editrice che però non riusciva a gestire, allora Federica gli offrì la sua collaborazione. Iniziò così a conoscere un nuovo mondo, programmi specifici editoriali e di grafica. Il suo lavoro è cresciuto in breve tempo e la casa editrice è diventata finalmente sua: nasce così Aras Edizioni. Federica ci parla del ruolo dell’editore, il quale sceglie i libri e li produce creando una realtà editoriale autonoma, non si limita a stamparli. Il marchio editoriale quindi cresce, con una sua selezione di autori. La casa editrice di Federica è riuscita a decollare in breve tempo perché sono stati scelti giusti collaboratori, necessari per poter crescere (soprattutto per le attività di gestione quando il catalogo cominciava a svilupparsi) e per selezionare il meglio (fa riferimento anche a collaboratori esterni, ad esempio docenti). Federica ha rilevato di recente anche un’altra casa editrice di Pesaro, “Metauro”. Il libro di Francesca Secci è molto interessante e scorrevole, ha un buon filo logico e ha come protagonista un personaggio di nome Nero Wolfe. L’autore statunitense (degli anni ’30, periodo della Depressione) di questo personaggio si chiama Rex Stout e ha scritto più di 30 libri con Nero Wolfe come figura principale e altrettanti racconti. Il protagonista è un detective appassionato di cucina e di orchidee, e la sua vita è scandita in modo molto preciso: la sua realtà gira attorno a una serie di abitudini. Egli è la “mente” dei progetti, mentre il “braccio” è Archie Goodwin: è il prototipo dell’americano, che mangia sandwich e ama il fast-food (diversamente da Nero Wolfe, il quale si fida solamente del suo ottimo cuoco Fritz). I due personaggi hanno caratteristiche simili, si legano sia al Nuovo sia al Vecchio Continente: Nero Wolfe è sempre immobile, mentre l’aiutante è l’uomo d’azione che si muove per la città. Questo libro è particolarmente originale perché l’indagine è inframezzata da momenti di carattere vario (specialmente culinario), che la fanno uscire dagli schemi rendendola diversa dalle altre. Francesca Secci, per rendere la sua opere ancor più interessante, inserisce un libro di ricette raccolte da un programma radiofonico condotto dal Mystery Cook (così chiamato perché non voleva fare sapere ai genitori, scozzesi, di questa attività, vergognandosene). Le ricette provengono da tutte le parti del mondo, era facile quindi trovarle anche senza muoversi dagli Stati Uniti: la raccolta rappresenta l’evoluzione della cultura negli Stati Uniti fra la Depressione e la Guerra Fredda. Sono presenti alcune analogie fra il binomio Nero Wolfe – Archie Goodwin e Sherlock Holmes – Watson. Innanzitutto possiamo dire che la “mente”, senza il proprio “braccio”, non riuscirebbe a risolvere i casi e che le due figure di Archie e Watson si somigliano tanto quanto quelle di Nero Wolfe e Sherlock Holmes. Quest’ultimo però, a differenza di Nero Wolfe, è diventato un personaggio di culto protagonista di molte parodie e imitazioni. A riguardo un’anticipazione: il quinto volume della collana Urbinoir avrà proprio lui come protagonista e sarà redatto dal Manager Didattico della facoltà di Lingue di Urbino, Adele Guerra. In conclusione, l’incontro di presentazione del libro è stato molto motivante e interessante (ho acquistato il volume la sera stessa e il giorno successivo avevo già iniziato a leggere i primi paragrafi): bisogna riconoscere l’abilità dell’autrice nel coinvolgimento del lettore, grazie ad un originale uso del linguaggio e di particolari inserimenti riguardo alla cultura dell’epoca. Alice Corbelli
Venerdì 27 novembre 2015 ho avuto la possibilità e il piacere di partecipare a una delle tante conferenze organizzate da Urbinoir. L’ospite principale dell’evento è stata Katia Bagnoli, traduttrice del romanzo To Rise Again at a Decent Hour di Joshua Ferris, la quale mi ha fatto un’ottima impressione: si è presentata come una persona elegante e molto disponibile. Prima di tutto, ha brevemente raccontato la trama del libro tradotto, che si lega al tema di Urbinoir (il lato oscuro della rete) in quanto il protagonista viene derubato della sua identità on line, uno dei tanti rischi di Internet. Si tratta di un racconto che utilizza l’humor e la leggerezza ma che, procedendo, diventa più profondo, fino a ottenere un doppio livello comico-drammatico. Dopo la descrizione del libro, Katia Bagnoli ci ha un po’ raccontato della sua professione di traduttrice. In particolare, ci ha spiegato che i traduttori lavorano sempre con tempi molto ristretti ma che lei, prima di cominciare a tradurre, legge il libro tre volte al fine di conoscerlo bene. Mi ha molto colpito quando ha ammesso che, a volte, le è capitato di dover tradurre un libro che non le piaceva ma che, alla fine, lo ha amato lo stesso, perché si entra in una grande intimità con esso e si scoprono e capiscono cose che inizialmente non si vedevano. Per quanto riguarda il ruolo di Internet nel suo mestiere, Katia Bagnoli spiega che si tratta di uno strumento largamente usato dai traduttori per approfondire argomenti che si conoscono poco. Lei, per esempio, lo ha utilizzato per cercare informazioni sulla professione del dentista, che è quella esercitata dal protagonista. Il lato negativo, ha precisato, è che i tempi si sono drammaticamente ridotti rispetto al passato (3-4 mesi). Un’altra tematica interessante è stata la sua posizione riguardo alla scelta di tenere in considerazione il lettore: la traduttrice non è d’accordo, in quanto pensa che semplificare la traduzione di argomenti difficili sia un atto di sfiducia nei confronti del lettore stesso, il quale dovrebbe trovare nella lettura la possibilità di diventare un po’ più “ricco”; argomentazione che, da grande appassionata di libri, condivido pienamente. La testimonianza di Katia Bagnoli è stata davvero illuminante e mi ha permesso di comprendere meglio tutto il lavoro che sta dietro al libro, già tradotto e pronto per essere letto, che troviamo in libreria. Ho avuto l’impressione che la traduttrice ami molto il suo lavoro; nonostante i lati negativi, infatti, mi ha trasmesso una grande passione per quello che fa. Chiara Moretti
La conferenza inizia con Katia Bagnoli, traduttrice di To Rise Again at a Decent Hour di Joshua Ferris. Inizialmente, spiega in breve la trama del libro: la storia narra di un dentista, uomo ateo e razionale, al quale viene rubata l’identità online. A partire da questo evento, il libro diventa più profondo e un’altra identità, a lui sconosciuta, gli viene restituita.
Il furto di personalità in rete subito dal protagonista si lega al tema affrontato da Urbinoir, “Il lato oscuro di Internet”.
Successivamente, la traduttrice ci racconta della sua professione, spiegandoci che il libro in questione non è stato il più complesso da lei affrontato. Ha persino tradotto libri di Bret Easton Ellis!
Ho trovato interessante il fatto che ogni traduttore abbia il proprio modo di approcciarsi al libro: Katia, per esempio, lo legge tre volte prima di cominciare la traduzione, in modo da conoscerlo il più possibile.
In risposta a una domanda, la traduttrice ci spiega che internet è uno strumento molto utile nella sua professione, soprattutto per approfondire argomenti che non si conoscono. Nonostante questo “vantaggio”, i tempi di traduzione si sono drammaticamente ridotti rispetto a qualche anno fa; se prima si aveva circa un anno di tempo, ora in 3-4 mesi il lavoro deve essere consegnato.
Infine, ho molto apprezzato la sua posizione di disaccordo verso i traduttori che tendono a semplificare gli argomenti più difficili per favorire la comprensione del lettore. Katia Bagnoli sostiene che si tratta di un atto di sfiducia nei confronti di quest’ultimo, il quale, finito il libro, dovrebbe sempre uscirne un po’ “arricchito”. Proprio come il lettore in questione, dopo questa testimonianza, anche io mi sento più arricchita.
L’aspetto che più mi è piaciuto della sua professione è la possibilità di imparare sempre qualcosa di nuovo: che sia la medicina, lo sport o la religione… ogni libro ti lascia una parte di sé.
Il genere “giallo” è uno dei generi che più affascina i lettori . E’ un genere di narrativa popolare di successo nato verso la metà del XIX secolo e sviluppatosi nel Novecento che ha come oggetto principale la descrizione di un crimine e dei personaggi coinvolti, siano essi criminali o vittime. Poiché è un molto vasto, spesso si sovrappone con altri generi letterari, come la fantascienza. E’ diviso tradizionalmente in diversi sottogeneri: il poliziesco (in particolare il “giallo” classico), la letteratura di spionaggio, il noir, il thriller. Il noir forse descrive maggiormente fatti realmente accaduti o racconta e descrive anche stragi davvero avvenute come quella di Bologna. Forse perché coinvolge temi come il mistero, la paura, la superstizione, il dubbio, tutti sentimenti insiti nell’animo umano da sempre, il “giallo” è uno dei generi che mantiene vivo il suo fascino ed è quindi considerato un genere senza tempo.
La prima parte dell’incontro è quella che mi ha colpito maggiormente. Tutte le spiegazioni dateci da Luca Crovi sul genere noir, tutte le curiosità e tutti i suoi consigli sono stati preziosi alla stesura di questo commento. La frase più bella che secondo me ha pronunciato è stata che per questo tipo di letteratura si deve credere fino in fondo a quel che si scrive, il lettore deve trovare tra le righe della vicenda, tra le descrizioni dei personaggi e tra i perché e i come che susseguono un ipotetico delitto, tutto l’impegno che lo scrittore ha messo nella scrittura del romanzo.
Ad aiutarlo in queste dichiarazioni, sono intervenuti i Michael Gregorio (Daniela De Gregorio e Michael Jacob), autori di Critica della ragion criminale. I due coniugi-scrittori, lei un’affascinante italiana e lui un affascinante inglese, ci hanno raccontato prima di tutto come è nata la loro passione per la scrittura del noir. Lei ci ha raccontato che scriveva storie horror, lui scriveva e leggeva “gialli”. Ci hanno esposto che dal loro punto di vista: se un “giallo” o un noir non presentano nelle prime pagine un delitto, il libro è da buttare perché il lettore deve avere voglia di andare avanti nella lettura per scoprire cosa è successo, chi ha commesso il delitto, perché e trovarsi magari di fronte a un colpo di scena. Per i Gregorio, scrivere romanzi risulta più facile se in passato si ha avuto qualche esperienza bizzarra, se si ha qualcosa da raccontare o se semplicemente si ha molta fantasia e voglia di creare nuove storie e nuovi legami nella narrazione. A loro dire, se inizi a scrivere, le storie poi vengono da sé.
Questo incontro è stato molto interessante per me perché sono un’amante dei romanzi e anche dei film “gialli” e noir. Amo il mistero e la fantascienza e tutto quello che è ipotetico e da scoprire. Un’esperienza da rifare.
Il genere “giallo”, costruito intorno alla paura e al mistero, affascina un pubblico più vasto rispetto ad altri generi letterari che piacciono in base ai gusti del lettore. Forse perché la paura e il mistero sono elementi che esistono e ci appartengono. Oggi, grazie a questo incontro, e in particolare all’appassionata relazione di Luca Crovi (critico, conduttore e autore) e dei coniugi “Michael Gregorio”, ho scoperto delle cose interessanti e inaspettate: il noir che nelle librerie è comunemente chiamato “giallo” è in realtà un genere lievemente diverso, che potrebbe addirittura comprendere alcuni libri che non avrei mai pensato di inserire in questa categoria. Ad esempio, I Promessi Sposi di Manzoni, che fu definito da Edgar Allan Poe una storia cupa e gotica, o ancora le famose fiabe dei fratelli Grimm, che non hanno niente di fiabesco se si riflette sulle vicende narrate, bensì raccontano “storie terribili” tratte dalla tradizione orale dei contadini della Prussia. Tuttavia questa storie piacevano ai bambini come me e piacciano ancora a quelli di oggi. Inoltre, interessante è stato scoprire che l’italiana Leonarda Cianciulli, conosciuta come la saponificatrice di Correggio e della quale sono venuta a conoscenza solo oggi, sia una figura forse ancor più gotica e noir del ben più noto Jack the Ripper. Un altro aspetto curioso è come gli autori noir scrivono le trame dei loro romanzi, di cui ci ha parlato Luca Crovi, che ha intervistato moltissimi autori noir: la maggior parte scrive in cucina con la loro famiglia intorno perché hanno bisogno di ispirarsi dal reale, anche da un particolare insignificante. Poi c’è Stephen King che è in grado di lavorare su più romanzi allo stesso tempo e senza fare schemi; c’è chi riesce a scrivere a occhi chiusi la sua storia e poi la rilegge e c’è ancora chi ha bisogno di gente, di pubblico intorno a sé per scrivere. In sintesi, se il “giallo” è rassicurante perché il caso si risolve e il crimine viene punito, come in Sherlock Holmes di Conan Doyle, il noir non lo è affatto perché solleva delle questioni realmente esistenti nella società. Pensiamo ad esempio a Romanzo criminale di De Cataldo che, attraverso la storia vera della banda della Magliana a Roma, solleva il problema della criminalità organizzata nell’Italia degli anni ’70; oppure Gomorra di Saviano, che vuole farci conoscere più da vicino la realtà criminale del Meridione. Molti romanzi “gialli” e noir hanno ispirato anche delle serie televisive, come La Signora in Giallo, che io stessa vedevo da bambina. Questo vuol dire che il genere è molto popolare, soprattutto tra i giovani che probabilmente trovano più piacevole una serie televisiva piuttosto che un romanzo. Oggi, il pubblico del noir e del “giallo” è sicuramente diverso da quello di ieri, come ha affermato Adele Guerra, la giovane autrice dell’ultimo volume della collana “Urbinoir Studi”, Sherlock on Air (Aras Edizioni): è più attivo, è in grado di scegliere e di scrivere un’opinione su un romanzo. Grazie ai social network, credo che il pubblico, non uno qualsiasi ma un pubblico di lettori informati, si faccia protagonista della scrittura stessa e possa aiutare e in parte orientare le scelte dell’autore.
Nei giorni 25\26\27 dello scorso novembre ha avuto luogo il convegno “Urbinoir” presso l’Università di Urbino, durante il quale è stato esaminato il tema “Il lato oscuro di Internet”. L’argomento è stato presentato da numerosi relatori, ognuno dei quali ha preso in esame aspetti diversi del tema, come la sicurezza delle informazioni in rete, i crimini informatici, i nodi della rete, ecc. Durante il convegno sono intervenuti diversi ospiti tra cui Chiara Bigotti, dottoranda, che durante la prima giornata ha preso in considerazione il tema dal punto di vista del diritto penale e della sicurezza in rete, oppure, nella giornata di venerdì, Adele Guerra, manager didattica ed es-studentessa di Lingue a Urbino, la quale ha presentato il suo libro Sherlock on Air. Conan Doyle nelle serie tv – Elementary e Sherlock, che tratta dell’immagine di Sherlock Holmes nelle serie televisive odierne. Hanno partecipato molti altri ospiti, come la traduttrice Katia Bagnoli che di recente si è occupata della traduzione del libro To Rise Again at a Decent Hour di Joshua Ferris e il critico Luca Crovi che ha dialogato con Daniela De Gregorio e Micheal Jacob, meglio conosciuti in campo editoriale con il nome Micheal Gregorio in quanto scrivono romanzi e thriller a quattro mani; i libri di Micheal Gregorio vantano fama internazionale e sono tradotti in più di 25 lingue. Mi ha colpito particolarmente l’intervista tra la professoressa Calanchi e Katia Bagnoli in quanto l’ambito della traduzione mi ha sempre affascinato e incuriosito. Mi è sembrata un’ottima occasione poter assistere all’incontro di una traduttrice con molta esperienza e che esercita la sua professione con una tale passione da trasmetterla a chi l’ascolta. Un altro brillante intervento, a mio parere, è stato quello da parte di Adele Guerra, la quale ha presentato il suo libro in maniera concisa ma ricca di significato interagendo con il pubblico ed esponendo i contenuti in modo chiaro, preciso e con praticità. Ho trovato interessanti le differenze tra le varie rappresentazioni di Holmes nelle serie tv di oggi soprattutto perché sono rivolte a un pubblico giovane, amante delle serie televisive: un argomento che personalmente mi riguarda da vicino. Al contrario ho trovato statico l’intervento di Chiara Bigotti in quanto, a parer mio, si è dilungata eccessivamente sulla parte prettamente teorica del Diritto Penale rendendo la presentazione un po’ pesante e difficile da seguire essendo basata su termini molto specialistici. Tuttavia ritengo che il convegno sia stato egregiamente organizzato e condotto linearmente in ogni sua parte. Sono contenta di avervi preso parte soprattutto per essere entrata in contatto con relatori di un certo calibro e per aver arricchito la mia conoscenza sul noir e sui diversi aspetti della rete. Sofia Delvecchio
Venerdì mattina sono arrivata in Aula Rossa, a Palazzo Battiferri, in fretta e furia, direttamente dalla lezione di tedesco. In questo clima frenetico non ho nemmeno avuto tempo di controllare il programma, per iniziare a immaginarmi quello che Urbinoir mi avrebbe offerto quella mattina.
Sedendomi in terza fila, in un posto gentilmente riservatomi da una compagna, ho finalmente il tempo di mettere a fuoco la situazione.
Mi ritrovo di fronte tre uomini e una donna, che scoprirò poi essere rispettivamente: Salvatore Ritrovato, il moderatore, Luca Crovi, critico, conduttore tv e autore, Michael Jacob e Daniela De Gregorio.
Ritrovato presenta subito i suoi ospiti, proprio come ho trascritto qui sopra, ma a me sorge subito un dubbio. Come mai davanti all’inglese Michael Jacob è in bella mostra un cartellino con su scritto ‘Michael Gregorio’? Qualcuno deve aver sicuramente sbagliato, o chi presenta, o chi ha preparato il cartello.
Invece no. Di lì a poco mi sarà tutto un po’ più chiaro. Michael Jacob e Daniela De Gregorio, marito e moglie, sono Michael Gregorio.
L’inglese di Liverpool e l’italianissima Daniela da Spoleto sono due grandi appassionati di noir, in particolare di giallo il primo e di horror la seconda.
I due coniugi sono i volti che si nascondono dietro allo pseudonimo di Michael Gregorio, e insieme scrivono libri noir, dividendosi scene e personaggi da descrivere e raccontare. Lavoro che, come raccontano i due, provoca anche qualche piccolo litigio durante la stesura dei libri, quando non sempre si trovano d’accordo su come esprimere certi concetti.
L’intero ciclo di romanzi da loro pubblicato, edito in Gran Bretagna con Faber&Faber e poi uscito in Italia nella collana Stile libero di Einaudi, è stato tradotto in molte lingue e pubblicato negli Stati Uniti, in Australia, Brasile, Cina, Francia, Germania, Giappone, Polonia e Spagna.
Il noir e la sua evoluzione
Crovi e i coniugi Gregorio (o Jacob?), iniziano subito a parlarci di noir, un genere particolare in cui devi credere, mettendoci anima e corpo. Un genere la cui definizione nasce dai fenomeni del cinema noir e della letteratura noir, un genere dove gli autori sono molti uniti gli uni con gli altri, perché ghettizzati dagli autori di generi più ‘classici’.
Infatti solo negli ultimi anni il noir (che comprende gialli, horror, polizieschi etc.) sta finalmente ottenendo l’attenzione e i riconoscimenti che merita. Grazie anche a una cultura e una società che cambiano e si evolvono, cercando di nascondersi sempre meno dietro ad un pudore molte volte di facciata.
Oggi se un ragazzo legge un giallo a scuola, non viene più visto come un cattivo ragazzo – cosa che accadeva negli anni ’70 -, anzi, oggi queste letture sono inserite anche nelle antologie scolastiche.
Proprio a scuola ebbi il mio primo contatto con una letteratura di questo genere. Ricordo che alle medie la professoressa d’italiano ci diede una lista di libri, dalla quale dovemmo sceglierne uno da leggere durante le vacanze. Io scelsi Assassinio sull’Orient Express di Agatha Christie.
Ripensando a quella lettura ricordo ancora, a distanza di anni, il concetto di ‘plot’ di cui Crovi ci ha parlato, ovvero quella consapevolezza, mista a necessità, di proseguire una lettura (o la visione di un film) per scoprire ancora qualcosa, per scoprire come va a finire.
Come ha sottolineato la scrittrice Daniela De Gregorio, i buoni sono noiosi, mentre i cattivi movimentano questa noia. Non dobbiamo quindi sentirci affetti da una morbosità inquietante se il noir ci piace, è normale che sia così. E non è un caso, facendo un salto nella nostra tv di oggi, se trasmissioni come ‘Chi l’ha visto?’, ‘Amore Criminale’ o ‘Quarto Grado’, giusto per citare quelle messe in onda da Rai e Mediaset, hanno un seguito così alto.
Lo stesso canale Real Time, molto in voga tra i giovani, trasmette una sfilza di programmi in cui amore e omicidi si intrecciano, come: ‘Chi diavolo ho sposato?’, ‘Appuntamento da incubo’, ‘Ucciderei per te’ e ‘Ossessione Criminale’.
Leonarda Cianciulli – La Saponificatrice di Correggio
Amore e omicidi che si intrecciano pure nella storia di Leonarda Cianciulli, trattata da molti scrittori, tra i quali Michael Gregorio, nel racconto La donna che spaventò la morte, che fa parte dell’antologia Il Cuore Nero della Donne a cura di Luca Crovi.
Leonarda Cianciulli è stata una delle più grandi serial killer italiane, secondo Gregorio al pari di Jack Lo Squartatore.
Paragone che mi ha spinta a informarmi di più su chi fosse stata Leonarda Cianciulli, conosciuta come la Saponificatrice di Correggio.
La Cianciulli uccise tre donne e smembrò i loro cadaveri per bollirli con soda caustica, al fine di ricavarne sapone. Usò inoltre il sangue coagulato delle vittime come ingrediente per biscotti e leccornie varie, che lei stessa mangiò assieme al figlio, e che offrì anche alle donne che andavano a farle visita.
La Cianciulli fece tutto questo per amore dei figli, in particolare per amore del figlio Giuseppe. Leonarda riteneva di essere stata vittima di una maledizione, inflittale dalla madre in punto di morte:
« Ti mariterai, avrai figliolanza, ma tutti moriranno i figli tuoi. »
Così si legge infatti nelle sue memorie:
« Non potevo sopportare la perdita di un altro figlio. Quasi ogni notte sognavo le piccole bare bianche, inghiottite una dopo l’altra dalla terra nera… per questo ho studiato magia, ho letto i libri che parlano di chiromanzia, astronomia, scongiuri, fatture, spiritismo:
volevo apprendere tutto sui sortilegi per riuscire a neutralizzarli. »
Leonarda Cianciulli decise così di uccidere, una alla volta, le tre donne che più spesso le facevano visita, tutte ormai non più giovani, sole e insoddisfatte. La magia suggerì a Leonarda la drastica soluzione: fare sacrifici umani in cambio della vita del figlio. Tutto questo per amore.
Il noir ovunque
Daniela Gregorio ci fa notare delle cose a cui non avevo mai pensato: la Bibbia è il noir per eccellenza, dove continui delitti vengono consumati e dove tutto ha inizio con la trasgressione nel giardino dell’Eden.
O ancora, Le fiabe dei Fratelli Grimm, che piacciono tanto ai bambini, sono infarcite di noir. Si pensi al lupo di Cappuccetto Rosso che mangia la nonna oppure alla strega cattiva di Biancaneve, o ancora ad Hänsel e Gretel che in tempo di carestia in Germania, vengono abbandonati nel bosco dal padre e dalla matrigna. E Cenerentola? Perde entrambi i genitori ed è costretta a fare da serva a matrigna e sorellastre!
E se questi esempi non dovessero bastare, spero nessuno arricci più il naso quando si definisce Shakespeare un noirista per eccellenza, con Romeo e Giulietta e l’Amleto in pole-position.
E dopo un esempio tedesco ed uno inglese, non può mancare quello italiano, ovvero Dante. La Divina Commedia è richiestissima anche all’estero dai lettori di noir, ma ovviamente solo nella versione dell’Inferno. Il luogo della miseria morale in cui versa l’umanità decaduta, innumerevoli dannati costretti a scontare le pene più atroci privati ormai della Grazia divina.
Concludo dicendo che sì, la grande letteratura è anche noir, ma non solo, perché la grande letteratura non ha bisogno di un solo e unico genere, e non può nemmeno essere racchiusa in uno solo di questi. Gli autori quando scrivono non pensano al genere in cui la propria opera andrà poi a collocarsi, rivelano semplicemente storie che le esperienze aprono e suggeriscono loro.
Storie che possono essere cattive, oscure, con personaggi non necessariamente interessanti, ma intriganti.
Alla conferenza mattutina ho assistito con piacere alla presentazione del libro di Joshua Ferris To Rise again at a Decent Hour, della cui traduzione si è occupata Katia Bagnoli.
È stato interessante partecipare alla descrizione delle dinamiche di traduzione di questo libro e tanto più assistere allo pseudo-dibattito intrattenuto tra la professoressa Calanchi e la traduttrice e sul diverso grado di difficoltà di traduzione che entrambe vedono in un libro.
Quei passaggi che potevano essere considerati intraducibili oppure difficilmente veicolabili in italiano non sono sembrati alla Bagnoli estremamente complessi.
È emerso soprattutto che essere traduttori non è solamente un lavoro, quanto piuttosto una filosofia di vita: durante la traduzione del testo si compiono determinate scelte che poi si mantengono via via in tutti i testi che saranno tradotti. Ad esempio Bagnoli ha affermato che preferisce non applicare note in un testo, non edulcorarlo fin troppo per stimolare la curiosità del lettore e per far sì che questi impari qualcosa di nuovo attraverso la lettura.
Per quanto attiene invece il suo rapporto con la rete, per tornare al tema di Urbinoir, ha affermato di attingere a piene mani a questa risorsa senza però fidarsi mai troppo.
Inoltre mi ha colpito soprattutto il fatto di tempistica con cui questo lavoro viene portato avanti: dai tre ai quattro mesi per tradurre un libro credo che sia un lasso di tempo troppo breve.
E questo ha suscitato da parte mia una domanda, che ho potuto porre direttamente alla Bagnoli, in relazione alla mancanza di tempo per le traduzioni e a come questo può incidere in termini di qualità.
Credo che attraverso la risposta abbia confermato nuovamente la passione per il suo mestiere, cosa che era già trasudata durante la presentazione del libro. Infatti si è potuto capire che la mancanza di tempo è lo stimolo che la spinge a realizzare un lavoro di ottima qualità, anche se questo comporta una sua continua “scomparsa” dal mondo ogni volta che le viene assegnato un lavoro.
Il coinvolgimento deve essere veramente forte poiché lo stress è davvero una costante nel suo lavoro: editori che richiedono una continua correzione delle bozze, libri da tradurre ancora incompleti che vengono continuamente rivisti in alcuni punti, i quali non vengono segnalati al traduttore…
Questa donna, al di là di essere una traduttrice, è un grande esempio per noi giovani, in quanto testimonia la caparbietà necessaria per raggiungere i proprio obiettivi.
(Alexa Saccomandi)
Immagini collegate:
This website uses cookies to improve your experience. We'll assume you're ok with this, but you can opt-out if you wish.AcceptRead More
Privacy & Cookies Policy
Privacy Overview
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.