Niente di accademico

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Nonostante il velo di gelo sceso su Urbino con prepotenza mi spingeva a restare a casa accoccolata tra le calde coperte, mi sono comunque stretta nella mia giacca e ho sfidato quel freddo così pungente, sicuramente spinta dalla curiosità suscitata in me dalle locandine di Urbinoir che in questi giorni erano appese ovunque. Già forse è stato proprio quella presenza oscura, quell’angelo della morte che appariva nei numerosi manifesti a convincermi a prendere parte all’iniziativa.

Photo di Martina Tofanelli
Photo di Martina Tofanelli

Come infatti ha spiegato nel suo intervento Luca Crovi, giornalista e autore di libri, l’uomo è attirato in qualche modo dal cattivo , dal male, dall’horror genere su cui si fonda la letteratura noir. Ed è stato proprio lui, un uomo paffuto dall’aria simpatica e gioviale, ad attirare la mia attenzione, in quanto ha iniziato il suo discorso riferendosi al proprio libro come un qualcosa di non banale. “Non volevo scrivere qualcosa di noioso, accademico”, e quali migliori parole ci possono essere per una studentessa seppellita da montagne di libri ogni giorno se non queste? C’è chi potrebbe dire che sono parole che chiunque può pronunciare per aumentare le vendite delle proprie creazioni, e in molti casi questo è vero aggiungerei, ma credo che Crovi abbia proprio ragione: non è un libro banale, infatti l’autore ha deciso di proporre nella propria opera personaggi del noir come Smith che si raccontano e ciò è di per sé una soluzione molto interessante e all’avanguardia. Crovi mi ha aperto un mondo, quello del noir, che prima non avevo neanche mai sentito nominare, e ha aumentato il mio interesse verso questo genere.
Spostando lo sguardo ho notato che accanto a lui vi era una coppia di signori anziani e subito ho pensato: “ma cosa ci fanno loro qui?”. Devo dire che la mia ignoranza non ammetteva nel prototipo dello scrittore due persone non più giovanissime che per giunta non riuscivo neanche ad associare a un nome in quanto il cartellino posto davanti a loro mostrava la scritta Michael Gregorio. Nella mia testa la domanda “chi sono?” continuava a distogliere la mia attenzione dalle parole di Crovi, poi quando finalmente hanno preso la parola ho capito chi fossero e come si chiamassero realmente, sciogliendo tutti i miei dubbi. Per la prima volta ho potuto sbirciare cosa si nasconde dietro la redazione di un libro grazie al loro intervento, quali sono i pensieri dello scrittore e le sue difficoltà, capire quindi il “dietro le quinte”, per utilizzare un’espressione cinematografica o teatrale. A molti la stesura di un libro sembra cosa da poco in quanto a noi spetta solo il lavoro finale ovvero quello di dare al libro un lettore che si possa appassionare alla sua storia. E proprio questo “dietro le quinte” ha ampliato le mie vedute, dandomi la possibilità di capire che non vi debba per forza essere uno scrittore giovane e spavaldo come poteva essere Baudelaire, ma anzi che vi potrebbero essere molti altri Michael dal dolcissimo accento inglese o altre Daniela pronti sempre a punzecchiarsi l’un l’altro creando scenette molto divertenti.
Ammetto che avrei gradito una più completa spiegazione dei libri di Crovi , di Adele Guerra (che credo sia molto interessante) e di Michael Gregorio in quanto soprattutto per questo ultimo non ho ben capito la trama. Forse per motivi di tempo non è stato possibile approfondire i contenuti delle varie opere. Comunque per il resto direi che è stato un evento bello e costruttivo, che ha visto personaggi illustri scambiarsi commenti e idee. L’esperienza di Urbinoir mi ha aiutato a conoscere particolari della vita degli scrittori che mi hanno stupito e sorpreso come nel caso di King o Poe. E’ stata un’ottima occasione per creare un ponte con gli scrittori del passato e del presente e calarsi nei panni di Sherlock Holmes e scoprire particolari della loro vita che si nascondono dietro i libri. Credo che tutti noi dovremmo iniziare a leggere le opere stando attenti ai minimi dettagli perché attraverso queste gli scrittori ci invitano a giocare e divertirsi con loro e noi allora possiamo solo accogliere questo invito immedesimandoci così nei loro personaggi e lasciandoci catturare dalla storia creando con gli autori un canale di comunicazione, un varco che vada oltre ogni confine spazio-temporale per rivivere anche quella pazzia di Kant tenuta nascosta dalla filosofia e che lo rende meno fiscale e antipatico secondo anche quanto afferma Daniela.
Per concludere mi sembra doveroso riportare una bellissima citazione di Umberto Eco sulla lettura: “Chi non legge a settanta anni avrà vissuto una sola vita: la propria. C’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’Infinito……. Perché la lettura è un’immortalità all’indietro.” Angelica Santi

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