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Luca Crovi e Michael Gregorio

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Venerdì mattina sono arrivata in Aula Rossa, a Palazzo Battiferri, in fretta e furia, direttamente dalla lezione di tedesco. In questo clima frenetico non ho nemmeno avuto tempo di controllare il programma, per iniziare a immaginarmi quello che Urbinoir mi avrebbe offerto quella mattina.

Sedendomi in terza fila, in un posto gentilmente riservatomi da una compagna, ho finalmente il tempo di mettere a fuoco la situazione.

Mi ritrovo di fronte tre uomini e una donna, che scoprirò poi essere rispettivamente: Salvatore Ritrovato, il moderatore, Luca Crovi, critico, conduttore tv e autore, Michael Jacob e Daniela De Gregorio.

Photo di Martina Tofanelli
Photo di Martina Tofanelli

Ritrovato presenta subito i suoi ospiti, proprio come ho trascritto qui sopra, ma a me sorge subito un dubbio. Come mai davanti all’inglese Michael Jacob è in bella mostra un cartellino con su scritto ‘Michael Gregorio’? Qualcuno deve aver sicuramente sbagliato, o chi presenta, o chi ha preparato il cartello.

Invece no. Di lì a poco mi sarà tutto un po’ più chiaro. Michael Jacob e Daniela De Gregorio, marito e moglie, sono Michael Gregorio.

L’inglese di Liverpool e l’italianissima Daniela da Spoleto sono due grandi appassionati di noir, in particolare di giallo il primo e di horror la seconda.

I due coniugi sono i volti che si nascondono dietro allo pseudonimo di Michael Gregorio, e insieme scrivono libri noir, dividendosi scene e personaggi da descrivere e raccontare. Lavoro che, come raccontano i due, provoca anche qualche piccolo litigio durante la stesura dei libri, quando non sempre si trovano d’accordo su come esprimere certi concetti.

L’intero ciclo di romanzi da loro pubblicato, edito in Gran Bretagna con Faber&Faber e poi uscito in Italia nella collana Stile libero di Einaudi, è stato tradotto in molte lingue e pubblicato negli Stati Uniti, in Australia, Brasile, Cina, Francia, Germania, Giappone, Polonia e Spagna.

Il noir e la sua evoluzione

Crovi e i coniugi Gregorio (o Jacob?), iniziano subito a parlarci di noir, un genere particolare in cui devi credere, mettendoci anima e corpo. Un genere la cui definizione nasce dai fenomeni del cinema noir e della letteratura noir, un genere dove gli autori sono molti uniti gli uni con gli altri, perché ghettizzati dagli autori di generi più ‘classici’.

Infatti solo negli ultimi anni il noir (che comprende gialli, horror, polizieschi etc.) sta finalmente ottenendo l’attenzione e i riconoscimenti che merita. Grazie anche a una cultura e una società che cambiano e si evolvono, cercando di nascondersi sempre meno dietro ad un pudore molte volte di facciata.

Oggi se un ragazzo legge un giallo a scuola, non viene più visto come un cattivo ragazzo – cosa che accadeva negli anni ’70 -, anzi, oggi queste letture sono inserite anche nelle antologie scolastiche.

Proprio a scuola ebbi il mio primo contatto con una letteratura di questo genere. Ricordo che alle medie la professoressa d’italiano ci diede una lista di libri, dalla quale dovemmo sceglierne uno da leggere durante le vacanze. Io scelsi Assassinio sull’Orient Express di Agatha Christie.

Ripensando a quella lettura ricordo ancora, a distanza di anni, il concetto di ‘plot’ di cui Crovi ci ha parlato, ovvero quella consapevolezza, mista a necessità, di proseguire una lettura (o la visione di un film) per scoprire ancora qualcosa, per scoprire come va a finire.

Come ha sottolineato la scrittrice Daniela De Gregorio, i buoni sono noiosi, mentre i cattivi movimentano questa noia. Non dobbiamo quindi sentirci affetti da una morbosità inquietante se il noir ci piace, è normale che sia così. E non è un caso, facendo un salto nella nostra tv di oggi, se trasmissioni come ‘Chi l’ha visto?’, ‘Amore Criminale’ o ‘Quarto Grado’, giusto per citare quelle messe in onda da Rai e Mediaset, hanno un seguito così alto.

Lo stesso canale Real Time, molto in voga tra i giovani, trasmette una sfilza di programmi in cui amore e omicidi si intrecciano, come: ‘Chi diavolo ho sposato?’, ‘Appuntamento da incubo’, ‘Ucciderei per te’ e ‘Ossessione Criminale’.

Leonarda Cianciulli – La Saponificatrice di Correggio

Amore e omicidi che si intrecciano pure nella storia di Leonarda Cianciulli, trattata da molti scrittori, tra i quali Michael Gregorio, nel racconto La donna che spaventò la morte, che fa parte dell’antologia Il Cuore Nero della Donne a cura di Luca Crovi.

Leonarda Cianciulli è stata una delle più grandi serial killer italiane, secondo Gregorio al pari di Jack Lo Squartatore.

Paragone che mi ha spinta a informarmi di più su chi fosse stata Leonarda Cianciulli, conosciuta come la Saponificatrice di Correggio.

La Cianciulli uccise tre donne e smembrò i loro cadaveri per bollirli con soda caustica, al fine di ricavarne sapone. Usò inoltre il sangue coagulato delle vittime come ingrediente per biscotti e leccornie varie, che lei stessa mangiò assieme al figlio, e che offrì anche alle donne che andavano a farle visita.

La Cianciulli fece tutto questo per amore dei figli, in particolare per amore del figlio Giuseppe. Leonarda riteneva di essere stata vittima di una maledizione, inflittale dalla madre in punto di morte:

« Ti mariterai, avrai figliolanza, ma tutti moriranno i figli tuoi. »

Così si legge infatti nelle sue memorie:

« Non potevo sopportare la perdita di un altro figlio. Quasi ogni notte sognavo le piccole bare bianche, inghiottite una dopo l’altra dalla terra nera… per questo ho studiato magia, ho letto i libri che parlano di chiromanzia, astronomia, scongiuri, fatture, spiritismo:

volevo apprendere tutto sui sortilegi per riuscire a neutralizzarli. »

Leonarda Cianciulli decise così di uccidere, una alla volta, le tre donne che più spesso le facevano visita, tutte ormai non più giovani, sole e insoddisfatte. La magia suggerì a Leonarda la drastica soluzione: fare sacrifici umani in cambio della vita del figlio. Tutto questo per amore.

Il noir ovunque 

Daniela Gregorio ci fa notare delle cose a cui non avevo mai pensato: la Bibbia è il noir per eccellenza, dove continui delitti vengono consumati e dove tutto ha inizio con la trasgressione nel giardino dell’Eden.

O ancora, Le fiabe dei Fratelli Grimm, che piacciono tanto ai bambini, sono infarcite di noir. Si pensi al lupo di Cappuccetto Rosso che mangia la nonna oppure alla strega cattiva di Biancaneve, o ancora ad Hänsel e Gretel che in tempo di carestia in Germania, vengono abbandonati nel bosco dal padre e dalla matrigna. E Cenerentola? Perde entrambi i genitori ed è costretta a fare da serva a matrigna e sorellastre!

E se questi esempi non dovessero bastare, spero nessuno arricci più il naso quando si definisce Shakespeare un noirista per eccellenza, con Romeo e Giulietta e l’Amleto in pole-position.

E dopo un esempio tedesco ed uno inglese, non può mancare quello italiano, ovvero Dante. La Divina Commedia è richiestissima anche all’estero dai lettori di noir, ma ovviamente solo nella versione dell’Inferno. Il luogo della miseria morale in cui versa l’umanità decaduta, innumerevoli dannati costretti a scontare le pene più atroci privati ormai della Grazia divina.

Concludo dicendo che sì, la grande letteratura è anche noir, ma non solo, perché la grande letteratura non ha bisogno di un solo e unico genere, e non può nemmeno essere racchiusa in uno solo di questi. Gli autori quando scrivono non pensano al genere in cui la propria opera andrà poi a collocarsi, rivelano semplicemente storie che le esperienze aprono e suggeriscono loro.

Storie che possono essere cattive, oscure, con personaggi non necessariamente interessanti, ma intriganti.

Giada Biagioli

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Approcci non accademici a Urbinoir

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27 novembre – palazzo Battiferri ore 11:00

Uno degli aspetti che ci ha colpiti maggiormente è stato l’approccio con il quale i relatori, in particolar modo l’autore e conduttore radiofonico Luca Crovi, hanno condotto un excursus del genere giallo/noir nelle epoche passate e recenti, raccontando anche numerosi ed interessanti aneddoti riguardanti gli autori più noti nella loro quotidianità. Inoltre è stato molto avvincente ascoltare la storia dell’autore Michael Gregorio, poiché dietro questo pseudonimo vi è una coppia che, grazie alla passione per questo genere molto controverso, è riuscita a creare un perfetto connubio tra il noir italiano e quello britannico.

Photo di Martina Tofanelli
Photo di Martina Tofanelli

Quando il professor Salvatore Ritrovato ha chiesto a Daniela De Gregorio e Michael G. Jacob come cominciasse la stesura di un romanzo noir, la risposta di Michael è stata inaspettata: “Generalmente chi scrive non scrive necessariamente perché deve: un giorno vedi qualcosa, hai qualche esperienza, hai vissuto un’occasione e vedi una storia; può essere qualcosa di molto minimale ma dietro ciò si vede la possibilità di storie che si rivelano. Non si scrive un noir, si scrive una storia e certe storie sono cattive, molto “scure”, certi personaggi che ti vengono in mente non sono piacevoli e non necessariamente interessanti, ma sono affascinanti nelle loro stranezze. Io e Daniela ci dividiamo i personaggi, li arricchiamo, li “limiamo”, li miglioriamo rendendoli ancora più cattivi.” 

In tutto ciò è possibile vedere come un autore non necessiti della volontà di scrivere, poiché molto spesso egli è in balìa degli eventi, dei dettagli della vita quotidiana che nutrono il suo animo e lo spingono a raccontare storie, quasi in preda ad una forza che non può controllare ma che deve essere liberata. 
Questo è davvero affascinante perché, come ha sostenuto anche Luca Crovi, l’autore spesso è il mezzo attraverso cui un flusso inarrestabile di pensieri e parole trova la sua espressione. 



Questo incontro è stato coinvolgente poiché ci ha dato l’occasione di vedere la letteratura, in particolare quella “noir”, sotto nuove prospettive e tramite “approcci non accademici”. È un’occasione speciale per poter vedere il “dietro le quinte” dello studio e della stesura dei romanzi di genere e quindi ringraziamo Lei e tutti coloro che rendono possibile questa iniziativa.

Giulia Giampaglione e Iader Nicolini

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Niente di accademico

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Nonostante il velo di gelo sceso su Urbino con prepotenza mi spingeva a restare a casa accoccolata tra le calde coperte, mi sono comunque stretta nella mia giacca e ho sfidato quel freddo così pungente, sicuramente spinta dalla curiosità suscitata in me dalle locandine di Urbinoir che in questi giorni erano appese ovunque. Già forse è stato proprio quella presenza oscura, quell’angelo della morte che appariva nei numerosi manifesti a convincermi a prendere parte all’iniziativa.

Photo di Martina Tofanelli
Photo di Martina Tofanelli

Come infatti ha spiegato nel suo intervento Luca Crovi, giornalista e autore di libri, l’uomo è attirato in qualche modo dal cattivo , dal male, dall’horror genere su cui si fonda la letteratura noir. Ed è stato proprio lui, un uomo paffuto dall’aria simpatica e gioviale, ad attirare la mia attenzione, in quanto ha iniziato il suo discorso riferendosi al proprio libro come un qualcosa di non banale. “Non volevo scrivere qualcosa di noioso, accademico”, e quali migliori parole ci possono essere per una studentessa seppellita da montagne di libri ogni giorno se non queste? C’è chi potrebbe dire che sono parole che chiunque può pronunciare per aumentare le vendite delle proprie creazioni, e in molti casi questo è vero aggiungerei, ma credo che Crovi abbia proprio ragione: non è un libro banale, infatti l’autore ha deciso di proporre nella propria opera personaggi del noir come Smith che si raccontano e ciò è di per sé una soluzione molto interessante e all’avanguardia. Crovi mi ha aperto un mondo, quello del noir, che prima non avevo neanche mai sentito nominare, e ha aumentato il mio interesse verso questo genere.
Spostando lo sguardo ho notato che accanto a lui vi era una coppia di signori anziani e subito ho pensato: “ma cosa ci fanno loro qui?”. Devo dire che la mia ignoranza non ammetteva nel prototipo dello scrittore due persone non più giovanissime che per giunta non riuscivo neanche ad associare a un nome in quanto il cartellino posto davanti a loro mostrava la scritta Michael Gregorio. Nella mia testa la domanda “chi sono?” continuava a distogliere la mia attenzione dalle parole di Crovi, poi quando finalmente hanno preso la parola ho capito chi fossero e come si chiamassero realmente, sciogliendo tutti i miei dubbi. Per la prima volta ho potuto sbirciare cosa si nasconde dietro la redazione di un libro grazie al loro intervento, quali sono i pensieri dello scrittore e le sue difficoltà, capire quindi il “dietro le quinte”, per utilizzare un’espressione cinematografica o teatrale. A molti la stesura di un libro sembra cosa da poco in quanto a noi spetta solo il lavoro finale ovvero quello di dare al libro un lettore che si possa appassionare alla sua storia. E proprio questo “dietro le quinte” ha ampliato le mie vedute, dandomi la possibilità di capire che non vi debba per forza essere uno scrittore giovane e spavaldo come poteva essere Baudelaire, ma anzi che vi potrebbero essere molti altri Michael dal dolcissimo accento inglese o altre Daniela pronti sempre a punzecchiarsi l’un l’altro creando scenette molto divertenti.
Ammetto che avrei gradito una più completa spiegazione dei libri di Crovi , di Adele Guerra (che credo sia molto interessante) e di Michael Gregorio in quanto soprattutto per questo ultimo non ho ben capito la trama. Forse per motivi di tempo non è stato possibile approfondire i contenuti delle varie opere. Comunque per il resto direi che è stato un evento bello e costruttivo, che ha visto personaggi illustri scambiarsi commenti e idee. L’esperienza di Urbinoir mi ha aiutato a conoscere particolari della vita degli scrittori che mi hanno stupito e sorpreso come nel caso di King o Poe. E’ stata un’ottima occasione per creare un ponte con gli scrittori del passato e del presente e calarsi nei panni di Sherlock Holmes e scoprire particolari della loro vita che si nascondono dietro i libri. Credo che tutti noi dovremmo iniziare a leggere le opere stando attenti ai minimi dettagli perché attraverso queste gli scrittori ci invitano a giocare e divertirsi con loro e noi allora possiamo solo accogliere questo invito immedesimandoci così nei loro personaggi e lasciandoci catturare dalla storia creando con gli autori un canale di comunicazione, un varco che vada oltre ogni confine spazio-temporale per rivivere anche quella pazzia di Kant tenuta nascosta dalla filosofia e che lo rende meno fiscale e antipatico secondo anche quanto afferma Daniela.
Per concludere mi sembra doveroso riportare una bellissima citazione di Umberto Eco sulla lettura: “Chi non legge a settanta anni avrà vissuto una sola vita: la propria. C’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’Infinito……. Perché la lettura è un’immortalità all’indietro.” Angelica Santi

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