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Una serata speciale ad Urbinoir

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Martedì 22 novembre ho assistito alla proiezione del film Das Kabinet des Doktor Caligari, film muto del 1920.
Forse non avrei mai guardato un film di quasi cento anni fa, muto e in bianco e nero di mia spontanea volontà, ma La ringrazio per avere dato a me e alle persone presenti in sala la possibilità di vivere quest’esperienza più unica che rara. Non pensavo potesse piacermi un film del genere, perciò sono rimasta piacevolmente contrariata dopo la visione. E’ incredibile come gli sguardi e i movimenti degli attori uniti alla musica possano suscitare forti emozioni anche con l’assenza di parole. Tutto ciò mi ha portato a comprendere che le parole non sono l’unico mezzo per trasmettere ansia, paura o altro. Il film mi ha fatto riflettere sull’importanza del linguaggio del corpo e sul fatto che non è tutto come sembra, infatti lo spettatore durante tutto il film segue la storia raccontata da un uomo che pensa che il direttore del manicomio sia pazzo, mentre invece alla fine comprendiamo che il vero pazzo è lui.

Avendo apprezzato il film, ho deciso di partecipare a un altro evento organizzato all’interno di Urbinoir, così la sera seguente (mercoledì 23 novembre) mi sono recata a palazzo “Legato Albani” per assistere a “Musiche per fieri pasti” e alla lezione/concerto “La musica di Sherlock Holmes”.
Il titolo “Musiche per fieri pasti” mi ha incuriosita, ma non potevo certo immaginare che il prof. Davide Riboli avrebbe parlato di antropofagia e cannibalismo. E’ stato interessante scoprire che esistono vari tipi di antropofagia (per piacere, per necessità, per vendetta, per amore, ecc..). Secondo me l’antropofagia più crudele è quella in cui uno dei genitori mangia i figli, è un atto che mi ha fatta rabbrividire. L’antropofagia rientra nel tema del Noir in quanto parte oscura dell’ uomo, quasi primitiva e selvaggia. Questo tema ricorre sia in pittura, sia in letteratura (nella Divina Commedia ad esempio troviamo il Conte Ugolino), ma lo ritroviamo anche in alcuni film come Medea di Pasolini o Red Dragon di Rattner. Molto suggestiva è stata anche la “Lectura Dantis – Inferno,canto XXXIII” di Carmelo Bene, che mi ha trasmesso un senso di macabro e oscuro.
Il prof. Riboli ha proiettato qualche minuto del film Medea di Pasolini in cui la massima importanza è stata attribuita alla musica e ciò mi ha fatto pensare al film visto la sera precedente in cui essa trasmetteva emozioni allo spettatore e lo coinvolgeva nella storia. La musica esprime i sentimenti, le ansie,l e paure dei protagonisti e permette allo spettatore di immedesimarsi negli attori.
La parte che ho gradito di più della serata è stata la seconda, nella quale ho potuto apprezzare la bravura di Michele Bartolucci,che suonava il violino, e Vera Mazzotta, che suonava il pianoforte.
Interessante è stata anche l’introduzione che è stata fatta su Sherlock Holmes, grazie alla quale ho scoperto la sua passione per la musica che riusciva a emozionarlo e il fatto che sapesse suonare il violino.
Michele Bartolucci e Vera Mazzotta hanno eseguito “Lieder ohne Wohrte” (op.19 n.1) di F.Mendelssohn e “Barcarolle” da “I racconti di Hoffamnn” di Offenbach, due brani piacevoli, leggeri e apparentemente semplici. Ci è stato spiegato che grazie a “Barcarolle” sembra che Holmes sia riuscito a risolvere uno dei suoi casi. L’investigatore non voleva innamorarsi poiché temeva che le sue abilità logiche potessero essere compromesse, ma amava la musica perché gli permetteva di scavare nell’inconscio e di prestare attenzione ai dettagli. A questi due brani hanno seguito “Notturno” di Chopin, un brano molto rilassante che ti trasporta in un mondo magico e ” Romanza Andaluza” di P. De Sarasate in cui il violino ha un ruolo principale e passa da una melodia armoniosa e tranquilla ad una più veloce e intensa. Gli altri brani che sono stati eseguiti sono “Cavalleria Rusticana”, Intermezzo di P.Mascagni, “Berceuse Slava” op.11 di F.Neruda, “Mazurka Souvenir de Warschau” di W.Norman Neruda, “Capriccio” n.13 op.1 “La risata” di N.Paganini – R.Schuman e “Tra-la-lira-lira-lày” Walzer op.34 n.1 di F.Chopin.
Queste due serate mi hanno arricchita dal punto di vista culturale e mi hanno fatto apprezzare un tipo diverso di film, un genere di musica particolare e anche il tema del Noir. Quest’ esperienza mi ha permesso di ampliare i miei orizzonti e di scoprire un mio interesse per questo tipo di musica che prima non sapevo che potesse piacermi.
La ringrazio per avere coinvolto i suoi studenti nell’iniziativa “Urbinoir” e per avermi dato la possibilità di scoprire nuovi interessi.
Rebecca Ruggeri

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Impressioni su Il gabinetto del dottor Caligari

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Ammetto di essere partita da casa piuttosto scettica riguardo al film che sarei andata a vedere. Avendo letto in precedenza la trama su internet, ero dubbiosa sul fatto che quel genere di film (thriller/horror), girato negli anni ’20 (quasi un centinaio di anni fa) potesse piacermi.

Anche iniziato il film non capivo esattamente perché il regista avesse utilizzato certe tecniche narrative o si soffermasse così a lungo su particolari sui quali, a parer mio, era inutile soffermarsi.
Durante lo svolgimento del film però mi sono dovuta ricredere. Mi stavo appassionando alla storia come se essa fosse assolutamente a noi contemporanea, degna di un vero film dell’orrore dei nostri tempi: musica in grado di far cadere gli spettatori in uno stato di ansia e terrore, momenti di suspense da far trattenere il respiro, attori ben immedesimati nella loro parte da sembrare quasi persone reali piuttosto che personaggi, scenografie buie, quasi tetre e per finire una storia talmente intricata e ben studiata da attirare e trattenere l’attenzione dello spettatore ferma sul film.
Sono stata contenta di aver partecipato a questa serata, perché questo film è stato in grado di eliminare i miei pregiudizi verso il cinema vecchio stile. Sono riuscita a capire in che modo venivano pensati, studiati, elaborati e scenografati i film in quell’epoca, e, alla fine mi sono lasciata coinvolgere.

Arianna Tarassi

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(S)corretto, espresso o macchiato? A ognuno il suo caffè – Traduzione di Francesca Zagone

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(S)corretto, espresso o macchiato? A ognuno il suo caffè
Cortados, solos y con (mala) leche di Carmen Rico-Godoy.
Traduzione di Francesca Zagone

Gelu. Mezza mela marcia

Gli preparai una torta di mele con la ricetta che mi diede sua madre. Era molto più complicata di quella che usavo abitualmente e che avevo ritagliato da una rivista di moda trovata dal parrucchiere. Non ci misi l’arsenico, perché non ne avevo e poi mi vergognavo un poco a bussare alla porta della vicina e chiederle “Non è che per caso ha un po’ di arsenico? È che mi sono dimenticata di comprarlo quando sono andata a fare la spesa”. Tra l’altro, non ho vicine. Nell’appartamento di fianco vive un signore molto anziano, odioso e brontolone; in quello di sopra ci sono tre giovani studenti – dicono loro – che mettono sempre i dischi di Eros Ramazzotti, cosa stranissima e, in quello di sotto un travestito: la mattina, quando lo incontri è un tipo in tuta, rozzo e volgare come tutti quelli del quartiere, mentre di notte è una rossa spumeggiante truccata come se fosse carnevale. Guadagnerà un sacco di soldi, perché dal macellaio compra sempre del filetto e della lonza iberica a ottomila pesetas al chilo.
Al telegiornale si sentono sempre casi di mogli che mettono del veleno nei pranzi dei loro maritini, poco per volta, finché non crepano. Io non prendo spunto da questo sistema. Preferisco farlo tutto in una volta. Un pezzetto di torta tartufata alla cicuta e VIA! Direttamente al camposanto. Altre volte penso che sarebbe ancora meglio l’asfissia. Quando vedo Eusebio addormentato nella poltrona davanti alla televisione che ritrasmette una delle ottocentomila partite di calcio, non penso “come è dolce e carino quando dorme”. No. Penso: “Quanto sarebbe facile mettergli un sacco della spazzatura in testa e legargliela al collo con otto giri di nastro isolante. Così la sua testa rimarrebbe nel posto giusto: il sacco della spazzatura”. Il problema è – per questo non provo a farlo, non per altro – che non so come bloccargli le mani ed evitare di essere strangolata o – peggio – che si tolga lui stesso il sacco.
Di mattina, lo sento canticchiare in bagno mentre si rade. Io, nel frattempo, affetto il pane da tostare con un coltello a lama larga. Canticchia sempre Bésame mucho, facendo gorgheggi e acuti, e io mi sento veramente male. Devo lottare contro il coltello che da solo vuole colpirlo ripetutamente alla nuca e i coltelli, si sa, possono dare molte soddisfazioni.
Penso di lasciare Eusebio costantemente e in mille modi diversi. All’inizio me la prendevo con me stessa e mi dicevo: “Dio mio, che stupida che sono, che cattiva persona e tanto vedrai che se ne accorgerà prima o poi che pensi a come ucciderlo”. Dopo, però, riuscivo a pensare ad altro e mi distraevo con gli sconti di Simago, comprandomi tre paia di calze al prezzo di uno e rossetti scadenti.
Poco a poco, ho iniziato a rendermi conto che Eusebio non aveva neanche la minima idea di quello che mi passava per la testa. Così che pensavo di ucciderlo senza frenarmi, anche davanti a lui. A tutte le ore. È finito per diventare il mio passatempo preferito.
Di domenica, Eusebio adora farsi un bagno immergendosi nella vasca. La riempie di acqua e schiuma, si spoglia e tuffa il suo corpo grasso e pieno di peli neri nella vasca. Per entrarci deve alzare una delle sue gambe corte e flaccide, tanto che si vede la pelle ciondolante. Una volta dentro, si tappa il naso e va sott’acqua, facendone trasbordare la metà dai bordi. Gli piace che io lo guardi mentre si fa il bagno, altrimenti perché lascerebbe sempre la porta aperta? All’inizio mi incazzavo quando allagava il bagno, ma un giorno capii che le possibilità che si rompesse la testa, uscendo dalla vasca, si moltiplicavano per un milione.
Purtroppo il furbone non scivola mai. É un grande esibizionista. Un giorno mi chiamò urlando mentre si faceva il bagno. Io ero in cucina e stavo preparando i fagiolini, spuntandoli uno a uno, perché anche se è un taxista ed è nato e vive ancora a Leganes, sembra che il bastardo sia stato cresciuto in un palazzo, dove tutto è raffinato. Corsi da lui pensando che stesse affogando o che gli stesse venendo un infarto. E io, sì che scivolai entrando a tutto gas nel bagno tutto allagato. Meno male che riuscii ad afferrare il portasciugamani. Ho ancora i riflessi pronti a trentadue anni appena compiuti.
[…]

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CHRISTMAS ADVICE PAPER FOR CRIME FICTION ADDICTED*. IN OTHER WORDS, FOR YOU di SARA PINI

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CHRISTMAS ADVICE PAPER FOR CRIME FICTION ADDICTED*.
IN OTHER WORDS, FOR YOU.
(e se avete pensato “Elementare, Watson” alla fine della frase ne avete bisogno sul serio)

* Approvato dalla WAD (World Association of Detectives) e IASEMS (International Association of
Sherlockians, Enduring Mysteries and Secrets).
Abstract: Consigli su come affrontare le feste per rilassarsi e non lasciarsi sopraffare né dai parenti né dai colleghi e amici detective. Non prendetela alla leggera, le feste son le feste, ma Natale è Natale: se non siete preparati al meglio rischiate di dover destreggiarvi tra i parenti che accusano mal di stomaco improvviso e colorito bluastro per aver mangiato l’arrosto di maiale cucinato da Holmes con laudano e salvia, o di dover separare Conan Doyle e John Silence che si azzuffano per essere i primi a fare una seduta spiritica con le sorelle Fox. Senza considerare che il pranzo di Natale già di suo si prefigura come una GSI, Greed Scene Investigation. Quindi, non sbiancate, fate un bel respiro e tenete sottomano questo foglio da consultare nei momenti di dubbio. Dopotutto, sono solo tre giorni: Vigilia, Natale, S. Stefano…
E poi Capodanno…
E le varie visite negli altri giorni…
Beh insomma, forse ve la caverete.

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RELIGIONE

Prima di catapultarvi nella massa di gente che sgomita stile “Questa è Spartaaa!” mentre prende d’assalto lo scaffale alla coop per aggiudicarsi l’ultimo cotechino, è meglio sistemare l’aspetto religioso. Per cui, dato che il prete solito si è ammalato, bisogna trovare un sostituto. Non si può rinunciare alla S. Messa di Natale. Monsignor Ronald Knox fa al caso nostro, e per l’occasione possiamo pure scomodare Father Brown. Dopotutto i fedeli attesi sono numerosi, quindi un paio di mani in più a distribuire le ostie non guasta, anche se bisogna provvedere a far giurare a entrambi che non indagheranno oltre sulle vite dei cittadini visto che già si sono adoperati per il “Caso delle ostie mancanti”. Si preannunciava un disastro infatti, quando poi si è scoperto che il vice parroco non le aveva comprate per le imminenti feste per non perdersi la 4236a puntata di Perry Mason con una tazza di tè caldo tra le mani.
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PRANZO

Ovviamente monsignor Knox ha già stilato diligentemente il Decalogo del Pranzo di Natale, sul quale ogni moglie, madre e nonna dovrà giurare solennemente prima di mettersi all’opera (mano destra alzata, mano sinistra su una copia di Crime Fiction 1800-2000 di Stephen Knight). Si fornisce qui una traduzione spicciola in italiano per rendere più chiare le Sacre Regole:

1. The courses must be mentioned early on, not just brought in at the end.
Le varie cuoche in questione dovranno mettersi d’accordo in anticipo su chi fa cosa per Vigilia, Natale e S. Stefano, per non arrivare ad avere tensioni culinarie il giorno di festa.

2. The menu must be solved manually, not by ‘supernatural machines’.
No agli aiuti meccanici: bandite macchine impastatrici stile KitchenAid e tutto l’armamentario Kenwood. La pasta dei tortellini va fatta rigorosamente a mano.

3. No more than one secret dinnerware set to be used.
Non usare più di un servizio buono, altrimenti si rischia di apparire esibizionisti.

4. No ‘undiscovered’ or ‘undetectable’ spices.
Evitare esperimenti dell’ultimo minuto mai provati prima per non mettersi le mani nei capelli poco dopo.

5. No sinister foreigners, particularly Chinamen.
Evitare di ordinare al take-away cinese.

6. The table must not be solved by a lucky accident.
Pensare a un apparecchiamento della tavola adeguato (guardate Downton Abbey e capirete) e non confinare l’incombenza agli ultimi cinque minuti prima che arrivino gli ospiti, scusandovi poi coi presenti per l’arrangiamento alla “bell’e meglio” adducendo come scusa che “il cane ha preso contro alla tavola poco prima che arrivaste” (cane che, s’intende, non avete mai avuto) e dirottando maldestramente l’attenzione sugli antipasti prima che chiedano ulteriori spiegazioni.

7. The detective must not have cooked the food himself.
Se avete invitato uno o più detective, non lasciateli cucinare.

8. Nor must he conceal clues or reasons for his deductions.
Il detective è ospite quindi dovrete armarvi di santa pazienza e non commentare alle deduzioni riguardo i vostri piatti, sebbene ne sappia meno di voi e scambi il prezzemolo della salsa verde che accompagna il lesso con il coriandolo (blasfemia).

9. A ‘Watson’, if such a character is invited, must not conceal his opinions.
Se c’è pure chi dà manforte al detective nel suo elogio del coriandolo, sorridete e siate
cordiali.

10. There is a special veto against using identical twins or ‘doubles’.
Non fate le stesse portate in due giorni di fila (vedi Sacra Regola n.1).

L’ultimo consiglio per il pranzo di Natale è di stabilire anticipatamente il cosiddetto “turn of the crew”, quindi decidete chi porta le varie portate in tavola e a quali intervalli cosicché non ci siano impedimenti tra la carne e i contorni, tra i dolci e il moscato d’Asti (consigliati Rocca Dell’Uccellette o Emilio Vada).

Ora, se la cucina da un lato è a posto, bisogna spuntare dalla lista tutto il resto.
-3-
REGALI

Regali: munitevi di una lista delle persone abbinate al corrispettivo regalo, bigliettini d’auguri, metri di carta a motivo natalizio e il tipico nastro rosso. Esercitatevi a fare i fiocchi, è un’arte che non è così semplice come sembra, ma fine, come scrive De Quincey in On Wrapping Considered as one of the Fine Arts, perché richiede manualità e predisposizione eugenetica. Se non siete avvezzi all’impacchettamento lasciate perdere, o verrete sommersi da scarti di carta e nastro rosso tanto che alla fine la vostra stanza, indipendentemente dal colore delle pareti originario, assomiglierà a “uno studio in scarlatto”. Che poi era il titolo di un racconto di Doyle su come si era ridotto in una situazione similare, ma ormai è conosciuta come la prima avventura di Sherlock Holmes solo perché ha invertito i fogli delle copertine inviati allo Strand.

Doyle – cofanetto di dvd di Jurassic Park.
Sherlock Holmes – un paio di occhiali molto casti. Insomma, non i Ray Ban (anche perché sono di Poe e si sa che è permaloso). Bisogna fargli accettare la miopia una volta per tutte, è inutile che continui a girare col naso incollato alla lente d’ingrandimento e dica di riconoscere la gente e le professioni dagli abiti, se è l’unica cosa che riesce a distinguere da una certa distanza invece del volto.
Sorelle Fox – torta di mele fatta in casa (indagare se preferiscono Melinda o renetta).
Lombroso – copia di Hamlet. O un viaggio pagato per l’ossario di Solferino-San Martino.
Silence – tavoletta Ouija.
Agatha Christie – borsa di pelle. Vedere il sito edgeinpellami&co.it.
Dickens – credo basti il pranzo in famiglia per dimostrargli che non è solo per Natale, cosa di cui aveva provato a scrivere in A Christmas Carol ma nessuno l’ha capito.
Wilkie Collins – statuetta onoraria per il maggior impegno per la parità e i diritti delle donne, possibilmente con le sembianze di Anne Rodway.
Moriarty – uncinetti e gomitoli di lana. Si sa mai che si appassioni a intrecciare sciarpe e maglioni piuttosto che tessere ragnatele. Almeno risparmierebbe sul guardaroba ed eviterebbe di pagare la donna delle pulizie che ha di meglio da fare.
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INVITATI

È fuor di dubbio che sia necessario conoscere in anticipo gli invitati confermati al vostro pranzo o cena se volete esser sicuri di avere argomenti di conversazione e soprattutto evitare spiacevoli incomprensioni tra di loro: dato che siete i padroni di casa dovrete destreggiarvi in modo da far sentire tutti a loro agio. Come prima cosa, stilate una lista di chi viene e chi no.

NO: Moriarty, Cesare Lombroso, William Wilkie Collins.

Ragioni addotte: Moriarty è in vacanza. I voli per Tenerife erano già tutti pieni quindi ha optato per l’offerta super economica per Shutter Island. Lombroso è stato promosso a capo dell’istituto psico-penitenziario dell’isola e sta studiando il genio e la follia di Moriarty a sua insaputa, inseguendolo di nascosto mentre quest’ultimo cerca invano una spiaggia caraibica dove appostarsi con l’ombrellone. Wilkie Collins è attualmente impegnato con la NASA perché vogliono studiare la sua moonstone, che si è scoperto essere un ufo che avrebbe assistito al reale sbarco (americano?) sulla luna. Possibili connessioni pure con l’Area 51.

SÌ: Sorelle Fox, John Silence, Edgar Allan Poe, Sherlock Holmes più un cane, Conan Doyle, Agatha Christie, Charles Dickens, Raymond Chandler.

Note sugli invitati confermati:
Trovare nove sedie in più in cantina o andare all’Ikea.
Predisporre una stanza per le sorelle Fox, Silence, Doyle e Dickens dove possano fare una seduta spiritica. Far sedere lontani Doyle e Dickens, che non si guardano di buon occhio da che Dickens ha spopolato con A Christmas Carol mentre Doyle è stato deriso per The Coming of the Fairies.
Sherlock Holmes ovviamente non parteciperà quindi bisognerà trovare qualcosa per intrattenerlo. Appunti al riguardo sulla base delle conoscenze di Holmes rilevate da Watson per scrivergli un curriculum:
• Musica: è possibile fargli suonare Silent Night o Jingle Bells al violino?
• Conoscenza letteraria: nulla. Non può intrattenere raccontando una storia.
• Politica: conoscenza flebile. Evitare di parlare di temi attuali se si nota una vena infastidita nel suo sguardo.
• Botanica: variabile. Non regalategli una stella di natale, si seccherebbe nel giro di tre giorni, se ci arriva. Al massimo potrebbe ricavare una supercolla dal siero secreto dalle foglie.
• Chimica: profonda. Potrebbe interessarsi alle essenze o candele profumate se ne mettete in giro. In altre parole, riempitevi la casa di Yankee Candles così si perde qualche decina di minuti ad analizzarne la composizione.
• Anatomia: dettagliata ma non sistematica. Da aggiungere ai possibili regali di Natale: l’allegro chirurgo. Disponibile su amazon.
• Sensational Literature: conoscenza sterminata. Possibile argomento di conversazione.
• NB: il cane al seguito è il segugio dei vicini, i Baskerville, andati in vacanza in Scozia. Innocuo ma affamato: preparate una ciotola con qualche avanzo.

Poe: facile, fate un set di partite a dama. Però non coinvolgete Sherlock, per carità, sennò poi non vi lamentate dei battibecchi riguardo l’uso della deduzione e della logica nel caso Mary Rogers.

Chandler ha bisogno di un cuscino ortopedico per il gran sonno che gli viene dopo questi pranzi. L’abbiocco è generalizzato a dir la verità, ma in genere si resiste tra chiacchiere e partite varie.

Per Agatha Christie basta una poltrona, un plaid e una buona tazza di tè inglese, con una luce calda ma soffusa, insomma create un’atmosfera molto cozy per farla sentire a suo agio. Ricordatevi di darle (ma anche di distribuire a tutti) i biscotti e gli stuzzichini portati da Sherlock Holmes di cui va pazza. Vi ricordiamo che questa è stata una gentile proposta del detective, da voi accettata, dato che per venire da voi attraversa ovviamente Baker Street, sede segreta del Banderas White Mill, il forno più famoso d’Europa, e dato che vostro malgrado avete comprato solo tre pandori, due panettoni e due tronchetti di Natale (più 5kg di mascarpone per ogni evenienza), mettendo chiaramente in pericolo la buona riuscita del Natale rischiando di non avere abbastanza dessert per tutti. Non disperate, arriverà di sicuro il momento in cui vi sentirete dire da vostra moglie o da vostra madre “Ecco vedi, l’avevo detto io che dovevamo prenderne uno in più”. Al che voi annuirete e le darete ragione, anche perché ogni difesa sarebbe vana e sprecata per via delle legge imperitura che le donne in questi casi hanno sempre ragione. E rassegnatevi pure al fatto che se dovesse mancare sul serio il pandoro sareste voi a rimanere senza, perché la colpa è appunto vostra. Quindi, motivo in più per ringraziare Sherlock Holmes.
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INTRATTENIMENTO

Ricordatevi che dopo il pranzo natalizio è d’obbligo la tradizionale partita a tombola, non a Cluedo. Non preoccupatevi, non ci saranno proteste di sorta tra i potenziali giocatori: da un lato i vostri ospiti detective si risparmieranno indelicati sbadigli e cenni di noia per la perenne ovvietà delle conclusioni, dall’altro i vostri parenti vi saranno grati per aver evitato loro una figuraccia. Quindi, che tombola sia. E guai a chi pensa di sottrarre la cinquina e la tombola alla nonna/moglie/madre. È un diritto acquisito da tempo immemore, quindi accontentatevi dell’ambo e del terno. Generalmente sono cioccolatini, quindi vi va anche bene. Le lenticchie secche della quaterna sarebbero meno appaganti da sgranocchiare. Per ogni evenienza comunque procuratevi una scacchiera con pedine da dama e scacchi.
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ABITUDINI

Si sa che per voi crime-dipendenti il risveglio ideale non è l’odore di brioche calde appena sfornate, uccellini che cantano, giornata di sole e tutti belli sorridenti che neanche nella pubblicità di Mentadent, ma:
un vago sentore di sostanze chimiche, testimonianza degli esperimenti fatti fino a notte fonda per identificare un veleno;
un bicchiere di succo d’arancia bevuto usando guanti in lattice per non lasciare tracce;
una lettera di ricatto della Black Hand, nota organizzazione criminale di macellai che trafficano in tacchini d’esportazione, dall’Europa all’America; secondo Holmes sono i responsabili del rapimento (involontario) dell’amata Rosita, la gallina di Banderas, scambiata per l’appunto per un tacchino a forza di mangiare gli avanzi delle infornate del fu Zorro;
dare un’occhiata a immagini raccapriccianti che darebbero da fare a qualsiasi altra persona;
lanciare una diagnostica al pc ancora in pigiama per controllare che non vi abbiano hackerato il sistema appropriandosi di curriculum, identità e conto corrente;
canticchiare la musica di Psycho durante la doccia;
guardare fuori dalla finestra e sorridere compiaciuti nel vedere una giornata da tipico novembre in pianura padana, con una nebbia densa che annulla ogni certezza e cala il mondo in un limbo, come nei quadri di Whistler;
accendere una candela e girare con quella in mano di stanza in stanza invece di sfruttare i più moderni interruttori perché la luce fioca favorisce la concentrazione.

Nonostante ciò, ricordate che è consigliabile vivere il Natale ad occhi aperti e non chiusi, perché per quanto ci possa essere qualche candela qui e là non dovete trovare qualche soluzione di sorta, piuttosto dovete vivere appieno questi momenti che hanno in sé qualcosa di magico che neanche i vostri detective possono spiegare. Non è qualcosa di razionale e logico, rassegnatevi, è quel “senso di Natale” che si ritrova nella fiamma di una candela, nelle luminarie per strada, in quel brusco contrasto di calore e freddo sulle guance appena entrate in casa, nella cura con cui sono state messe le posate (vedi Sacra Regola n.6), quando scoppia una risata improvvisa a tavola, nell’aroma di vaniglia nell’addentare il pandoro, quando snodate un fiocco, nel crepitio della trepidazione nel momento in cui strappate la carta, o in quel mondo in miniatura accogliente e familiare che è il presepe.
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ANNOTAZIONI

Ultime fondamentali annotazioni:

Prossimamente vi sarà spedito il consueto calendario per l’anno nuovo riservato a tutti gli appassionati di crime fiction. Purtroppo ci sono stati problemi nel reperimento della carta nella foresta di Tyburn, ma presto avrete il vostro Newgate Calendar 2016. Per scusarci del ritardo in omaggio un vasetto di miele dato dalla cross-pollinazione di genus goticus e genus thrillericus. Biologico.

Li avete già fatti l’albero e il presepe o sono ancora inscatolati in cantina? Non sottovalutate l’ovvietà della domanda, stando a Poe “these escape observation by dint of being excessively obvious”. Non vorrete mica seguire alla lettera il resto delle istruzioni e far trovare una casa spoglia ai vostri invitati perché avete dimenticato i simboli più ovvi del Natale, vero?

Si fa presente agli adepti che sono stati segnalati casi di studenti/esse che, iniziati alla crime fiction, si sono guadagnati occhiate strane da parte dei genitori nell’aiutare a preparare l’albero, pertanto se avvertite uno o entrambi i sintomi seguenti da loro sperimentati (o riscontrate una sintomatologia similare) chiamate il medico. Che non vi sarà d’aiuto, quindi tantovale che vi riduciate da soli la dose di pagine giornaliera di libri sul genere.

SINTOMO 1: Nel vedere l’albero di Natale recuperato dal garage accuratamente impacchettato, per evitare che prenda polvere, in due sacchi neri da immondizia dovutamente incollati con il nastro adesivo, non potete esimervi dal commentare: “Cavoli, sembra proprio un cadavere messo così!”. Si nota qui una certa tendenza a vedere tutto secondo una certa ottica.

SINTOMO 2: Una volta tolti i sacchi da immondizia, nel vedere l’albero di Natale legato con spago plastificato in modo tale che i rami stiano belli compattati e occupi meno spazio in garage, non potete esimervi dal commentare (nello specifico, vedendo il padre, ma si estende a qualsiasi parente): “Pà, è inutile che tagli lo spago che dopo la mamma dice che ci serve integro per metterlo via, devi pensare come lei, perché l’ha sicuramente legato lei così, quindi come avrebbe fatto? Com’è più abituata a fare, cioè nello stesso modo in cui lega gli arrosti con lo spago da cucina” e nel frattempo in due mosse trovate il nodo principale e lo slegate, liberando tutto l’albero, sotto lo sguardo incredulo dell’altro parente (che inoltre ha una conoscenza limitata o pressoché nulla in ambito culinario). Questo è ben peggiore del sintomo precedente, badate, perché è una deduzione fatta dando un’occhiata veloce alla disposizione dello spago intorno all’albero, senza neppure toccarlo, e senza sapere a priori o ricordare che era stata la madre a legarlo l’anno prima. Si nota qui un collasso esagerato nella tendenza a identificarsi con la mente del “criminale” per trovare una soluzione al caso. Si consiglia vivamente l’astensione dalla lettura e la visione di qualche puntata di programmi di cucina. È probabile che molti casi irrisolti si possano spiegare attraverso i metodi di legamento degli arrosti, che nessun poliziotto o detective uomo conosce e pertanto non prende in considerazione. Se non vi cimentate mai nella lettura di qualche ricetta non potete capire con facilità quando il colpevole è una donna. Elementare.

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CONCLUSIONI

Nonostante possa sembrare qualcosa di insormontabile (come ogni anno), tra tortellini e zamponi, carte e fiocchi, ceste e regali, tombolate e partite a carte, alla fine il Natale è il Natale. Questo è solo un foglio di appunti e consigli che può servirvi o meno. Ciò che più conta è che alla fin fine chi a tavola, chi in piedi, chi seduto comodamente in poltrona o sul divano, tra un boccone e l’altro tutti prima o poi sorridono, e si avverte chiaramente quell’atmosfera familiare e calda di condivisione, leggerezza e allegria generale (effetto del mesmerismo, s’intende). Foss’anche l’austero Sherlock Holmes a tenervi sulle spine, sicuramente si lascerà andare anche lui per un istante, concedendosi un sorriso compiaciuto quantomeno al leggere quanto segue, l’ultimo mistero di quest’anno che dovete svelare per distrarvi un momento dai doverosi preparativi natalizi (non siete ancora sommersi dai nastri rossi, vero?):
Se aveste bisogno di un piccolo aiuto perché la vostra mente è già per metà in vacanza o pensa alla lista della spesa che dovete fare (e alle interminabili code alle casse), ecco qui l’aiuto proposto da Sherlock:

Man or woman you should not care,
at the order you should stare,
numbers are part of the solution
but do not have a delusion:
just look at the image on the cover
and the key hint you will discover.
It is rather easy my dear fellow,
simpler than in a book covered in yellow
this puzzling ending is,
so follow my suggestion
and find the connection
piece by piece
to get the meaning
of the whole thing.

Ora non avete più scusanti.
Se vi arrendete o volete controllare la soluzione, voltate pagina…
anzi consultate il file PDF e scorretelo fino in fondo

SARA PINI

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Crimini e numeri in TV

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Da lunedì 23 a venerdì 27 novembre ha avuto luogo l’ormai famoso Urbinoir, un evento di grandissimo respiro culturale sotto ogni aspetto. Il titolo di questa edizione, la prima alla quale ho partecipato, è davvero interessante, moderno e soprattutto coinvolgente: “Il lato oscuro della rete”. Mercoledì 25 a Palazzo Battiferri sono intervenuti tre esperti della rete e di Internet. Giovanni Boccia Artieri, studioso di sociologia digitale, ci ha parlato di Little Brother: sorveglianza di stato e anonimato di massa di C. Doctorow (2008). Il romanzo racconta di un futuro di fuoco che si apre a San Francisco con una serie di attentati. Artieri ha in seguito esposto i vari tipi di privacy: quella che entra in gioco dopo aver pubblicato in rete dati personali (Informational), quella tramite la quale controllo chi può accedervi (Accessibility) e i vari comportamenti legati alla privacy (Expressive). Il suo intervento è stato intervallato da citazioni davvero interessanti, come ad esempio: “Arguing that you don’t care about privacy because you have nothing to hide is no different that saying you don’t care about free speech because you have nothing to say.” (Snowden) Il secondo relatore, il professore e scrittore Giovanni Ziccardi, ha illustrato come le leggi dovrebbero andare di pari passo con il mondo della tecnologia, ma purtroppo non è così. Esistono infatti fin troppe leggi “contro” di essa ma non abbastanza per migliorarne l’utilizzo. In altre parole ciò che Ziccardi ha voluto dirci è che la tecnologia è vista come un potere da tenere lontano. Giovedì 26, nella Biblioteca del Dipartimento di Lingue il professore Jan Marten Italo Klaver ha brillantemente esposto la Cyber-crime fiction presentando due romanzi, Dial up for Murder di Clem Chambers (2014), la storia d un hacker, e Invasion of Privacy di Dan Sutherland (2014) che tratta di crimini commessi attraverso la tecnologia. Klaver ci ha spiegato l’esistenza di due tipi di cyber-crime novel: nella prima categoria il lettore non comprende del tutto il fenomeno dell’hackeraggio, mentre nella seconda sono scritti nel dettaglio molti elementi tecnici. L’intervento che mi ha particolarmente affascinata è stato quello dello studioso di matematica Andrea Capozucca, un po’ per la sua grande simpatia e un po’ perché non essendo io una grande amante della matematica è riuscito a riaccendere in me dell’interesse verso la materia. Capozucca ci ha parlato “Di crimini, di numeri e di TV”. Il messaggio che ha voluto far passare Capozucca nel suo discorso è sostanzialmente questo: dietro ogni fenomeno tecnologico, anche il più banale come usare uno smartphone ci sta sempre la matematica che ci salvaguarda. Nella serie tv Numbers la matematica non è solo formule ed equazioni. È logica, razionalità. È usare la mente. Il programma, nato nel 2005 e ideato da Nick Falacci e Cheryl Heuton, è ambientato a Los Angeles.Si tratta, come ha detto Capozucca, di una serie impegnata ma non impegnativa. Impegnata perché competenti matematici affiancano gli autori, avvengono consulenze specifiche da parte della Wolfram Research, è un tecno-thriller tra presente e futuro e alcuni episodi si basano su fatti reali. Al tempo stesso non è impegnativa in quanto non si tratta di una pura lezione di matematica. Altrettanto interessanti sono stati i punti seguenti affrontati da Capozucca, tra cui il data mining, che prevede una continua interazione tra l’uomo e la macchina. La Link Analysis crea connessioni tra persone, luoghi, eventi e organizzazioni. La sua principale applicazione è la lotta al terrorismo e al crimine organizzato, riciclaggio e frodi finanziarie e telefoniche. Molto interessante è stato anche il “Geometric Profiling”: si studia la mappa dei luoghi dei crimini per poi trovare la residenza del colpevole tramite una complicata formula matematica. Come mantenere il segreto e la propria sicurezza informatica? È necessario tradurre, codificare e cifrare ogni tipo di informazione. Chiaramente alla base sta sempre di guardia la matematica. Venerdì 27 a Palazzo Battiferri la prof.ssa Calanchi ha dialogato con Katia Bagnoli, traduttrice di To Rise Again at a Decent Hour di Joshua Ferris (2014) riguardo la difficoltà di tradurre e il fatto di poter chiamare questo affascinante mestiere una vera e propria vocazione. Successivamente ci sono stati altri interventi tra cui la prof.ssa Francesca Carducci che ha presentato il gruppo di traduzione di Urbinoir composto da alcune ragazze della classe C1a di Lingue. Devo dire, ed è un piacere affermarlo, che ogni singola conferenza e ogni singolo relatore mi ha entusiasmata. Devo anche ammettere, questa volta a malincuore, che non ho potuto avere l’onore di ascoltarli tutti, ma nonostante ciò mi sono sentita davvero coinvolta da ciascun intervento, sia per la gentilezza e disponibilità dei relatori, sia per la semplicità con la quale sono stati esposte la maggior parte delle tesi. È stato bello per noi studenti avere la possibilità di partecipare e sentirsi attivi durante i convegni e uscirne più ricchi, più vogliosi di intraprendere un percorso culturale assai più ampio di quanto potevamo aspettarci. Personalmente sono uscita dai vari incontri sentendo intorno a me una ventata di novità e curiosità, una ricchezza che posso solo consigliare a chi non ha avuto la possibilità di partecipare e sono certa che non sarà l’ultimo Urbinoir, presentazione o convegno al quale parteciperò. Maria Rosa Guidi

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Cyber crime e dintorni

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Mercoledi 25 Novembre 2015, presso l’aula rossa del Battiferri si è tenuto, a pomeriggio inoltrato, un seminario riguardante l’informatica ed il lato oscuro della rete. Durante il dibattito finale, seguito dalle domande del pubblico, la professoressa Alessandra Calanchi commentando ciò che era stato appena detto, ha citato “Un segno nello spazio” di Italo Calvino; catturando la mia attenzione. Premetto che non ho mai letto la raccolta da cui questo racconto è preso, ma sicuramente aggiungerò Le cosmicomiche alla lista dei libri da leggere. Quello che segue perciò, è solamente un sunto delle informazioni trovate su internet. Nel 1965 esce la raccolta di racconti Le cosmicomiche. In quest’opera Italo Calvino unisce i suoi interessi scientifici a quelli letterari, accumunati da un problema di fondo: il bisogno dell’uomo di conoscere e comprendere il mondo. Il titolo mostra la capacità dell’autore di sintetizzare due generi letterari, quello fantastico e quello comico. Calvino in questa raccolta si interroga sulla realtà, sul senso dell’esistenza e sull’essere uomo attraverso suggestioni fantascientifiche. Il punto di partenza dei racconti è sempre la breve esposizione di una teoria scientifica sull’universo, che viene poi sviluppata con umorismo nella storia. Protagonista di tutti i racconti è Qfwfq, personaggio il cui nome richiama un essere bizzarro e misterioso. Nel racconto “Un segno nello spazio”, Qfwfq decide che vuole lasciare una traccia di sé. E cosi, preso da una travolgente ispirazione, traccia un segno nello spazio. E intanto il Sole continua la sua rivoluzione intorno alla Galassia, e mentre il segno lentamente si allontana Qfwfq conta i millenni, i secoli, gli anni e persino i secondi che o separano dal rinnovato incontro con quella parte di sé. Fantastica sul momento in cui rivedrà il suo segno, dopo un’intera rivoluzione, la prima traccia che qualcuno ha lasciato di sé. Immensa è la delusione quando, dopo una lacerante attesa, Qfwfq scopre il suo segno cancellato e scarabocchiato, dalla mano di qualcuno che di certo voleva contraddirlo. Si dispera, il protagonista si dispera e non si dà pace. Si chiede: “Perché tanta cattiveria?”. Una domanda che Qfwfq e Calvino si pongono, e qui probabilmente l’intento celato, di denunciare l’asprezza immotivata dell’invidia, il plagio, un argomento sensibile all’autore. Ma non è solo questo il tema del racconto, centrale è anche il desiderio dell’uomo di lasciare una traccia di sé, di farsi ricordare, di ritrovare se stesso nelle orme lasciate durante il cammino. Il segno si riempie di significati simbolici molto più profondi, unica possibilità dell’uomo di farsi ricordare e insostituibile mezzo per affermare la propria identità. E il problema dell’identità, che è emerso più volte durante il convegno, è molto attuale in un’epoca di alias, profili, selfie e identità digitali. Giovedi 26 Novembre 2015, presso la Biblioteca di Lingue, ho avuto la possibilità di ascoltare l’intervento di Elena Garbugli circa il Cyber Crime. A mio parere, il tema è stato trattato in modo davvero originale, la giovane traduttrice (ex-studentessa di Lingue a Urbino), infatti, ci ha introdotti al discorso attraverso l’analisi di una nuova serie tv CSI: Cyber (USA, 2015). Ma che cos’è il Cyber Crime? Un crimine informatico è un fenomeno criminale che si caratterizza nell’abuso della tecnologia informatica sia hardware sia software. Alcuni crimini in particolare sono finalizzati allo sfruttamento commerciale della rete[1], a porre a rischio i sistemi informativi di sicurezza nazionale[2]. A livello internazionale, molti governi e agenzie non governative investono risorse nello spionaggio, nella truffa e in altri crimini transnazionali che coinvolgono interessi economici e politici. La difesa sociale internazionale è impegnata nell’individuare e denunciare tali attori alla Corte Internazionale dell’Aja[3]. (Fonte:Wikipedia) In altre parole, il Cybercrime non è altro che il vecchio crimine con armi nuove: l’obiettivo rimane il denaro, indipendentemente da chi bisogna colpire per ottenerlo. Tutti siamo possibili vittime, basta essere connessi al web. Spulciando su Internet ho trovato i cinque attacchi informatici principali avvenuti nel periodo 2014-15 nel mondo.   JP Morgan Chase – La nota banca americana è stata oggetto di un attacco particolarmente sofisticato, che ha causato la sottrazione di circa 79 milioni di record (dati personali e password) dei propri clienti. Il «trampolino di lancio» dell’attacco è stato un server poco usato e quindi trascurato.  Korea Hydro & Nuclear Power – Un hacker solitario è penetrato nella parte business della rete dell’operatore nazionale per l’energia della Corea del Sud, sottraendo e diffondendo una grande quantità di dati tecnici sugli impianti, in particolare su tre reattori nucleari, dei quali l’attaccante ha richiesto la chiusura. L’azienda energetica ha ribadito che i sistemi di controllo dei reattori non sono stati compromessi.  Target – La catena di supermercati Usa, pur avendo installato dei sistemi avanzati di protezione, non ha reagito tempestivamente alla segnalazione di un attacco in corso inviata da Bangalore. Di conseguenza è stato perso tempo prezioso, che ha consentito la sottrazione di circa 40 milioni di carte di credito dai Pos dei punti vendita. L’attacco ha causato all’azienda perdite stimate in un miliardo di dollari.  eBay – La nota piattaforma di eCommerce è stata violata, e gli attaccanti hanno compromesso un database, sottraendo 145 milioni di record, contenenti dati personali e password criptate. L’azienda ha immediatamente invitato tutti i propri utenti a cambiare password.  Sony – L’azienda giapponese è stata pesantemente compromessa, il che ha portato (fatto inaudito, dicono gli esperti) a disattivare l’intero sistema informatico aziendale per quasi tre giorni. Ciò nonostante, oltre al blocco dei sistemi sono stati trafugati 38 milioni di file, tra cui 10 anni di mail, stipendi, numeri di social security, film ancora non usciti, ed una serie di documenti riservati a vario titolo imbarazzanti o sensibili, oppure addirittura relativi ad altre aziende.  In Italia invece, il Gruppo Benetton ha dichiarato di aver subito un attacco informatico con cui sono stati sottratti i bozzetti della collezione di abbigliamento «0-12», poi gli abiti sono stati replicati e finiti in vendita in alcuni negozi siriani. L’azienda ha dichiarato che «i danni sono stati limitati, sia quelli effettivi, sia quelli potenziali».   Sara Quaranta

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La sicurezza della Rete

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Ho avuto il piacere di partecipare ad alcuni degli incontri previsti dal programma di Urbinoir e sono rimasta particolarmente colpita dalle riflessioni effettuate sulla sicurezza informatica e sull’approccio alla realtà virtuale connesso al rischio che ne consegue. A tal proposito, mi è sembrato interessante il discorso condotto dall’ospite Chiara Bigotti, il 25 novembre. Chiara, laureata in Giurisprudenza, prendendo spunto dalla mitologia greca, ha parlato di “Le fatiche di Sisifo: Diritto penale e sicurezza della Rete e delle informazioni”. In un mondo in cui internet è considerato come un mezzo che concede la possibilità di accedere ad infinite fonti di sapere, che crea nuove forme di comunicazione (centro di socialità) e che sembra non conoscere crisi a livello economico, la sicurezza informatica è fondamentale. Dal punto di vista giuridico, tale sicurezza è vista come un interesse collettivo, ossia come la capacità di una rete o di un sistema di resistere a eventi imprevisti o dolosi (ciò che chiamiamo resilienza). Una rete, per poter essere sicura, deve, in primo luogo, garantire che i dati siano conosciuti e trattati solo da chi ne ha diritto (confidenzialità delle informazioni) e dare la possibilità ad ognuno di accedere ai propri dati quando ciò viene richiesto. I costi per mantenere tale sicurezza sono piuttosto elevati e, per questo, sono stati definiti come una tassa sull’innovazione. Commettere un reato in rete è estremamente facile e non esiste un sistema efficace per selezionare la mole di contenuti illeciti presente. Inoltre, non sono da sottovalutare i conflitti di interesse a cui seguono attribuzioni pericolose di poteri. Pertanto, negli ultimi anni, si è alla ricerca di un modello alternativo che vede la sicurezza informatica come un bene non rivale (più utenti possono utilizzarla senza che l’uso da parte di uno diminuisca l’utilità per altri) e come un bene non escludibile. Si suggerisce un modello di gestione condivisa del rischio-reato e si delinea un sistema preventivo che prevede l’abolizione di misure di sicurezza sia nelle istituzioni pubbliche che private. Si fa riferimento, in particolare, all’autoregolamentazione regolata, che affida ai privati il compito di individuare concretamente le misure ed utilizzarle. Attraverso tale ricerca effettuata da Chiara, ho avuto la possibilità di conoscere alcuni dei lati oscuri di una presenza ormai fondamentale nella nostra vita, quella di Internet. Spesso, oggi, le persone non sono coscienti del potere che ha la rete di fronte ai dati che vi inseriamo all’interno e, soprattutto, delle violazioni della privacy e degli attacchi informatici a cui si può essere sottoposti. Per questo motivo ho apprezzato l’intervento di Chiara: mi ha permesso di entrare in contatto con il rischio di violazione della sicurezza della rete da un punto di vista che cerca di intervenire per evitare e punire i reati commessi in rete, quello giuridico. Nella giornata del 27 novembre ho, poi, preso parte all’incontro con Luca Crovi e Michael e Daniela Gregorio condotto da Salvatore Ritrovato. Qui ho avuto la possibilità di approfondire un tema già largamente trattato nel corso di letteratura spagnola del professor Darconza. Si è infatti parlato del concetto di noir, il quale, a differenza degli altri generi, presenta un rapporto diretto tra scrittore e lettore. Inizialmente, gli scrittori di tale genere venivano considerati autori di poca importanza e i loro testi venivano censurati durante i totalitarismi, a causa della presenza di denunce sociali e dell’esigenza, in generale, di raccontare una realtà. Il concetto di noir derivato dalle copertine nere francesi e, soprattutto, dal cinema noir americano sviluppatosi negli anni 40 e 50, viene oggi denominato “giallo”, a partire dal colore della copertina di Mondadori che diventa, così, un segno distintivo del romanzo poliziesco. Rispetto al genere noir e di tutto ciò che tale termine comporta, ho trovato fondamentale l’intervento di Michael e Daniela Gregorio che, con grande disponibilità ed un pizzico di ironia, hanno espresso la loro opinione su questioni sollevate durante l’incontro. In particolare, Daniela ha affermato di considerare la Bibbia come il primo noir in assoluto, a partire dalla storia di Caino e Abele. Secondo il suo punto di vista, i lettori nutrono una grande fascinazione nei confronti del male, nei testi che riguardano il quale la lettura viene portata avanti alla ricerca di qualcosa, di chi ha fatto quel qualcosa e del perché lo ha fatto. Daniela e Michael, con la loro grande passione per i romanzi gialli, hanno sempre avuto l’ambizione di scrivere ma, inizialmente, nessuno sembrava apprezzare il loro contributo al genere. Un giorno emerse l’idea di Daniela di scrivere un libro basato sulla relazione tra il filosofo Kant e il suo maggiordomo Lampe, considerati due pazzi, da cui ebbe inizio una saga composta da quattro libri, uno dei quali non ancora tradotto in italiano. Michael e Daniela, a fronte di un’esperienza o in seguito ad aver visto o sentito qualcosa che suscita la loro attenzione, scrivono una storia, descrivono personaggi che vengono arricchiti nel corso del tempo, creano una trama che verrà successivamente modificata per creare dei colpi di scena straordinari. Interessante è notare come entrambi scrivano la stessa parte di una determinata trama prima che essa vada a costituire una parte integrante del loro testo. Un altro elemento che ha attirato la mia attenzione, poi, è il fatto che Daniela scrive spesso in cucina. Ogni scrittore, infatti, dichiara di avere distinte condizioni favorevoli alla scrittura: alcuni, come Camilleri, preferiscono scrivere in un luogo affollato, altri in macchina, altri ancora completamente isolati dal mondo: insomma i romanzi sembrano nascere nei luoghi e nelle condizioni più disparate. Ilaria Bucchi

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Ho partecipato agli eventi di Urbinoir dei giorni 25 e 27 Novembre 2015 e ho trovato l’iniziativa davvero interessante poiché apre le porte verso argomenti ancora poco tratti nelle scuole. Sono sempre stata affascinata dal genere noir, dai polizieschi e dalle storie che giocano molto con i ruoli e le menti dei protagonisti. Mi è particolarmente piaciuto l’intervento di Luca Crovi, che ha spaziato nell’intero universo del genere, analizzando e confrontando anche il rapporto che il pubblico ha avuto con i testi noir, rispetto alla letteratura di genere. Interessante, inoltre, la nascita del genere e il parallelismo tra il “noir” francese e il “giallo” italiano (con la parentesi sull’errore commesso dalla Mondadori nello stampare le copertine italiane).  Mentre mi è rimasta poco chiara la parentesi sul diritto penale e la sicurezza delle informazioni in rete nell’intervento “Le fatiche di Saffo” di Chiara Bigotti, data la tecnicità dei termini e dell’argomento trattato, ho trovato particolarmente attuale e critico quanto è stato detto dai vari relatori sull’educazione dei ragazzi nelle scuole e nelle famiglie, il rapporto con i social network e con la tecnologia. A mio avviso sarebbe importante affrontare la questione non solo da un punto di vista teorico e didattico, tenendo corsi a scuola, ma anche a livello empirico già nelle famiglie, relazionandosi in modo più diretto con il web, mostrandone i pro e i contro e favorendo un utilizzo responsabile della tecnologia di cui disponiamo.  Nel complesso gli argomenti trattati mi sono sembrati molto attuali e interessanti, grazie anche al fatto che sono stati presentati in chiave moderna e hanno abbracciato in maniera innovativa e inaspettata la relazione tra “web” e “noir”.  Arianna Positano

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Urbinoir contagioso

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Nelle giornate dal 25 al 27 novembre 2015, si è svolto presso l’Università di Urbino il convegno URBINOIR. Ho partecipato alla conferenza di Venerdì 27 novembre nella quale è intervenuto brevemente il prof. Salvatore Ritrovato che ha successivamente introdotto i relatori della giornata: Luca Crovi, giornalista e autore di Noir. Istruzioni per l’uso, Daniela de Gregorio e Michael Jacob, autori. Salvatore Ritrovato ci racconta: “Luca Crovi non è solo scrittore, ma anche giornalista. È un’amante della musica e si occupa di Noir da tempo. Fu conduttore della trasmissione radiofonica Tutti i colori del giallo che ebbe oltre 600.000 ascoltatori […] Daniela de Gregorio e Michael Jacob invece, sono una coppia non solo nella vita ma anche nella scrittura e formano infatti un solo scrittore: i Michael Gregorio. Hanno esordito in Inghilterra nel 2005, pubblicando con la casa editrice Feber&Feber, e successivamente in Italia con Einaudi.” Interviene poi Luca Crovi, il quale sostiene che dare una definizione di Noir è molto complicato. Il suo intento in Noir. Istruzioni per l’uso era quello di creare una sorta di dizionario del Giallo che non fosse noioso. Un modo per farlo sarebbe stato inserire i racconti degli autori in prima persona ed è perciò che, anche in questa giornata, ha pensato di invitare fisicamente i Michael Gregorio. Luca Crovi ricorda ciò affermò lo scrittore statunitense Raymond Chandler: “uno scribacchino qualsiasi non ha lo stesso cuore e la stessa anima che hanno i noiristi; per scrivere questo genere di letteratura ci devi credere e se non lo fai fallisci”. Quello che vuol fare emerge dal suo libro è che la letteratura di genere non è mai stata isolata, ma è sempre stata collocata immediatamente nella realtà. “Ma perché il noir vi sembrava la forma più idonea per raccontare, nella vostra collana di libri, da una parte la storia e dall’altra il male?” – Domanda Crovi ai Michael Gregorio. A rispondere a questa domanda è Daniela, la quale sostiene che “i buoni” siano piuttosto noiosi, mentre “i cattivi” sono affascinanti, perciò il male è destinato a essere sempre presente. I Gregorio sono da sempre stati affascinati dal giallo e non hanno letto altro che quello. “E come si scrive un Noir?” – A interporsi ora è Michael Jacob, che racconta che avviene tutto naturalmente: chi scrive non scrive necessariamente perché decide che deve farlo. Può capitare che nella vita succeda qualcosa e da questo può nascere una storia con i suoi personaggi. Insieme, i Michael Gregorio si impegnano poi a migliorare i personaggi, e ciò vuol dire anche renderli più cattivi. Continua lo scambio di idee tra questi grandi noiristi e rimango colpita da alcune precisazioni dei Michael Gregorio: per scrivere un libro c’è un “dietro alle quinte” da non sottovalutare. Daniela scrive in italiano, Michael in inglese ed è così che hanno inizio le “litigate” sulla traduzione. Non è semplice rendere in un’altra lingua un’emozione o uno stato d’animo. Spesso non si hanno parole per trasmettere lo stesso significato o senso e ciò può complicare la stesura del libro. Ritengo che sia stata un’esperienza molto interessante e nonostante io non sia mai stata appassionata di questo genere ammetto di essere stata “contagiata”. Con i loro racconti e le loro vicende ho potuto passare qualche ora piacevole che mi ha arricchito e mi ha fatto avvicinare a un nuovo genere che prima poco consideravo. Pur non avendo letto i libri di cui si è discusso e pur riconoscendo che in alcuni momenti mi sono trovata spaesata, questa conferenza è stata sicuramente un’opportunità per ripercorrere brevemente la letteratura del passato e collegarsi così con quelli del presente, rendendo questo convegno molto costruttivo. Veronica Bertozzi

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