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Note noir all’urbino jazz club

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Per l’estate musicale di Urbino Jazz Club, in programmazione il 20 Agosto 2021 la presentazione del volume Non ricordo. Amnesie, vuoti di memoria, rimozione nella letteratura e nel cinema noir a cura di Alessandra Calanchi e Roberto Mario Danese pubblicato da Aras edizioni per la collana Urbinoir Studi, e la premiazione del Concorso Haiku  noir 2020 condotta da Tiziano Mancini e Giovanni Darconza.

di seguito la locandina dell’evento

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 Il mostro di Roma di Luca marrone

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 “Il mostro di Roma – Delitto, devianza e reazione sociale nell’Italia del Ventennio” Collana UrbiNoir – Studi / Aras Edizioni (pag. 204 – 20€)

Il mistero rimane irrisolto e il caso appassiona ancora. A oltre novant’anni dall’ultimo delitto, le vicende del “mostro di Roma” sono oggetto di studi e corsi accademici.  L’ultimo libro che si occupa della serie di omicidi e violenze sessuali che sconvolsero la capitale fra il 1924 e il 1927 è stato scritto da Luca Marrone, è intitolato  “Il mostro di Roma – Delitto, devianza e reazione sociale nell’Italia del Ventennio” ed è pubblicato nella Collana   UrbiNoir – Studi da Aras Edizioni (pag. 204 – 20€).   Il volume non è solo una ricostruzione delle terrificanti aggressioni avvenute ai danni di sette bambine fra i due e i sei anni di età, ma ci offre uno spaccato del contesto storico, del ruolo della stampa dell’epoca nell’esasperare i toni e generare un allarme sociale che potrà essere placato solo con l’individuazione di un colpevole.  Quando un sospettato finisce agli arresti, i giornali non hanno dubbi: il “mostro” è lui. E anche il regime dell’epoca  tira un sospiro di sollievo, presentando il risultato come un esempio di efficienza del sistema che garantisce la sicurezza dei cittadini.  I titoli cubitali occuperanno le pagine dei quotidiani nazionali più diffusi. Quando 11 mesi più tardi il poveruomo verrà rimesso in libertà, totalmente scagionato,  la notizia avrà spazi irrisori e il malcapitato ne uscirà con una vita devastata.   Quindi, di pagina in pagina, il libro ci fa entrare nelle atmosfere di quasi un secolo fa, ripercorrendo dinamiche,  contraddizioni, errori nelle indagini e pregiudizi che avranno punti in comune con tanti altri casi avvenuti nelle decadi successive.

 Luca Marrone è docente alla  Lumsa  di Roma e ha proposto il caso del “mostro” come materia di studio per gli iscritti al Master in Criminologia applicata e Psicologia forense.  Il materiale di quelle lezioni è stato revisionato ed è diventato il libro più recente quella catena di efferatissimi delitti  che negli anni Venti  del ‘900 sembrano scaturire più dalla penna di un scrittore di  crime stories  che non essere casi reali.  Marrone riporta le descrizioni dei giornali dell’epoca, le scarse testimonianze disponibili, analizza la realtà storica e il modo di agire degli investigatori.  Le indagini si muovono con grande incertezza.  Il possibile aggressore  è descritto in maniera molto vaga: vestito grigio, cappello nero.  La violenza che riversa sulle bambine sue vittime è disumana. Ecco perché le ricerche si concentrano su disadattati, emarginati, persone con forme di anormalità psicologiche, ma non portano a granché.  All’improvviso arriva la presunta svolta: una giovane domestica di una coppia benestante, lui ingegnere, lei elegante signora della borghesia romana,   riferisce di essere stata oggetto di strane attenzioni da parte di un uomo che le si era rivolto con la scusa di darle un biglietto.  Scatta la denuncia. Partono le nuove indagini.  La famosa agenzia Stefani, voce ufficiale del regime fascista, il 9 maggio del 1927 riporta: «Le incessanti, febbrili indagini per la scoperta degli assassinii di Leonardi Armanda e di altre bambine, condotte silenziosamente ma tenacemente sotto la personale direzione del Questore di Roma, sono state coronate da pieno successo (…). L’assassino, raggiunto da un cumulo di prove, che appaiono irrefrangibili, è stato identificato e arrestato. Egli è il mediatore Girolimoni Gino».   I giornali si buttano sulla notizia e consacrano il “mostro di Roma” con ricostruzioni e valutazioni che lasciano poco spazio ai dubbi, prima che qualunque giudice abbia il tempo di esprimersi.   E qui, il libro di Luca Marrone ci fa osservare il percorso che proprio in quel periodo conduce alla fine della stampa libera, all’informazione totalmente allineata con le esigenze del governo di Mussolini. 

Dopo undici mesi di carcere Girolimoni viene prosciolto dal giudice che smonta tutte le tesi accusatorie e le relative prove. Per l’innocente si tratta di  una magra rivincita: perderà amicizie e lavoro. Morirà poverissimo dopo essersi messo a fare il riparatore di biciclette e il ciabattino.  Si capirà dopo che era  stato effettivamente lui a cercare di avvicinare la giovane domestica della coppia, che aveva presentato poi denuncia.    Ma non per importunarla: Girolimoni era l’amante della moglie dell’ingegnere e tramite il biglietto che aveva tentato di dare alla domestica, voleva contattare l’elegante signora per fissare il prossimo appuntamento. 

Nel libro si parla anche di Giuseppe Dosi, appassionato lettore di Arthur Conan Doyle e fan di Sherlock Holmes.  Dosi è un giovane poliziotto che adotta metodi di investigazione innovativi per l’epoca.  Non crede che Girolimoni sia il “mostro di Roma”.  Concentra le sue indagini su un pastore anglicano e ne parla con il magistrato che poi proscioglierà Gino Girolimoni.  Giuseppe Dosi è un personaggio scomodo per il regime. Il pastore inglese, già denunciato per pedofilia, verrà dichiarato non in grado di intendere e di volere.  Riparerà negli USA e rimarrà fuori dal caso. L’ostinazione di Giuseppe Dosi genererà vari nemici, e  sarà addirittura lui a ritrovarsi per diciassette mesi in  una struttura di salute mentale. Verrà reintegrato nella Polizia solo dopo la caduta del fascismo. 

Luca Marrone ci fa scoprire come le tecniche di indagine odierne avrebbero affrontato il caso di “mostro di Roma”,  palesa le ingenuità commesse dagli investigatori dell’epoca,  ci fa capire quanto il contesto storico e sociale abbia avuto una pensate influenza  sull’esito delle indagini e la ricerca del colpevole.  Il potere dei media nel creare un certo “clima” attorno alle vicende di cronaca era  un potente strumento di condizionamento allora e rimane un fattore significativo anche oggi. La ricca bibliografia che chiude il libro edito da Aras  è una ricca fonte di spunti per chi si interessa di criminologia, psicologia e profiling.

Gabriele Cavalera

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Urbinoir News – Inviti alla lettura Marzo 2020

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In tempi di presentazioni rinviate, di convegni impossibili, di didattica online; in tempi in cui bar e librerie sono costretti a chiudere (speriamo per un tempo molto breve),

Urbinoir – che già in passato si è distinto per il coraggioso gemellaggio fra Urbinoir e un buco nero – propone il primo, vertiginoso gemellaggio della Storia fra una collana reale e una biblioteca immaginaria: 

in questo caso, ovviamente, fra la collana Urbinoir Studi (ARAS Edizioni, Fano) e la “Camera Noir” che troviamo nel romanzo di Gianluigi Schiavon Rapkoka (Giraldi Editore 2019):

[…] “Signori, vi presento la mia Camera Noir”.

[…] Fu come addentrarsi nell’Inferno con un biglietto turistico. O in un Paradiso Rovesciato, a seconda dei punti di vista. Le alte pareti erano dipinte di nero fin quasi alla sommità, una sottile linea chiara, come d’orizzonte, le separava dal soffitto anch’esso scuro a simulare una notte infinita, ma senza stelle. […] Era un mondo popolato di sguardi silenziosi, inquisitori, spaventati, persi nel dolore o nell’indifferenza; imponevano la giustizia oppure invocavano pietà, nel migliore dei casi una condanna liberatoria. Erano gli sguardi dei personaggi di centinaia e centinaia di libri, protagonisti del male e del bene, ma mescolati tra loro, come nella vita, dove l’Inferno si specchia nel Paradiso e spesso ne capovolge il senso, invadendone i confini.

Bertot se ne accorse subito. Quei libri appartenevano tutti allo stesso genere, comunque lo si volesse chiamare. Ordinatamente allineati uno accanto all’atro sugli scaffali che si spingevano a grattare il soffitto, convivevano – come vecchi amici, compagni della stessa brigata oppure rivali se non addirittura nemici – romanzi noir, polizieschi, racconti di indagine, crime stories o detective stories di tutto il mondo e di ogni epoca, a braccetto con i loro autori: il norvegese Nesbo, certo, ma anche gli svedesi Larsson e Mankell, e ancora il belga Simenon, i francesi Izzo e Varenne, l’italiano Camilleri e i catalani Montalban e Mendoza, e naturalmente gli americani Hammett, Spillane e Chandler, poi lo scozzese Conan Doyle, unico cui era dedicata una vetrinetta a parte, e ancora gli inglesi Agatha Christie e perfino Harold Blundell, in arte George Bellairs. 

e la collana Urbinoir Studi di ARAS Edizioni Fano

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