Crimini e numeri in TV

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Da lunedì 23 a venerdì 27 novembre ha avuto luogo l’ormai famoso Urbinoir, un evento di grandissimo respiro culturale sotto ogni aspetto. Il titolo di questa edizione, la prima alla quale ho partecipato, è davvero interessante, moderno e soprattutto coinvolgente: “Il lato oscuro della rete”. Mercoledì 25 a Palazzo Battiferri sono intervenuti tre esperti della rete e di Internet. Giovanni Boccia Artieri, studioso di sociologia digitale, ci ha parlato di Little Brother: sorveglianza di stato e anonimato di massa di C. Doctorow (2008). Il romanzo racconta di un futuro di fuoco che si apre a San Francisco con una serie di attentati. Artieri ha in seguito esposto i vari tipi di privacy: quella che entra in gioco dopo aver pubblicato in rete dati personali (Informational), quella tramite la quale controllo chi può accedervi (Accessibility) e i vari comportamenti legati alla privacy (Expressive). Il suo intervento è stato intervallato da citazioni davvero interessanti, come ad esempio: “Arguing that you don’t care about privacy because you have nothing to hide is no different that saying you don’t care about free speech because you have nothing to say.” (Snowden) Il secondo relatore, il professore e scrittore Giovanni Ziccardi, ha illustrato come le leggi dovrebbero andare di pari passo con il mondo della tecnologia, ma purtroppo non è così. Esistono infatti fin troppe leggi “contro” di essa ma non abbastanza per migliorarne l’utilizzo. In altre parole ciò che Ziccardi ha voluto dirci è che la tecnologia è vista come un potere da tenere lontano. Giovedì 26, nella Biblioteca del Dipartimento di Lingue il professore Jan Marten Italo Klaver ha brillantemente esposto la Cyber-crime fiction presentando due romanzi, Dial up for Murder di Clem Chambers (2014), la storia d un hacker, e Invasion of Privacy di Dan Sutherland (2014) che tratta di crimini commessi attraverso la tecnologia. Klaver ci ha spiegato l’esistenza di due tipi di cyber-crime novel: nella prima categoria il lettore non comprende del tutto il fenomeno dell’hackeraggio, mentre nella seconda sono scritti nel dettaglio molti elementi tecnici. L’intervento che mi ha particolarmente affascinata è stato quello dello studioso di matematica Andrea Capozucca, un po’ per la sua grande simpatia e un po’ perché non essendo io una grande amante della matematica è riuscito a riaccendere in me dell’interesse verso la materia. Capozucca ci ha parlato “Di crimini, di numeri e di TV”. Il messaggio che ha voluto far passare Capozucca nel suo discorso è sostanzialmente questo: dietro ogni fenomeno tecnologico, anche il più banale come usare uno smartphone ci sta sempre la matematica che ci salvaguarda. Nella serie tv Numbers la matematica non è solo formule ed equazioni. È logica, razionalità. È usare la mente. Il programma, nato nel 2005 e ideato da Nick Falacci e Cheryl Heuton, è ambientato a Los Angeles.Si tratta, come ha detto Capozucca, di una serie impegnata ma non impegnativa. Impegnata perché competenti matematici affiancano gli autori, avvengono consulenze specifiche da parte della Wolfram Research, è un tecno-thriller tra presente e futuro e alcuni episodi si basano su fatti reali. Al tempo stesso non è impegnativa in quanto non si tratta di una pura lezione di matematica. Altrettanto interessanti sono stati i punti seguenti affrontati da Capozucca, tra cui il data mining, che prevede una continua interazione tra l’uomo e la macchina. La Link Analysis crea connessioni tra persone, luoghi, eventi e organizzazioni. La sua principale applicazione è la lotta al terrorismo e al crimine organizzato, riciclaggio e frodi finanziarie e telefoniche. Molto interessante è stato anche il “Geometric Profiling”: si studia la mappa dei luoghi dei crimini per poi trovare la residenza del colpevole tramite una complicata formula matematica. Come mantenere il segreto e la propria sicurezza informatica? È necessario tradurre, codificare e cifrare ogni tipo di informazione. Chiaramente alla base sta sempre di guardia la matematica. Venerdì 27 a Palazzo Battiferri la prof.ssa Calanchi ha dialogato con Katia Bagnoli, traduttrice di To Rise Again at a Decent Hour di Joshua Ferris (2014) riguardo la difficoltà di tradurre e il fatto di poter chiamare questo affascinante mestiere una vera e propria vocazione. Successivamente ci sono stati altri interventi tra cui la prof.ssa Francesca Carducci che ha presentato il gruppo di traduzione di Urbinoir composto da alcune ragazze della classe C1a di Lingue. Devo dire, ed è un piacere affermarlo, che ogni singola conferenza e ogni singolo relatore mi ha entusiasmata. Devo anche ammettere, questa volta a malincuore, che non ho potuto avere l’onore di ascoltarli tutti, ma nonostante ciò mi sono sentita davvero coinvolta da ciascun intervento, sia per la gentilezza e disponibilità dei relatori, sia per la semplicità con la quale sono stati esposte la maggior parte delle tesi. È stato bello per noi studenti avere la possibilità di partecipare e sentirsi attivi durante i convegni e uscirne più ricchi, più vogliosi di intraprendere un percorso culturale assai più ampio di quanto potevamo aspettarci. Personalmente sono uscita dai vari incontri sentendo intorno a me una ventata di novità e curiosità, una ricchezza che posso solo consigliare a chi non ha avuto la possibilità di partecipare e sono certa che non sarà l’ultimo Urbinoir, presentazione o convegno al quale parteciperò. Maria Rosa Guidi

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