Tutti gli articoli di WebNoirMaster

Share

Ho partecipato agli eventi di Urbinoir dei giorni 25 e 27 Novembre 2015 e ho trovato l’iniziativa davvero interessante poiché apre le porte verso argomenti ancora poco tratti nelle scuole. Sono sempre stata affascinata dal genere noir, dai polizieschi e dalle storie che giocano molto con i ruoli e le menti dei protagonisti. Mi è particolarmente piaciuto l’intervento di Luca Crovi, che ha spaziato nell’intero universo del genere, analizzando e confrontando anche il rapporto che il pubblico ha avuto con i testi noir, rispetto alla letteratura di genere. Interessante, inoltre, la nascita del genere e il parallelismo tra il “noir” francese e il “giallo” italiano (con la parentesi sull’errore commesso dalla Mondadori nello stampare le copertine italiane).  Mentre mi è rimasta poco chiara la parentesi sul diritto penale e la sicurezza delle informazioni in rete nell’intervento “Le fatiche di Saffo” di Chiara Bigotti, data la tecnicità dei termini e dell’argomento trattato, ho trovato particolarmente attuale e critico quanto è stato detto dai vari relatori sull’educazione dei ragazzi nelle scuole e nelle famiglie, il rapporto con i social network e con la tecnologia. A mio avviso sarebbe importante affrontare la questione non solo da un punto di vista teorico e didattico, tenendo corsi a scuola, ma anche a livello empirico già nelle famiglie, relazionandosi in modo più diretto con il web, mostrandone i pro e i contro e favorendo un utilizzo responsabile della tecnologia di cui disponiamo.  Nel complesso gli argomenti trattati mi sono sembrati molto attuali e interessanti, grazie anche al fatto che sono stati presentati in chiave moderna e hanno abbracciato in maniera innovativa e inaspettata la relazione tra “web” e “noir”.  Arianna Positano

Immagini collegate:

Urbinoir contagioso

Share

Nelle giornate dal 25 al 27 novembre 2015, si è svolto presso l’Università di Urbino il convegno URBINOIR. Ho partecipato alla conferenza di Venerdì 27 novembre nella quale è intervenuto brevemente il prof. Salvatore Ritrovato che ha successivamente introdotto i relatori della giornata: Luca Crovi, giornalista e autore di Noir. Istruzioni per l’uso, Daniela de Gregorio e Michael Jacob, autori. Salvatore Ritrovato ci racconta: “Luca Crovi non è solo scrittore, ma anche giornalista. È un’amante della musica e si occupa di Noir da tempo. Fu conduttore della trasmissione radiofonica Tutti i colori del giallo che ebbe oltre 600.000 ascoltatori […] Daniela de Gregorio e Michael Jacob invece, sono una coppia non solo nella vita ma anche nella scrittura e formano infatti un solo scrittore: i Michael Gregorio. Hanno esordito in Inghilterra nel 2005, pubblicando con la casa editrice Feber&Feber, e successivamente in Italia con Einaudi.” Interviene poi Luca Crovi, il quale sostiene che dare una definizione di Noir è molto complicato. Il suo intento in Noir. Istruzioni per l’uso era quello di creare una sorta di dizionario del Giallo che non fosse noioso. Un modo per farlo sarebbe stato inserire i racconti degli autori in prima persona ed è perciò che, anche in questa giornata, ha pensato di invitare fisicamente i Michael Gregorio. Luca Crovi ricorda ciò affermò lo scrittore statunitense Raymond Chandler: “uno scribacchino qualsiasi non ha lo stesso cuore e la stessa anima che hanno i noiristi; per scrivere questo genere di letteratura ci devi credere e se non lo fai fallisci”. Quello che vuol fare emerge dal suo libro è che la letteratura di genere non è mai stata isolata, ma è sempre stata collocata immediatamente nella realtà. “Ma perché il noir vi sembrava la forma più idonea per raccontare, nella vostra collana di libri, da una parte la storia e dall’altra il male?” – Domanda Crovi ai Michael Gregorio. A rispondere a questa domanda è Daniela, la quale sostiene che “i buoni” siano piuttosto noiosi, mentre “i cattivi” sono affascinanti, perciò il male è destinato a essere sempre presente. I Gregorio sono da sempre stati affascinati dal giallo e non hanno letto altro che quello. “E come si scrive un Noir?” – A interporsi ora è Michael Jacob, che racconta che avviene tutto naturalmente: chi scrive non scrive necessariamente perché decide che deve farlo. Può capitare che nella vita succeda qualcosa e da questo può nascere una storia con i suoi personaggi. Insieme, i Michael Gregorio si impegnano poi a migliorare i personaggi, e ciò vuol dire anche renderli più cattivi. Continua lo scambio di idee tra questi grandi noiristi e rimango colpita da alcune precisazioni dei Michael Gregorio: per scrivere un libro c’è un “dietro alle quinte” da non sottovalutare. Daniela scrive in italiano, Michael in inglese ed è così che hanno inizio le “litigate” sulla traduzione. Non è semplice rendere in un’altra lingua un’emozione o uno stato d’animo. Spesso non si hanno parole per trasmettere lo stesso significato o senso e ciò può complicare la stesura del libro. Ritengo che sia stata un’esperienza molto interessante e nonostante io non sia mai stata appassionata di questo genere ammetto di essere stata “contagiata”. Con i loro racconti e le loro vicende ho potuto passare qualche ora piacevole che mi ha arricchito e mi ha fatto avvicinare a un nuovo genere che prima poco consideravo. Pur non avendo letto i libri di cui si è discusso e pur riconoscendo che in alcuni momenti mi sono trovata spaesata, questa conferenza è stata sicuramente un’opportunità per ripercorrere brevemente la letteratura del passato e collegarsi così con quelli del presente, rendendo questo convegno molto costruttivo. Veronica Bertozzi

Immagini collegate:

27 novembre a Urbinoir

Share

Nella giornata di Venerdì 27 Novembre è stato organizzato un incontro nell’Aula Rossa di Palazzo Battiferri, che ha visto l’intervento di Luca Crovi, Daniela De Gregorio e Michael Jacob.

Luca Crovi è l’autore del libro “Noir. Istruzioni per l’uso”, molto divertente, corto e piacevole. Egli si occupa del genere noir e ci fornisce fin da subito numerose spiegazioni e commenti a riguardo. Ci mette davanti a una serie di autori, dall’Ottocento a oggi, non soltanto di gialli ma anche di avventure, e le sue varie esperienze lavorative dimostrano quanto egli sia appassionato di questo genere: è stato anche conduttore radiofonico di una trasmissione su Radio 2 intitolata “Tutti i colori del giallo”, che ebbe molti ascoltatori e un grande successo.

Viene più volte sottolineato che solo negli ultimi anni il noir sta ottenendo la giusta attenzione: oggi, infatti, il suo pubblico è cambiato, si tratta di una continua evoluzione dovuta specialmente ai mutamenti avvenuti nella società. Di questo parere è Adele Guerra, autrice dell’ultimo volume della collana Urbinoir Studi, “Sherlock on Air”: si tratta di un pubblico indubbiamente più attivo e dinamico.

Daniela De Gregorio e Michael Jacob sono una coppia nella vita e anche nella scrittura: loro infatti pubblicano con un solo nome, quello di “Michael Gregorio”, ed esordiscono con il romanzo “Critica della ragion criminale”, ambientato a fine Settecento e contenente legami logico-filosofici e personali con Kant. Viene spesso ribadito il fatto che non esiste una definizione di noir, ma bisogna impegnarsi a leggere gli autori e cercare di cogliere in ognuno di essi una sfaccettatura. Michael afferma che lui scriveva gialli e polizieschi, mentre Daniela si occupava di horror. Inizialmente hanno avuto numerose difficoltà nella pubblicazione dei loro romanzi, in quanto gli editori non si mostravano interessati alle loro opere.

Come scrivere un noir? “Generalmente chi scrive, non scrive necessariamente perché decide che deve scrivere: un giorno vedi qualcosa, hai qualche esperienza, hai vissuto un’occasione e vedi una storia; può succedere qualcosa di molto minimale, ma dentro tutto ciò si vede la possibilità di storie che si rivelano. Non si scrive quindi un noir, ma si scrive una storia: alcune sono cattive, altre sono molto “scure”, certi personaggi che ti vengono in mente non sono piacevoli e non necessariamente interessanti, ma affascinanti nelle loro stranezze. Io e Daniela ci dividiamo i personaggi, li arricchiamo, li “limiamo”, li miglioriamo rendendoli ancora più cattivi.” Queste le parole di Michael Jacob: in tutto ciò è possibile vedere come un autore non necessiti della volontà di scrivere, ma si trova a farlo perché molto spesso vive momenti particolari che lo spingono a raccontare storie.

L’evento è stato interessante e costruttivo, e ha visto personaggi illustri scambiarsi opinioni, giudizi e idee. Ha dato l’opportunità a noi presenti di entrare in contatto con questo genere misterioso e tutto da scoprire, abbiamo potuto vedere i “retroscena” e i “preparativi” che accompagnano la stesura di un romanzo. Questo incontro mi ha aperto un nuovo mondo, quello del noir, che prima di allora mi era sconosciuto, e ha contribuito a far nascere un forte interesse verso questo tipo di opere.

Alice Corbelli

Immagini collegate:

Nero Wolfe e il cibo

Share

Il 21 Ottobre 2015, alla DATA di Urbino, presso la Sala del Maniscalco, si è tenuta la presentazione del libro “Non solo Nero Wolf. Misteri in cucina e cuochi del mistero negli USA tra Depressione e Guerra Fredda” di Francesca Secci. Tra i relatori l’ex studentessa dell’Università di Urbino che ha dato vita alla casa editrice Aras Edizioni Federica Savini, la professoressa di Letteratura angloamericana Alessandra Calanchi e infine il giornalista Gabriele Cavalera. L’autrice, non presente all’evento, ha portato avanti l’idea di pubblicare il libro con molta titubanza, ma senza Federica Savini tutto ciò non sarebbe stato possibile. Federica Savini si avvicina al mondo dell’editoria in modo piuttosto casuale. Inizialmente dedicava la sua vita al teatro e partecipò anche a una tournée all’estero con la compagnia teatrale Modus. Fu grazie alla stampa della sua tesi “Traduzione del Ritratto di Dorian Gray” che oggi possiamo parlare di Aras Edizioni. Il cugino infatti aveva rilevato una casa editrice che non riusciva a portare avanti, perciò lei decise di aiutarlo e tramite vari tutorial inizia a conoscere il mondo editoriale e nasce così Aras Edizioni. “È un intreccio di dati originale e gli inserti di Francesca Secci sono ottimi” – commenta Gabriele Cavalera. Viene così presentato il libro, andando a toccare i punti più salienti: la gastronomia è il motore della vicenda. La cucina, oltre che le orchidee, sono la metafora per presentarci stili di vita e personaggi del Vecchio e Nuovo Continente. “Con la capacità critica di Francesca Secci questo libro non diventa mai noioso” – afferma Alessandra Calanchi. Senza questo legame con la cucina, questo romanzo sarebbe stato uguale a tanti altri. Ma è importante sottolineare che non si parla solo di gastronomia, ma come si evolve la cultura americana in quegli anni. Al termine della presentazione si lascia spazio a qualche domanda ed emerge l’importanza della prevedibilità. In letteratura, come anche nelle serie televisive, è importante la ripetizione dei fatti: alle 13:00 si pranza mentre alle 20:00 si cena, così tutti i giorni. La vita di Nero Wolfe è scandita dal cibo. La presentazione è stata coinvolgente e piacevole. Un dialogo che ha suscitato interesse e voglia di leggere questo libro. Anche il pubblico è potuto intervenire attivamente a questa presentazione apportando commenti e considerazioni. Una presentazione così avvincente che io, come tanti altri partecipanti, abbiamo deciso di comprare subito il libro. Veronica Bertozzi

Immagini collegate:

Non solo Nero Wolfe e ricette in noir

Share

Nella giornata di mercoledì 21 Ottobre 2015 mi sono recata alla presentazione di un libro intitolato “Non solo Nero Wolfe, Misteri in cucina e cuochi del mistero negli USA tra Depressione e Guerra Fredda”, nella Sala del Maniscalco presso la DATA di Urbino. All’incontro erano presenti l’ex studentessa e ora imprenditrice Federica Savini, la professoressa dell’Università di Urbino Alessandra Calanchi e il giornalista Gabriele Cavalera. L’autrice del libro in questione è Francesca Secci, anche lei una ex studentessa, che dopo una Laurea Magistrale ha pubblicato il proprio libro nella collana “Urbinoir Studi”: non è frequente che una tesi di laurea diventi un libro, ma questo è stato possibile grazie alla qualità del suo lavoro e alla disponibilità di Federica Savini. Anche quest’ultima anni fa si è laureata in lingue a Urbino e il suo incontro con l’editoria è stato del tutto casuale: lei infatti racconta di aver inizialmente dedicato la sua vita al teatro, tanto che ha a lungo collaborato con una compagnia teatrale di Sant’Arcangelo. Fu la sua tesi, incentrata sulla traduzione de “Il ritratto di Dorian Gray” di Oscar Wilde, ad avvicinarla all’editoria: quando andò a stamparla, suo cugino aveva rilevato una casa editrice che però non riusciva a gestire, allora Federica gli offrì la sua collaborazione. Iniziò così a conoscere un nuovo mondo, programmi specifici editoriali e di grafica. Il suo lavoro è cresciuto in breve tempo e la casa editrice è diventata finalmente sua: nasce così Aras Edizioni. Federica ci parla del ruolo dell’editore, il quale sceglie i libri e li produce creando una realtà editoriale autonoma, non si limita a stamparli. Il marchio editoriale quindi cresce, con una sua selezione di autori. La casa editrice di Federica è riuscita a decollare in breve tempo perché sono stati scelti giusti collaboratori, necessari per poter crescere (soprattutto per le attività di gestione quando il catalogo cominciava a svilupparsi) e per selezionare il meglio (fa riferimento anche a collaboratori esterni, ad esempio docenti). Federica ha rilevato di recente anche un’altra casa editrice di Pesaro, “Metauro”. Il libro di Francesca Secci è molto interessante e scorrevole, ha un buon filo logico e ha come protagonista un personaggio di nome Nero Wolfe. L’autore statunitense (degli anni ’30, periodo della Depressione) di questo personaggio si chiama Rex Stout e ha scritto più di 30 libri con Nero Wolfe come figura principale e altrettanti racconti. Il protagonista è un detective appassionato di cucina e di orchidee, e la sua vita è scandita in modo molto preciso: la sua realtà gira attorno a una serie di abitudini. Egli è la “mente” dei progetti, mentre il “braccio” è Archie Goodwin: è il prototipo dell’americano, che mangia sandwich e ama il fast-food (diversamente da Nero Wolfe, il quale si fida solamente del suo ottimo cuoco Fritz). I due personaggi hanno caratteristiche simili, si legano sia al Nuovo sia al Vecchio Continente: Nero Wolfe è sempre immobile, mentre l’aiutante è l’uomo d’azione che si muove per la città. Questo libro è particolarmente originale perché l’indagine è inframezzata da momenti di carattere vario (specialmente culinario), che la fanno uscire dagli schemi rendendola diversa dalle altre. Francesca Secci, per rendere la sua opere ancor più interessante, inserisce un libro di ricette raccolte da un programma radiofonico condotto dal Mystery Cook (così chiamato perché non voleva fare sapere ai genitori, scozzesi, di questa attività, vergognandosene). Le ricette provengono da tutte le parti del mondo, era facile quindi trovarle anche senza muoversi dagli Stati Uniti: la raccolta rappresenta l’evoluzione della cultura negli Stati Uniti fra la Depressione e la Guerra Fredda. Sono presenti alcune analogie fra il binomio Nero Wolfe – Archie Goodwin e Sherlock Holmes – Watson. Innanzitutto possiamo dire che la “mente”, senza il proprio “braccio”, non riuscirebbe a risolvere i casi e che le due figure di Archie e Watson si somigliano tanto quanto quelle di Nero Wolfe e Sherlock Holmes. Quest’ultimo però, a differenza di Nero Wolfe, è diventato un personaggio di culto protagonista di molte parodie e imitazioni. A riguardo un’anticipazione: il quinto volume della collana Urbinoir avrà proprio lui come protagonista e sarà redatto dal Manager Didattico della facoltà di Lingue di Urbino, Adele Guerra. In conclusione, l’incontro di presentazione del libro è stato molto motivante e interessante (ho acquistato il volume la sera stessa e il giorno successivo avevo già iniziato a leggere i primi paragrafi): bisogna riconoscere l’abilità dell’autrice nel coinvolgimento del lettore, grazie ad un originale uso del linguaggio e di particolari inserimenti riguardo alla cultura dell’epoca. Alice Corbelli

Immagini collegate:

Dietro la traduzione

Share

Venerdì 27 novembre 2015 ho avuto la possibilità e il piacere di partecipare a una delle tante conferenze organizzate da Urbinoir. L’ospite principale dell’evento è stata Katia Bagnoli, traduttrice del romanzo To Rise Again at a Decent Hour di Joshua Ferris, la quale mi ha fatto un’ottima impressione: si è presentata come una persona elegante e molto disponibile. Prima di tutto, ha brevemente raccontato la trama del libro tradotto, che si lega al tema di Urbinoir (il lato oscuro della rete) in quanto il protagonista viene derubato della sua identità on line, uno dei tanti rischi di Internet. Si tratta di un racconto che utilizza l’humor e la leggerezza ma che, procedendo, diventa più profondo, fino a ottenere un doppio livello comico-drammatico. Dopo la descrizione del libro, Katia Bagnoli ci ha un po’ raccontato della sua professione di traduttrice. In particolare, ci ha spiegato che i traduttori lavorano sempre con tempi molto ristretti ma che lei, prima di cominciare a tradurre, legge il libro tre volte al fine di conoscerlo bene. Mi ha molto colpito quando ha ammesso che, a volte, le è capitato di dover tradurre un libro che non le piaceva ma che, alla fine, lo ha amato lo stesso, perché si entra in una grande intimità con esso e si scoprono e capiscono cose che inizialmente non si vedevano. Per quanto riguarda il ruolo di Internet nel suo mestiere, Katia Bagnoli spiega che si tratta di uno strumento largamente usato dai traduttori per approfondire argomenti che si conoscono poco. Lei, per esempio, lo ha utilizzato per cercare informazioni sulla professione del dentista, che è quella esercitata dal protagonista. Il lato negativo, ha precisato, è che i tempi si sono drammaticamente ridotti rispetto al passato (3-4 mesi). Un’altra tematica interessante è stata la sua posizione riguardo alla scelta di tenere in considerazione il lettore: la traduttrice non è d’accordo, in quanto pensa che semplificare la traduzione di argomenti difficili sia un atto di sfiducia nei confronti del lettore stesso, il quale dovrebbe trovare nella lettura la possibilità di diventare un po’ più “ricco”; argomentazione che, da grande appassionata di libri, condivido pienamente. La testimonianza di Katia Bagnoli è stata davvero illuminante e mi ha permesso di comprendere meglio tutto il lavoro che sta dietro al libro, già tradotto e pronto per essere letto, che troviamo in libreria. Ho avuto l’impressione che la traduttrice ami molto il suo lavoro; nonostante i lati negativi, infatti, mi ha trasmesso una grande passione per quello che fa. Chiara Moretti

Immagini collegate:

Sulla traduzione

Share

La conferenza inizia con Katia Bagnoli, traduttrice di To Rise Again at a Decent Hour di Joshua Ferris. Inizialmente, spiega in breve la trama del libro: la storia narra di un dentista, uomo ateo e razionale, al quale viene rubata l’identità online. A partire da questo evento, il libro diventa più profondo e un’altra identità, a lui sconosciuta, gli viene restituita.
Il furto di personalità in rete subito dal protagonista si lega al tema affrontato da Urbinoir, “Il lato oscuro di Internet”.
Successivamente, la traduttrice ci racconta della sua professione, spiegandoci che il libro in questione non è stato il più complesso da lei affrontato. Ha persino tradotto libri di Bret Easton Ellis!
Ho trovato interessante il fatto che ogni traduttore abbia il proprio modo di approcciarsi al libro: Katia, per esempio, lo legge tre volte prima di cominciare la traduzione, in modo da conoscerlo il più possibile.
In risposta a una domanda, la traduttrice ci spiega che internet è uno strumento molto utile nella sua professione, soprattutto per approfondire argomenti che non si conoscono. Nonostante questo “vantaggio”, i tempi di traduzione si sono drammaticamente ridotti rispetto a qualche anno fa; se prima si aveva circa un anno di tempo, ora in 3-4 mesi il lavoro deve essere consegnato.
Infine, ho molto apprezzato la sua posizione di disaccordo verso i traduttori che tendono a semplificare gli argomenti più difficili per favorire la comprensione del lettore. Katia Bagnoli sostiene che si tratta di un atto di sfiducia nei confronti di quest’ultimo, il quale, finito il libro, dovrebbe sempre uscirne un po’ “arricchito”.
Proprio come il lettore in questione, dopo questa testimonianza, anche io mi sento più arricchita.
L’aspetto che più mi è piaciuto della sua professione è la possibilità di imparare sempre qualcosa di nuovo: che sia la medicina, lo sport o la religione… ogni libro ti lascia una parte di sé.

Shida Rahbarnia

Immagini collegate:

Amo il mistero e la fantascienza

Share

Il genere “giallo” è uno dei generi che più affascina i lettori .  E’ un genere di narrativa popolare di successo nato verso la metà del XIX secolo e sviluppatosi nel Novecento che ha come oggetto principale la descrizione di un crimine e dei personaggi coinvolti, siano essi criminali o vittime. Poiché è un molto vasto, spesso si sovrappone con altri generi letterari, come la fantascienza. E’ diviso tradizionalmente in diversi sottogeneri: il poliziesco (in particolare il “giallo” classico), la letteratura di spionaggio, il noir, il thriller. Il noir forse descrive maggiormente fatti realmente accaduti o racconta e descrive anche stragi davvero avvenute come quella di Bologna. Forse perché coinvolge temi come il mistero, la paura, la superstizione, il dubbio, tutti sentimenti insiti nell’animo umano da sempre, il “giallo” è uno dei generi che mantiene vivo il suo fascino ed è quindi considerato un genere senza tempo. 

La prima parte dell’incontro è quella che mi ha colpito maggiormente. Tutte le spiegazioni dateci da Luca Crovi sul genere noir, tutte le curiosità e tutti i suoi consigli sono stati preziosi alla stesura di questo commento. La frase più bella che secondo me ha pronunciato è stata che per questo tipo di letteratura si deve credere fino in fondo a quel che si scrive, il lettore deve trovare tra le righe della vicenda, tra le descrizioni dei personaggi e tra i perché e i come che susseguono un ipotetico delitto, tutto l’impegno che lo scrittore ha messo nella scrittura del romanzo.

Ad aiutarlo in queste dichiarazioni, sono intervenuti i Michael Gregorio (Daniela De Gregorio e Michael Jacob), autori di Critica della ragion criminale. I due coniugi-scrittori, lei un’affascinante italiana e lui un affascinante inglese, ci hanno raccontato prima di tutto come è nata la loro passione per la scrittura del noir. Lei ci ha raccontato che scriveva storie horror, lui scriveva e leggeva “gialli”. Ci hanno esposto che dal loro punto di vista: se un “giallo” o un noir non presentano nelle prime pagine un delitto, il libro è da buttare perché il lettore deve avere voglia di andare avanti nella lettura per scoprire cosa è successo, chi ha commesso il delitto, perché e trovarsi magari di fronte a un colpo di scena. Per i Gregorio, scrivere romanzi risulta più facile se in passato si ha avuto qualche esperienza bizzarra, se si ha qualcosa da raccontare o se semplicemente si ha molta fantasia e voglia di creare nuove storie e nuovi legami nella narrazione. A loro dire, se inizi a scrivere, le storie poi vengono da sé.

Questo incontro è stato molto interessante per me perché sono un’amante dei romanzi e anche dei film “gialli” e noir. Amo il mistero e la fantascienza e tutto quello che è ipotetico e da scoprire. Un’esperienza da rifare.

Sara Palanca

Immagini collegate:

Interessanti scoperte

Share

Il genere “giallo”, costruito intorno alla paura e al mistero, affascina un pubblico più vasto rispetto ad altri generi letterari che piacciono in base ai gusti del lettore. Forse perché la paura e il mistero sono elementi che esistono e ci appartengono. Oggi, grazie a questo incontro, e in particolare all’appassionata relazione di Luca Crovi (critico, conduttore e autore) e dei coniugi “Michael Gregorio”, ho scoperto delle cose interessanti e inaspettate: il noir che nelle librerie è comunemente chiamato “giallo” è in realtà un genere lievemente diverso, che potrebbe addirittura comprendere alcuni libri che non avrei mai pensato di inserire in questa categoria. Ad esempio, I Promessi Sposi di Manzoni, che fu definito da Edgar Allan Poe una storia cupa e gotica, o ancora le famose fiabe dei fratelli Grimm, che non hanno niente di fiabesco se si riflette sulle vicende narrate, bensì raccontano “storie terribili” tratte dalla tradizione orale dei contadini della Prussia. Tuttavia questa storie piacevano ai bambini come me e piacciano ancora a quelli di oggi. Inoltre, interessante è stato scoprire che l’italiana Leonarda Cianciulli, conosciuta come la saponificatrice di Correggio e della quale sono venuta a conoscenza solo oggi, sia una figura forse ancor più gotica e noir del ben più noto Jack the Ripper. Un altro aspetto curioso è come gli autori noir scrivono le trame dei loro romanzi, di cui ci ha parlato Luca Crovi, che ha intervistato moltissimi autori noir: la maggior parte scrive in cucina con la loro famiglia intorno perché hanno bisogno di ispirarsi dal reale, anche da un particolare insignificante. Poi c’è Stephen King che è in grado di lavorare su più romanzi allo stesso tempo e senza fare schemi; c’è chi riesce a scrivere a occhi chiusi la sua storia e poi la rilegge e c’è ancora chi ha bisogno di gente, di pubblico intorno a sé per scrivere. In sintesi, se il “giallo” è rassicurante perché il caso si risolve e il crimine viene punito, come in Sherlock Holmes di Conan Doyle, il noir non lo è affatto perché solleva delle questioni realmente esistenti nella società. Pensiamo ad esempio a Romanzo criminale di De Cataldo che, attraverso la storia vera della banda della Magliana a Roma, solleva il problema della criminalità organizzata nell’Italia degli anni ’70; oppure Gomorra di Saviano, che vuole farci conoscere più da vicino la realtà criminale del Meridione. Molti romanzi “gialli” e noir hanno ispirato anche delle serie televisive, come La Signora in Giallo, che io stessa vedevo da bambina. Questo vuol dire che il genere è molto popolare, soprattutto tra i giovani che probabilmente trovano più piacevole una serie televisiva piuttosto che un romanzo. Oggi, il pubblico del noir e del “giallo” è sicuramente diverso da quello di ieri, come ha affermato Adele Guerra, la giovane autrice dell’ultimo volume della collana “Urbinoir Studi”, Sherlock on Air (Aras Edizioni): è più attivo, è in grado di scegliere e di scrivere un’opinione su un romanzo. Grazie ai social network, credo che il pubblico, non uno qualsiasi ma un pubblico di lettori informati, si faccia protagonista della scrittura stessa e possa aiutare e in parte orientare le scelte dell’autore.

Elisa Paoletti

Immagini collegate:

Occasioni di incontro

Share

Nei giorni 25\26\27 dello scorso novembre ha avuto luogo il convegno “Urbinoir” presso l’Università di Urbino, durante il quale è stato esaminato il tema “Il lato oscuro di Internet”. L’argomento è stato presentato da numerosi relatori, ognuno dei quali ha preso in esame aspetti diversi del tema, come la sicurezza delle informazioni in rete, i crimini informatici, i nodi della rete, ecc. Durante il convegno sono intervenuti diversi ospiti tra cui Chiara Bigotti, dottoranda, che durante la prima giornata ha preso in considerazione il tema dal punto di vista del diritto penale e della sicurezza in rete, oppure, nella giornata di venerdì, Adele Guerra, manager didattica ed es-studentessa di Lingue a Urbino, la quale ha presentato il suo libro Sherlock on Air. Conan Doyle nelle serie tv – Elementary e Sherlock, che tratta dell’immagine di Sherlock Holmes nelle serie televisive odierne. Hanno partecipato molti altri ospiti, come la traduttrice Katia Bagnoli che di recente si è occupata della traduzione del libro To Rise Again at a Decent Hour di Joshua Ferris e il critico Luca Crovi che ha dialogato con Daniela De Gregorio e Micheal Jacob, meglio conosciuti in campo editoriale con il nome Micheal Gregorio in quanto scrivono romanzi e thriller a quattro mani; i libri di Micheal Gregorio vantano fama internazionale e sono tradotti in più di 25 lingue. Mi ha colpito particolarmente l’intervista tra la professoressa Calanchi e Katia Bagnoli in quanto l’ambito della traduzione mi ha sempre affascinato e incuriosito. Mi è sembrata un’ottima occasione poter assistere all’incontro di una traduttrice con molta esperienza e che esercita la sua professione con una tale passione da trasmetterla a chi l’ascolta. Un altro brillante intervento, a mio parere, è stato quello da parte di Adele Guerra, la quale ha presentato il suo libro in maniera concisa ma ricca di significato interagendo con il pubblico ed esponendo i contenuti in modo chiaro, preciso e con praticità. Ho trovato interessanti le differenze tra le varie rappresentazioni di Holmes nelle serie tv di oggi soprattutto perché sono rivolte a un pubblico giovane, amante delle serie televisive: un argomento che personalmente mi riguarda da vicino. Al contrario ho trovato statico l’intervento di Chiara Bigotti in quanto, a parer mio, si è dilungata eccessivamente sulla parte prettamente teorica del Diritto Penale rendendo la presentazione un po’ pesante e difficile da seguire essendo basata su termini molto specialistici. Tuttavia ritengo che il convegno sia stato egregiamente organizzato e condotto linearmente in ogni sua parte. Sono contenta di avervi preso parte soprattutto per essere entrata in contatto con relatori di un certo calibro e per aver arricchito la mia conoscenza sul noir e sui diversi aspetti della rete. Sofia Delvecchio

Immagini collegate: