Mercoledi 25 Novembre 2015, presso l’aula rossa del Battiferri si è tenuto, a pomeriggio inoltrato, un seminario riguardante l’informatica ed il lato oscuro della rete. Durante il dibattito finale, seguito dalle domande del pubblico, la professoressa Alessandra Calanchi commentando ciò che era stato appena detto, ha citato “Un segno nello spazio” di Italo Calvino; catturando la mia attenzione. Premetto che non ho mai letto la raccolta da cui questo racconto è preso, ma sicuramente aggiungerò Le cosmicomiche alla lista dei libri da leggere. Quello che segue perciò, è solamente un sunto delle informazioni trovate su internet. Nel 1965 esce la raccolta di racconti Le cosmicomiche. In quest’opera Italo Calvino unisce i suoi interessi scientifici a quelli letterari, accumunati da un problema di fondo: il bisogno dell’uomo di conoscere e comprendere il mondo. Il titolo mostra la capacità dell’autore di sintetizzare due generi letterari, quello fantastico e quello comico. Calvino in questa raccolta si interroga sulla realtà, sul senso dell’esistenza e sull’essere uomo attraverso suggestioni fantascientifiche. Il punto di partenza dei racconti è sempre la breve esposizione di una teoria scientifica sull’universo, che viene poi sviluppata con umorismo nella storia. Protagonista di tutti i racconti è Qfwfq, personaggio il cui nome richiama un essere bizzarro e misterioso. Nel racconto “Un segno nello spazio”, Qfwfq decide che vuole lasciare una traccia di sé. E cosi, preso da una travolgente ispirazione, traccia un segno nello spazio. E intanto il Sole continua la sua rivoluzione intorno alla Galassia, e mentre il segno lentamente si allontana Qfwfq conta i millenni, i secoli, gli anni e persino i secondi che o separano dal rinnovato incontro con quella parte di sé. Fantastica sul momento in cui rivedrà il suo segno, dopo un’intera rivoluzione, la prima traccia che qualcuno ha lasciato di sé. Immensa è la delusione quando, dopo una lacerante attesa, Qfwfq scopre il suo segno cancellato e scarabocchiato, dalla mano di qualcuno che di certo voleva contraddirlo. Si dispera, il protagonista si dispera e non si dà pace. Si chiede: “Perché tanta cattiveria?”. Una domanda che Qfwfq e Calvino si pongono, e qui probabilmente l’intento celato, di denunciare l’asprezza immotivata dell’invidia, il plagio, un argomento sensibile all’autore. Ma non è solo questo il tema del racconto, centrale è anche il desiderio dell’uomo di lasciare una traccia di sé, di farsi ricordare, di ritrovare se stesso nelle orme lasciate durante il cammino. Il segno si riempie di significati simbolici molto più profondi, unica possibilità dell’uomo di farsi ricordare e insostituibile mezzo per affermare la propria identità. E il problema dell’identità, che è emerso più volte durante il convegno, è molto attuale in un’epoca di alias, profili, selfie e identità digitali. Giovedi 26 Novembre 2015, presso la Biblioteca di Lingue, ho avuto la possibilità di ascoltare l’intervento di Elena Garbugli circa il Cyber Crime. A mio parere, il tema è stato trattato in modo davvero originale, la giovane traduttrice (ex-studentessa di Lingue a Urbino), infatti, ci ha introdotti al discorso attraverso l’analisi di una nuova serie tv CSI: Cyber (USA, 2015). Ma che cos’è il Cyber Crime? Un crimine informatico è un fenomeno criminale che si caratterizza nell’abuso della tecnologia informatica sia hardware sia software. Alcuni crimini in particolare sono finalizzati allo sfruttamento commerciale della rete[1], a porre a rischio i sistemi informativi di sicurezza nazionale[2]. A livello internazionale, molti governi e agenzie non governative investono risorse nello spionaggio, nella truffa e in altri crimini transnazionali che coinvolgono interessi economici e politici. La difesa sociale internazionale è impegnata nell’individuare e denunciare tali attori alla Corte Internazionale dell’Aja[3]. (Fonte:Wikipedia) In altre parole, il Cybercrime non è altro che il vecchio crimine con armi nuove: l’obiettivo rimane il denaro, indipendentemente da chi bisogna colpire per ottenerlo. Tutti siamo possibili vittime, basta essere connessi al web. Spulciando su Internet ho trovato i cinque attacchi informatici principali avvenuti nel periodo 2014-15 nel mondo. JP Morgan Chase – La nota banca americana è stata oggetto di un attacco particolarmente sofisticato, che ha causato la sottrazione di circa 79 milioni di record (dati personali e password) dei propri clienti. Il «trampolino di lancio» dell’attacco è stato un server poco usato e quindi trascurato. Korea Hydro & Nuclear Power – Un hacker solitario è penetrato nella parte business della rete dell’operatore nazionale per l’energia della Corea del Sud, sottraendo e diffondendo una grande quantità di dati tecnici sugli impianti, in particolare su tre reattori nucleari, dei quali l’attaccante ha richiesto la chiusura. L’azienda energetica ha ribadito che i sistemi di controllo dei reattori non sono stati compromessi. Target – La catena di supermercati Usa, pur avendo installato dei sistemi avanzati di protezione, non ha reagito tempestivamente alla segnalazione di un attacco in corso inviata da Bangalore. Di conseguenza è stato perso tempo prezioso, che ha consentito la sottrazione di circa 40 milioni di carte di credito dai Pos dei punti vendita. L’attacco ha causato all’azienda perdite stimate in un miliardo di dollari. eBay – La nota piattaforma di eCommerce è stata violata, e gli attaccanti hanno compromesso un database, sottraendo 145 milioni di record, contenenti dati personali e password criptate. L’azienda ha immediatamente invitato tutti i propri utenti a cambiare password. Sony – L’azienda giapponese è stata pesantemente compromessa, il che ha portato (fatto inaudito, dicono gli esperti) a disattivare l’intero sistema informatico aziendale per quasi tre giorni. Ciò nonostante, oltre al blocco dei sistemi sono stati trafugati 38 milioni di file, tra cui 10 anni di mail, stipendi, numeri di social security, film ancora non usciti, ed una serie di documenti riservati a vario titolo imbarazzanti o sensibili, oppure addirittura relativi ad altre aziende. In Italia invece, il Gruppo Benetton ha dichiarato di aver subito un attacco informatico con cui sono stati sottratti i bozzetti della collezione di abbigliamento «0-12», poi gli abiti sono stati replicati e finiti in vendita in alcuni negozi siriani. L’azienda ha dichiarato che «i danni sono stati limitati, sia quelli effettivi, sia quelli potenziali». Sara Quaranta