Ho deciso di raccontare la mia esperienza alla serata di Mercoledì 23 novembre durante uno degli innumerevoli incontri di Urbinoir 2016. La serata è stata divisa in due parti. La prima consisteva in un intervento del Prof. Davide Riboli con titolo “Musiche per fieri pasti”: avevo pensato, tra me e me, ad argomentazioni che si distaccavano completamente da quelle che sono state effettivamente trattate, dato che i “fieri pasti” del titolo portano all’argomento centrale dell’intervento ovvero l’Antropofagia.
L’antropofagia è stata inserita come tema centrale dell’incontro in quanto molto spesso ricollega al crimine e in molte pellicole conosciute ha rappresentato il focus centrale su cui il regista ha creato l’intero film. Il prof. Riboli ha parlato di diverse tipologie di antropofagia riguardanti diverse visioni di questo atto considerato un taboo anche ai nostri giorni (antropofagia religiosa, per cannibalismo, per necessità, per giustizia, per amore, ecc..) e ha preso in considerazione, come esempi, pellicole di registi cinematografici e teatrali del calibro di Pasolini, Rattner, Bene e altri. La domanda che subito mi è sorta spontanea è stata cosa c’entrasse questo tema con l’arte e in primis con la musica. Il professore subito ha dato una risposta: il Noir è visto come la parte nera, oscura dell’uomo ed è ispirazione per grandi artisti della musica contemporanea e quindi questi loro componimenti ispirati dell’oscurità si sposano benissimo con pellicole di registi famosi che li hanno scelti per rappresentare il punto culmine dell’intera opera. Ad esempio, nella Medea di Pasolini (impersonata dalla splendida Maria Callas e incentrata sul tema dell’antropofagia) la musica assume un ruolo importantissimo in quanto tutto il primo tempo del film è solo musicale, non ci sono intermezzi parlati, tutte le emozioni che il regista ha voluto trasmettere sono state poste nelle mani della musica; oppure nel film Red Dragon di Rattner la scena della prima vittima di Hannibal Lecter apre con una delle sinfonie di Mendelssohn che però esprime un sentimento completamente opposto rispetto a quello che poi sarà rappresentato nella scena successiva.
La seconda parte è stata più di svago, perché ho potuto ritrovarmi in una situazione immaginaria che era completamente diversa dalla precedente: eravamo tutti in compagnia del grande Sherlock Holmes e del suo fidato assistente Watson, ascoltando le musiche che lo hanno caratterizzato e anche ispirato nel risolvere qualsiasi difficile caso gli si presentasse. I brani sono stati eseguiti in modo egregio da due musicisti di alto calibro, il M° Michele Bartolucci e l’insegnante di musica Vera Mazzotta, rispettivamente violino e pianoforte. La scelta del violino ovviamente non è stata casuale, in quanto si sa che il nostro amato Holmes si dilettava spesso nel suonare il violino eseguendo brani a volte semplici a volte difficilissimi e molto complicati. I primi due brani eseguiti appartengono al gruppo di pezzi per così dire “semplici” e sono “Lieder ohne Worthe” dall’opera 19 di Mendelssohn e “Barcarolle” da “I racconti di Hoffmann” di Offenbach, entrambi brani orecchiabili e di (almeno in apparenza) facile esecuzione. Si dice che grazie al secondo brano Holmes sia riuscito a risolvere uno dei suoi casi, considerando anche che il famoso investigatore si faceva molto ispirare dalla musica, che lo aiutava nel risolvere i suoi enigmi; egli usò la musica come momento di fluttuazione dell’inconscio e grazie all’ascolto riusciva a inserire dei particolari in uno specifico contesto, arrivando addirittura a emozionarsi dato che, come lui stesso affermava, “la musica precede il linguaggio (anche quello cantato) ed è pura espressione di emozioni”. Hanno seguito dei brani come “Notturno” di Chopin, che personalmente è un componimento che adoro, vista la sua aria mistica, quasi magica molto rilassante che ti trasporta per tutta la sua durata; e anche “Intermezzo della Cavalleria Rusticana” di Mascagni e “La risata” di Paganini sono brani colmi di emozioni che arrivano diretti all’ascoltatore. E’ facile comprendere come una grande mente come Sherlock Holmes possa aver tratto ispirazione e beneficio dal riprodurre e dall’ascoltare brani di questo calibro, che aiutano anche persone semplici come noi a guardarsi dentro.
Ho apprezzato davvero molto l’incontro, soprattutto la seconda parte perché ha saputo integrare due argomenti apparentemente lontani come l’investigazione e il noir con la musica che è un mondo che mi interessa e mi appartiene molto. Credo che in un contesto universitario e in una città ricca di arte come Urbino l’argomento della musica debba essere sempre una costante e grazie a incontri come questo e come altri durante l’Urbinoir questo è possibile. Ringrazio tutta l’organizzazione di Urbinoir per aver creato delle situazioni di incontro culturali, musicali e cinematografiche molto valide e interessanti.
Sofia Radicioni