New York (Brooklyn). Anni Venti. Una vittima odiosa che non suscita alcuna compassione (il dibattito sul crimine “giustificato” appare ancora aperto); un omicidio in una stanza chiusa a chiave (forse con l’accanimento di più assassini); una cerchia limitata di sospetti in una pessima famiglia patriarcale; una giovane gioiosa coppia d’investigatori sposati, con marito ideale e paritario, moglie brillante e coraggiosa (presto sotto copertura come cameriera). Delitto senza castigo risulta un ironico efficace romanzo di genere giallo, ben scritto soprattutto per denunciare in vario modo la condizione della donna, spesso soggiacente a maschi abusanti e incertezze economiche. L’ottima autrice (colta e femminista, seppur razzista) è Charlotte Perkins Gilman (1860-1935), da riscoprire grazie anche alla bella indispensabile presentazione dell’americanista Alessandra Calanchi (“Gruppo di famiglia in un inferno”), che sintetizza anche l’interessante bio-bibliografia critica.
Valerio Calzolaio