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Approcci non accademici a Urbinoir

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27 novembre – palazzo Battiferri ore 11:00

Uno degli aspetti che ci ha colpiti maggiormente è stato l’approccio con il quale i relatori, in particolar modo l’autore e conduttore radiofonico Luca Crovi, hanno condotto un excursus del genere giallo/noir nelle epoche passate e recenti, raccontando anche numerosi ed interessanti aneddoti riguardanti gli autori più noti nella loro quotidianità. Inoltre è stato molto avvincente ascoltare la storia dell’autore Michael Gregorio, poiché dietro questo pseudonimo vi è una coppia che, grazie alla passione per questo genere molto controverso, è riuscita a creare un perfetto connubio tra il noir italiano e quello britannico.

Photo di Martina Tofanelli
Photo di Martina Tofanelli

Quando il professor Salvatore Ritrovato ha chiesto a Daniela De Gregorio e Michael G. Jacob come cominciasse la stesura di un romanzo noir, la risposta di Michael è stata inaspettata: “Generalmente chi scrive non scrive necessariamente perché deve: un giorno vedi qualcosa, hai qualche esperienza, hai vissuto un’occasione e vedi una storia; può essere qualcosa di molto minimale ma dietro ciò si vede la possibilità di storie che si rivelano. Non si scrive un noir, si scrive una storia e certe storie sono cattive, molto “scure”, certi personaggi che ti vengono in mente non sono piacevoli e non necessariamente interessanti, ma sono affascinanti nelle loro stranezze. Io e Daniela ci dividiamo i personaggi, li arricchiamo, li “limiamo”, li miglioriamo rendendoli ancora più cattivi.” 

In tutto ciò è possibile vedere come un autore non necessiti della volontà di scrivere, poiché molto spesso egli è in balìa degli eventi, dei dettagli della vita quotidiana che nutrono il suo animo e lo spingono a raccontare storie, quasi in preda ad una forza che non può controllare ma che deve essere liberata. 
Questo è davvero affascinante perché, come ha sostenuto anche Luca Crovi, l’autore spesso è il mezzo attraverso cui un flusso inarrestabile di pensieri e parole trova la sua espressione. 



Questo incontro è stato coinvolgente poiché ci ha dato l’occasione di vedere la letteratura, in particolare quella “noir”, sotto nuove prospettive e tramite “approcci non accademici”. È un’occasione speciale per poter vedere il “dietro le quinte” dello studio e della stesura dei romanzi di genere e quindi ringraziamo Lei e tutti coloro che rendono possibile questa iniziativa.

Giulia Giampaglione e Iader Nicolini

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Niente di accademico

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Nonostante il velo di gelo sceso su Urbino con prepotenza mi spingeva a restare a casa accoccolata tra le calde coperte, mi sono comunque stretta nella mia giacca e ho sfidato quel freddo così pungente, sicuramente spinta dalla curiosità suscitata in me dalle locandine di Urbinoir che in questi giorni erano appese ovunque. Già forse è stato proprio quella presenza oscura, quell’angelo della morte che appariva nei numerosi manifesti a convincermi a prendere parte all’iniziativa.

Photo di Martina Tofanelli
Photo di Martina Tofanelli

Come infatti ha spiegato nel suo intervento Luca Crovi, giornalista e autore di libri, l’uomo è attirato in qualche modo dal cattivo , dal male, dall’horror genere su cui si fonda la letteratura noir. Ed è stato proprio lui, un uomo paffuto dall’aria simpatica e gioviale, ad attirare la mia attenzione, in quanto ha iniziato il suo discorso riferendosi al proprio libro come un qualcosa di non banale. “Non volevo scrivere qualcosa di noioso, accademico”, e quali migliori parole ci possono essere per una studentessa seppellita da montagne di libri ogni giorno se non queste? C’è chi potrebbe dire che sono parole che chiunque può pronunciare per aumentare le vendite delle proprie creazioni, e in molti casi questo è vero aggiungerei, ma credo che Crovi abbia proprio ragione: non è un libro banale, infatti l’autore ha deciso di proporre nella propria opera personaggi del noir come Smith che si raccontano e ciò è di per sé una soluzione molto interessante e all’avanguardia. Crovi mi ha aperto un mondo, quello del noir, che prima non avevo neanche mai sentito nominare, e ha aumentato il mio interesse verso questo genere.
Spostando lo sguardo ho notato che accanto a lui vi era una coppia di signori anziani e subito ho pensato: “ma cosa ci fanno loro qui?”. Devo dire che la mia ignoranza non ammetteva nel prototipo dello scrittore due persone non più giovanissime che per giunta non riuscivo neanche ad associare a un nome in quanto il cartellino posto davanti a loro mostrava la scritta Michael Gregorio. Nella mia testa la domanda “chi sono?” continuava a distogliere la mia attenzione dalle parole di Crovi, poi quando finalmente hanno preso la parola ho capito chi fossero e come si chiamassero realmente, sciogliendo tutti i miei dubbi. Per la prima volta ho potuto sbirciare cosa si nasconde dietro la redazione di un libro grazie al loro intervento, quali sono i pensieri dello scrittore e le sue difficoltà, capire quindi il “dietro le quinte”, per utilizzare un’espressione cinematografica o teatrale. A molti la stesura di un libro sembra cosa da poco in quanto a noi spetta solo il lavoro finale ovvero quello di dare al libro un lettore che si possa appassionare alla sua storia. E proprio questo “dietro le quinte” ha ampliato le mie vedute, dandomi la possibilità di capire che non vi debba per forza essere uno scrittore giovane e spavaldo come poteva essere Baudelaire, ma anzi che vi potrebbero essere molti altri Michael dal dolcissimo accento inglese o altre Daniela pronti sempre a punzecchiarsi l’un l’altro creando scenette molto divertenti.
Ammetto che avrei gradito una più completa spiegazione dei libri di Crovi , di Adele Guerra (che credo sia molto interessante) e di Michael Gregorio in quanto soprattutto per questo ultimo non ho ben capito la trama. Forse per motivi di tempo non è stato possibile approfondire i contenuti delle varie opere. Comunque per il resto direi che è stato un evento bello e costruttivo, che ha visto personaggi illustri scambiarsi commenti e idee. L’esperienza di Urbinoir mi ha aiutato a conoscere particolari della vita degli scrittori che mi hanno stupito e sorpreso come nel caso di King o Poe. E’ stata un’ottima occasione per creare un ponte con gli scrittori del passato e del presente e calarsi nei panni di Sherlock Holmes e scoprire particolari della loro vita che si nascondono dietro i libri. Credo che tutti noi dovremmo iniziare a leggere le opere stando attenti ai minimi dettagli perché attraverso queste gli scrittori ci invitano a giocare e divertirsi con loro e noi allora possiamo solo accogliere questo invito immedesimandoci così nei loro personaggi e lasciandoci catturare dalla storia creando con gli autori un canale di comunicazione, un varco che vada oltre ogni confine spazio-temporale per rivivere anche quella pazzia di Kant tenuta nascosta dalla filosofia e che lo rende meno fiscale e antipatico secondo anche quanto afferma Daniela.
Per concludere mi sembra doveroso riportare una bellissima citazione di Umberto Eco sulla lettura: “Chi non legge a settanta anni avrà vissuto una sola vita: la propria. C’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’Infinito……. Perché la lettura è un’immortalità all’indietro.” Angelica Santi

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La prima volta a Urbinoir

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Foto di Martina Tofanelli

Essendo il primo anno che partecipo a questa iniziativa, devo confessare che già dal primo incontro sono rimasta sbalordita. Non mi aspettavo un progetto di così ampio respiro. Tantomeno mi sarei aspettata professori di scienza biomolecolare e matematica che avessero qualcosa da dire a proposito di tale argomento.
Non solo.
Questa iniziativa, essendo aperta a realtà internazionali, e non solo locali e nazionali, offre la possibilità di confrontarsi sul presente, su problematiche che coinvolgono non solo luoghi circoscritti ma anche realtà da noi molto distanti.
Il tema scelto, ovvero il lato oscuro della rete, credo che veicoli bene l’idea di un progetto ad ampio raggio, dato che viviamo in mondo sempre più globalizzato, dove siamo chiamati continuamente a confrontarci con altre culture e a fare i conti con l’uso della rete.
Gli interventi del professor Gian Italo Bischi e del dottor Davide Sisti sono stati illuminanti.
Bischi ci ha messo al corrente di problematiche che, in linea di massima, fanno parte ormai della nostra vita quotidiana, ovvero il cyberbullismo, i furti di identità, il ruolo degli hacker e dei cracker…
Tuttavia ciò che ho ritenuto importante del suo intervento, al di là degli spunti letterari forniti, è stato il fatto che per la prima volta ho trovato confermata l’ipotesi che già da tempo avevo maturato: gli attacchi informatici sono più temuti del terrorismo. Questo è dovuto, sicuramente, al fatto che anche il terrorismo fa uso di informatica e spesso le due problematiche sono collegate.
Inoltre un altro spunto che mi ha fornito, e che ho trovato molto interessante, è legato al libro Storytelling Animal. Infatti il paragone tra libri e simulatori e il fatto che “indossare le vesti” dei personaggi che incontriamo nei libri possa aiutarci a vivere meglio, così come le conoscenze informatiche possono aiutarci a migliorare la nostra qualità di vita, mi hanno fatto pensare ai tantissimi esempi e situazioni in cui si fa uso di simulatori. È un collegamento bizzarro, ma spesso e volentieri siamo portati a testare quello che poi sarà attraverso simulatori per cercare di prevedere cosa succede. Siamo mossi sempre da questo desiderio di conoscere ciò che viene dopo e come sarà questo dopo. Mi sono venuti in mente i piloti di Formula 1 che fanno test fisici all’interno dei simulatori, oppure anche gli astronauti dell’Apollo 13 che si mettevano alla prova all’interno del modulo di comando fittizio. (Mi è venuto in mente l’Apollo 13 perché recentemente ho rivisto il film)
Per quanto riguarda Sisti, credo di essere rimasta ancor più affascinata. Ciò è dovuto alla mia inesperienza nelle materie scientifiche, che comunque mi destano tantissima curiosità.
A essere sincera ho fatto un po’ fatica a seguire il suo intervento, ma credo che questa difficoltà sia direttamente proporzionale all’interesse che mi ha suscitato – giusto per rimanere in termini matematici.
La teoria del caos ad esempio, e di come il cervello obbedisca a questa teoria, credo che sia a dir poco sbalorditiva.
Ma non solo.
Se io, studentessa di lettere, sono abituata a vedere il miele come un semplice alimento, oggi ho scoperto che i matematici e i fisici, quando versano del miele, pensano istintivamente a una formula fisica. Meraviglia. Pura meraviglia.
Grazie all’intervento del dottor Sisti credo che dovremmo riflettere in modo più approfondito su tutti quei fatti che apparentemente ci sembrano predeterminati, ovvi, scontati.
Dovremmo imparare a ricercare il “lato oscuro” in tutte le cose, anche nelle più banali – proprio come nel miele che cola.
Agganciando questo discorso alla vita di tutti i giorni, credo che questo stimolo di ricercare gli aspetti più profondi della realtà ci possa guidare lungo la strada della consapevolezza, della possibilità, della non-unica scelta predeterminata.
L’aspetto meraviglioso di Urbinoir penso sia proprio questo: il pretesto di un tema che ci porti a riflettere sulla realtà, su noi stessi, divenendo persone più consapevoli e attive nella nostra società.
Devo riconoscere che all’inizio avevo pensato a un semplice resoconto di questi incontri. Ma poi ammetto di essermi fatta trasportare dalle tematiche affrontate, tanto da non essere riuscita nel mio iniziale proposito, ovvero di realizzare una relazione che apparisse per lo meno obiettiva.
Ho fallito nel mio proposito ma sono molto soddisfatta di questa esperienza.

Alexa Saccomandi

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