Lunedi 19 novembre, alla vigilia dell’edizione 2018 di Urbinoir, è mancato Tullio Dobner.
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Conferenza stampa URBINOIR 2018
Comunicato Stampa del 19 Novembre 2018
NOIR COME L’INCHIOSTRO:
True Crime e Fake News sulla pagina e sullo schermo
– Dal 21 al 23 novembre torna “Urbinoir”: inaugurazione alle 15 di mercoledì all’ISIA con la mostra su Diabolik di Giuseppe Palumbo –
“Il mondo è ciò che accade”, scriveva Wittgenstein: ma ciò che accade deve essere narrato, altrimenti non esiste. Se non viene narrato, c’è il vuoto. Le narrazioni danno vita alla cronaca, ai fatti, gli eventi, all’esistenza stessa della vita e della morte. Nell’età contemporanea il ruolo dei professionisti della comunicazione, della stampa, dei mass-media, dei digital media o dei social media, nonché degli storici, dei sociologi e degli scienziati politici, è decisivo per la risonanza ottenuta da un fatto, per il clamore generato nell’opinione pubblica, per la capacità di permanenza nell’immaginario collettivo del villaggio globale.
Urbinoir 2018 si apre mercoledì 21 novembre alle 15 con l’inaugurazione all’ISIA dela mostra “Dedicato a Diabolik” di Giuseppe Palumbo, uno dei grandi del fumetto italiano. Poi il ricco ciclo di incontri sarà destinato ade approfondire la relazione che si instaura tra le narrazioni dei fatti di sangue e la permanenza degli effetti sull’immaginario di una comunità che, come sappiamo bene, non agiscono soltanto sul piano strettamente giornalistico, ma danno vita a ulteriori narrazioni – letterarie, scientifiche, storiche, musicali e artistiche. In particolare, la cronaca nera è l’altra faccia del noir e il giornalista si sposta da una dimensione all’altra, accompagnato da un pubblico tra l’inorridito, il disgustato e l’affascinato. Urbinoir 2018 affronterà anche l’evoluzione del modo di raccontare le tragedie individuali e collettive in rapporto ai destinatari e nel rispetto delle vittime. Ringraziamo Gabriele Cavalera e Tiziano Mancini per aver accettato di curare questa edizione (e gli atti che seguiranno).
Oltre a conferenze, film e presentazioni di libri, Urbinoir grazie alla collaborazione con ISIA per la mostra dedicata a Diabolik e tra gli ospiti la scrittrice italiana Marilù Oliva e la studiosa americana Alicia Defonzo. Il convegno si chiuderà con la premiazione dei vincitori e vincitrici del concorso HAIKU NOIR (I edizione) e TRADUNOIR (III edizione).
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Rassegna Noir da Milano a Bologna
Lancio del call for papers 2018 su Unibocconi
Nero come l’inchiostro – Urbinoir 2018: il programma, le date, gli orari
Quattro romanzi editi da Fanucci
Marco Apolloni, Senza moscioli ne’ pistole
Jonathan Arpetti e Christina B. Assouad, Leopardi si tinge di nero
Mauro Baldrati, Io sono El Diablo
Giovanni Sechi, Il sesto indizio
Un poker d’assi questi quattro romanzi editi da Fanucci Neroitaliano (2018) con quarte di copertina firmate da autori doc quali Valerio Evangelisti e Valerio Varesi. Se Apolloni predilige la costa marchigiana come scenario e il diario come forma narrativa, Arpetti e Assouad tornano sulla scena del crimine (dopo Delitto dietro le quinte, 2017) tratteggiando i luoghi leopardiani, mentre Baldrati percorre l’Europa e Sechi sceglie un gruppo criminale del nord Italia. C’è ne per tutti i gusti, e le storie sono ben scritte e avvincenti. Un solo dubbio … riuscirà Fanucci a mantenere il livello di qualità e varieta’ ? Ai lettori e ai critici, e non ai posteri, l’ardua sentenza…
(a.c.)
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Tradunoir e Haiku Noir 2017: i vincitori
Ecco le vincitrici di TRADUNOIR 2017
- Antonia Perreca
- Flavia Napoleone
Ed ecco i vincitori di HAIKU NOIR 2017
- Vittoria Iorio
- Paolo Musano
- Glauco Saba
Le premiazioni avranno luogo nella mattinata conclusiva di “URBINOIR 2018 – NOIR COME L’INCHIOSTRO”, presso la Biblioteca Leone Traverso della Scuola di Lingue e Letterature Straniere, a Palazzo Petrangolini, Piazza Rinascimento 7 (Urbino), alle ore 12.
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Intervista ad Alessandra Calanchi su BOOKS AND THE CITY
Una nuova traduzione di Luca Sartori
Su bookrepublic presto una nuova traduzione di Luca Sartori di
Sherlock Holmes – Il Sigillo dei Nove Draghi (Il Giallo Mondadori Sherlock)
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La notte di San Lorenzo
Sabrina aveva ricevuto una mail contenente un invito a una camminata in collina; l’appuntamento era al parco dei Gessi, il 10 agosto alle 21. La organizzava un’associazione culturale bolognese. Aveva partecipato altre volte a iniziative del genere – gite nei sotterranei, brevi viaggi sui canali – e si era trovata bene: persone tranquille, di cultura medio-alta, poco invadenti. Così, decise di andare. Da sola. Sì, perché le amiche erano tute in vacanza, i famigliari in giro per il mondo, e lei era a casa solo perché qualcuno doveva pur dar da mangiare al gatto e accarezzarlo di tanto in tanto. Del resto, meglio essere da soli per guardare in alto, verso il cielo, alla ricerca di una stella cadente: ed esprimere un desiderio.
Già, il desiderio. Iniziò a pensarci fin dalla mattina – per lei, che non aveva bisogno di nulla, non era cosa facile. Scartò subito l’idea di un’auto nuova, di una casa nuova, di abiti e amanti – lei stava su un livello più alto. Pensò ad aumenti di stipendio, a incontri speciali, a … ma nulla le sembrava adeguato. Finché, presa da un afflato spirituale, pensò: Vorrei morire il più tardi possibile, circondata dall’affetto dei miei cari.
Poteva andare? Ma neanche per sogno. Andava aggiustato – qualche precisazione in più avrebbe certamente sortito un effetto migliore. Così, esercitandosi mentalmente per la serata, il desiderio divenne: Vorrei morire il più tardi possibile (intendo come anno, non come ora del giorno), circondata dall’affetto dei miei cari (di cui spero che quelli più giovani di me saranno ancora tutti vivi, o perlomeno i miei figli e i nipoti che mi auguro di avere nel frattempo).
Era quasi soddisfatta. Ma durò poco. Tutto qui? In fondo, non poteva – mantenendo un’unica frase – aggiungere ancora qualcosa, a corollario di quel suo desiderio che, dopo tutto, non era poi così esoso? Ed ecco come fu rielaborato: Vorrei morire il più tardi possibile (intendo come anno, non come ora del giorno), circondata dall’affetto dei miei cari (di cui spero che quelli più giovani saranno ancora tutti vivi, o perlomeno i miei figli e i nipoti che mi auguro di avere nel frattempo), dopo aver trascorso una vita felice, ricca di soddisfazioni professionali (una progressione di carriera, per esempio) e nel pieno possesso delle mie facoltà mentali nonché in buona salute fisica e – last but not least – senza provare alcun dolore.
Si esercitò tutta la giornata. E quando venne l’orario, era pronta come una scolaretta il giorno della recita di fine anno.
La passeggiata fu piacevole, anche se Sabrina era poco propensa a chiacchierare – si limitava a cenni del capo, sorrisi, tutta presa dall’esercizio mnemonico. Vorrei morire il più tardi possibile (intendo come anno, non come ora del giorno), circondata dall’affetto dei miei cari (di cui spero che quelli più giovani saranno ancora tutti vivi, o perlomeno i miei figli e i nipoti che mi auguro di avere nel frattempo), dopo aver trascorso una vita felice, ricca di soddisfazioni professionali (una progressione di carriera, per esempio) e nel pieno possesso delle mie facoltà mentali nonché in buona salute fisica e – last but not least – senza provare alcun dolore.
A un tratto il cielo fu scuro, e si riempì di stelle. Ma nessuna stella cadeva – cioè, nessuna luce proveniente da milioni di anni prima bla bla… e Sabrina recitava mentalmente il suo mantra. Qualcuno iniziò a gridare: eccola! e qualcun altro: un’altra laggiù! Che spettacolo! Ma lei, niente. Pensò che forse il desiderio poteva essere ridotto un po’. E lo riformulò così: Vorrei morire il più tardi possibile (intendo come anno, non come ora del giorno), circondata dall’affetto dei miei cari (di cui spero che quelli più giovani saranno ancora tutti vivi, o perlomeno i miei figli e i nipoti che mi auguro di avere nel frattempo), dopo aver trascorso una vita felice, ricca di soddisfazioni professionali
Tutti vedevano stelle cadenti. Eccone una! Una là! Eccone un’altra! Solo Sabina, un po’ appartata in un angolo del grande prato, sembrava non vederne nessuna. E intanto recitava: Vorrei morire il più tardi possibile (intendo come anno, non come ora del giorno), circondata dall’affetto dei miei cari (di cui spero che quelli più giovani saranno ancora tutti vivi, o perlomeno i miei figli e i nipoti che mi auguro di avere nel frattempo). Ma ancora niente. Forse la formulazione del desiderio era ancora troppo lunga? E sia, l’accorcerò ancora, pensò Sabrina.
Vorrei morire… E finalmente, la vide. Una grossa stella, luminosa, bellissima, la più bella di tutta la serata, bella da mozzare il fiato, attraversò tutta la volta celeste.
Il corpo fu ritrovato l’indomani all’alba, riverso sul prato, da un operatore ecologico del comune. Nessuno del gruppo si era accorto della scomparsa di Sabrina. Lui la guardò per qualche secondo, sospirò e chiamò il 113. Gli dissero di restare in zona; lo fece. Arrivarono i carabinieri, gli fecero qualche domanda; poi fu libero di andarsene. Si pensò a un malore. Il corpo fu rimosso.
Della stella assassina, nessuna traccia.
Alessandra Calanchi