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PROGETTARE UNA BIBLIOTECA NOIR

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Non è semplice affrontare l’organizzazione bibliografica di una raccolta documentaria Noir, sia per la vastità del materiale che comprende non solo monografie e periodici a stampa, ma anche risorse elettroniche e multimediali, sia per le caratteristiche di un genere, o meglio, un arcobaleno di sottogeneri di non facile definizione, un caleidoscopio di sfumature difficili da classificare.

D’altra parte lo scopo primario di una biblioteca specialistica non è quello di raccogliere tutto il materiale possibile e immaginabile, e anzi l’accumulo sconsiderato di qualsiasi cosa venga scritta può avere effetti negativi ai fini di una documentazione efficace. Edgar Allan Poe già nel 1848 così scriveva nel Marginalia a proposito della quantità delle pubblicazioni a volte inutili accumulate nelle biblioteche: “L’enorme moltiplicarsi dei libri in ogni ramo dello scibile è uno fra i peggiori flagelli dell’età nostra, uno dei più seri ostacoli al raggiungimento d’ogni conoscenza positiva”.

Vero è che la quinta legge biblioteconomica di Ranganathan, “The library is a growing organism” suona come un invito ad ampliare le collezioni attraverso nuove acquisizioni che rispecchino gli ideali, le aspirazioni prefissate dalla biblioteca, a patto di raccogliere e conservare solo materiale pertinente, in questo caso riguardante la cultura del Noir promossa dai curatori di Urbinoir, in particolare dalla Prof.ssa Alessandra Calanchi.

Il maggior numero di donazioni è stata effettuata dal massimo esponente italiano del “noir mediterraneo” Andrea Camilleri, scrittore assai prolifico, che in occasione nel 2012 del conferimento della laurea onoris causa dall’Università degli Studi di Urbino e la targa di Urbinoir, ha lasciato ben 28 suoi celebri romanzi editi da Sellerio.

Uno degli intenti prefissati dal comitato scientifico di Urbinoir è quello di occuparsi del sociale, in cui la finzione del romanzo si interseca con la cronaca della realtà spesso drammatica e alienata della provincia. Anche in questo senso non è casuale la scelta di autori noir sensibili a questi problemi come Valerio Varesi, giornalista di La Repubblica o il giudice Giancarlo De Cataldo con il suo celebre Romanzo Criminale da cui è stata tratta una seguita serie televisiva e un film, o ancora Marilù Oliva sensibile ai problemi dell’universo femminile con Le spose sepolte. Il romanzo autobiografico Come una lama racconta la dura esperienza del carcere subita da Maria Vittoria Pichi.

La piccola ma significativa raccolta noir di 132 monografie, destinata a crescere, è il frutto di generose donazioni da parte di scrittori e curatori invitati alle giornate di studio dei convegni di Urbinoir, che ormai si tengono dal 2007 (la data della prima edizione è avvolta nel mistero), ognuno dei quali ha lasciato il proprio contributo e testimonia come la letteratura Noir ci aiuti a comprendere e svelare l’evoluzione della nostra società esprimendone tutte le paure, le contraddizioni, i lati oscuri.

Altro argomento analizzato da Urbinoir è il genere noir intrecciato a fatti storici, come nel caso dei romanzi di ambientazione medievale di Valerio Evangelisti e della scrittrice italo-americana Ben Pastor con Lumen e La strada per Itaca.

La raccolta comprende testi di ispirazione esoterica, di autori come Giordano Lupi, con i suoi romanzi di ambientazione cubana e caraibica come la i racconti di Nero Tropicale.

Il carattere particolare del genere Noir, detto anche un surgenere, in quanto contaminazione di generi, porta ad interessarsi a diversi ambiti disciplinari, come l’arte, il fumetto e il cinema. Sono esemplari i saggi critici di Giovanni Modica dedicati alla filmografia horror di Dario Argento, o il saggio di Andrea Carlo Cappi Diabolik, l’ora del castigo con disegni originali di Giuseppe Palumbo.

Le traduzioni delle avventure di Sherlock Holmes di Conan Doyle edite da Mondadori, testimoniano il sodalizio con l’associazione Uno studio in Holmes: the Sherlock Holmes society in Italy, patner di Urbinoir sin dagli esordi.

Uno spazio importante è riservato ai noir di ambientazione marchigiana e urbinate, come i romanzi della collana Neroitaliano di Fanucci Editore o la raccolta antologica di autori marchigiani Marchehnoir, e i romanzi Nei sotterranei della Cattedrale di Marcello Simoni, L’enigma Montefeltro di Marcello Simonetta, La tana di Enrico Maria Guidi, Scomparsi a Urbino di Sonia Bucciarelli, che forniscono notizie storiche sempre accurate unite alla particolare atmosfera di storia e mistero che da sempre circonda la Città Ducale.

Una sezione è dedicata agli studi critici, come la raccolta di saggi Arcobaleno noir a cura di Alessandra Calanchi con una serie di riflessioni teoriche che tentano di definire il genere Noir tra letteratura e cinema.

Inoltre la collana Urbinoir-studi di Aras edizioni, raccoglie gli atti dei convegni annuali. Il link di riferimento è: 

www.urbinoir.uniurb.it/collana-urbinoir-studi/

I libri di Urbinoir sono raccolti in un fondo speciale della Biblioteca dell’Area Umanistica – sezione Lingue a cui è stata assegnata la segnatura di collocazione Urbinoir, e sono ammessi alla consultazione e al prestito a chiunque lo richieda.

Il materiale è organizzato in varie sezioni: opere originali in ordine alfabetico per autore, saggi di critica, antologie, collane.

http://opac.uniurb.it/SebinaOpac/Opac

Tutti i testi sono stati inventariati e catalogati attraverso l’indice del Servizio Bibliotecario Nazionale. L’intera schedatura delle opere è consultabile sia nell’Opac nazionale www.sbn.it, sia nel catalogo del Servizio Bibliotecario di Ateneo digitando la parola-chiave Urbinoir nel campo della Ricerca libera.

Michele Bartolucci

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CACCIA ALL’UOMO IN CALDO AMARO DI SARA FERRI

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Ho scoperto “Caldo Amaro” per caso e l’ho letto attirato dal fatto che è ambientato a Pesaro, la città in cui sono nato e cresciuto. Ero curioso soprattutto di vedere che effetto mi avrebbe fatto riconoscere le strade e i luoghi della mia città tra le pagine di un romanzo, inoltre, volevo scoprire in che modo, nella mia città (uno dei tanti proverbiali piccoli centri di provincia in cui “non succede mai niente”) la trama di un romanzo giallo avrebbe potuto nascere e dipanarsi.

“Caldo Amaro” risponde a queste domande in maniera eccellente, accompagnando i lettori in luoghi che i pesaresi conoscono bene e descrivendo in maniera fedele quello che, secondo me, è lo spirito della città e dei suoi abitanti. Nei personaggi di Sara Ferri ho infatti riconosciuto molto bene il carattere, la mentalità e i modi di fare dei miei concittadini, ritrovando tante piccole sfumature che chi abita da queste parti (me compreso), nel bene o nel male, si porta dentro.

Tuttavia, queste sensazioni passano gradualmente in secondo piano e questo genere di dettagli viene sapientemente sfumato per dare più spazio spazio a una storia avvincente e ai personaggi che la vivono.

Facciamo così la conoscenza di Noelia Basetti, ventotto anni, biologa, che si trova coinvolta nelle indagini sull’omicidio di una ex-compagna di classe quando il laboratorio di analisi per cui lavora viene scelto dalle autorità per i rilevamenti. A causa dei suoi legami con la vittima, per Noelia la ricerca dell’assassino diventerà ben presto una questione personale, come anche un’occasione per affrontare un passato scomodo, segnato da tanti problemi lasciati in sospeso troppo in fretta.

Il canovaccio, direi allora, è un vero e proprio classico: la protagonista affronta una serie di peripezie in uno spinoso percorso di evolutivo che la porterà a cambiare sé stessa e il proprio presente. Mettiamoci anche il fatto che si tratta di un personaggio un po’ “antipatico”, di quelli con cui, almeno all’inizio, non è semplice familiarizzare, e il gioco è fatto.

Dove sta allora il bello? Dov’è la forza di questo romanzo?

Secondo me il bello sta nel fatto che la narrazione ha un buon ritmo e riesce a coinvolgere il lettore (pesarese o meno) fin da subito. Praticamente, non ci sono tempi morti. I personaggi sono sempre in movimento e trasmettono concretamente la sensazione che in questa caccia all’uomo non ci sia davvero un minuto da perdere. Dunque, i protagonisti agiscono, si sporcano le mani senza tanti problemi e giocano a un gioco pericoloso, con tutte le conseguenze del caso.

Ho parlato di una protagonista “antipatica”. In effetti, personalmente, credo proprio che farei fatica ad avere a che fare con Noelia Basetti se la frequentassi, tuttavia mi è piaciuta perché la sua non è un’antipatia banale o portata all’eccesso: non si tratta di uno di quei personaggi ruvidi, scontrosi o esplicitamente sgradevoli che sono tanto popolari ultimamente, né nasconde qualità eccezionali o chissà quali problemi che, in qualche modo, ci porterebbero a giustificare il suo modo di essere. Semplicemente, come tanti, è figlia di una vita normale (con i suoi alti e bassi) che l’ha portata a essere quello che è e vive una situazione di cui, come tanti, non è soddisfatta ma che fa fatica a cambiare.

Essendo più o meno un suo coetaneo e vivendo nel suo stesso ambiente, posso dire però che in un certo qual modo la capisco perché ho vissuto e vivo in prima persona, tutti i santi giorni, tanti dei suoi dilemmi personali. Questo la rende, secondo me, un personaggio “vivo” che funziona piuttosto bene. Ci sarebbe da dire che, per contro, i comprimari sono un po’ più bidimensionali e vivono piuttosto di luce riflessa, ma penso che, alla fin fine, facciano decorosamente il loro mestiere.

Tirando le somme, quindi, direi che si tratta di un romanzo avvincente, ben scritto e gestito col giusto equilibrio, che va dritto al sodo nei tempi giusti senza lasciare niente per strada. Da provare senza ombra di dubbio.

Tra l’altro, di recente è uscito il nuovo lavoro di Sara Ferri, “Dimentica la notte” (Alter Ego, 2018) e sinceramente non vedo l’ora di scoprirlo.

Giovanni Ballarin

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Due segnalazioni d.o.c.

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UNO SBAFFO DI CIPRIA. Le indagini di Vivian Decon, di Marco Belli (www.edicolaed.com 2018) e
 
L’IMPUTATO di Eleonora Carta (Newton Compton Editori 2018)
 
Il primo ha una trama fitta come la nebbia che avvolge Ferrara.
Il secondo è un legal thriller al femminile.
Nel primo c’è un centro sociale.
Nel secondo, un cimitero e uno straniero.
Il primo dei due autori (classe 1975) è – tra le altre cose – un sommelier.
La seconda (classe 1974) voleva fare l’avvocato, poi ha cambiato idea.
Entrambi sono al secondo romanzo.
(a.c)

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Noir come l’ignoto

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Urbinoir, 2018. Se si pensa al titolo della manifestazione, si dovrebbe avere una percezione chiara e diretta dei temi trattati. Non è stato così per me. Mi aspettavo infatti iniziative semplicemente legate a un genere letterario e cinematografico, tutt’altro invece è stato ciò che poi ho vissuto in prima persona: un vero e proprio viaggio nel mondo della notizia e della cultura legate al crimine “noir”. Ho sentito giornalisti porci molte domande da riassumere forse in un’unica grande domanda: “Oggi, per voi giovani, i giornali rappresentano ancora l’arma di libertà ed emancipazione che è stata per noi?”. Ho visto poi i loro occhi accendersi quando qualcuno dava loro segno di assenso, nonostante dentro la gran parte di noi studenti c’era solo un profondo disappunto e un non so che di tristezza di fronte a una realtà dove il fatto che sia facile avere una voce (Youtube & co.) ha dato luogo ad un’abbondanza di voci, un chiasso “saturo” nel quale diventa difficile trovare anche solo una fonte autorevole e veritiera. Facendo riferimento al privare i giornali dei finanziamenti statali uno di questi giornalisti disse “è un crimine commesso nei confronti della democrazia”. Ora io mi sento di dire che le notizie false sono un crimine verso la democrazia e che avrei anche cambiato il titolo della manifestazione in “NOIR COME L’IGNOTO: le Fake News sono il True Crime sulla pagina, ma soprattutto sullo schermo”. 

Enrico Rugini

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BANNING SHERLOCK IN AMERICAN CLASSROOMS

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TWISTING FACTS TO SUIT THEORIES: BANNING SHERLOCK IN AMERICAN CLASSROOMS

On November 23 we had the pleasure of meeting Professor Alicia Defonzo from Old Dominion University, VA. The conference was held in Palazzo Battiferri at 9 A.M. She presented a very fascinating Presentation about the sterilization of literature in United States, analyzing one of the most famous cases of literary censorship against Sherlock Holmes on religious grounds. US courts have banned this book because it is considered to be unsuitable for children as it gives negative representations of the Mormon faith and covers serious issues such as mental disorder. However, students are struggling to get free access to information: if a novel is unorthodox or unpopular doesn’t mean it doesn’t have value. According to Mrs. Defonzo, a student has the right to read and to learn from any type of book, especially considering that nowadays young people in the US are losing interest in reading. 

I admired how fiercely she introduced this topic to the audience and I think she has a point: knowledge might scare sometimes, but shouldn’t we be more afraid of ignorance instead?

Laura Palermo

Click on the following link to read the Presentation of Professor Alicia Defonzo

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Gian Italo Bischi su “La Costante” di Elena Liguori

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Eric Hartway, celebre fisico candidato al Nobel, e Natalia, una giovane dottoranda in astrofisica in procinto di iniziare un promettente lavoro, vengono uccisi in circostanze misteriose al CERN di Ginevra. I due si erano incontrati la sera prima, durante la cerimonia per celebrare i dieci anni dalla scomparsa del professor Ferrante, l’astrofisico di cui Eric era stato allievo prediletto. L’avvenimento, e le conseguenti indagini della polizia, sconvolgono la quiete del centro di ricerca diretto da Fabiola Gianotti (unico nome reale che compare nel romanzo). Difficile stabilire cosa accomuni le due vittime, l’unico dato che emerge è che hanno avuto un’infanzia difficile che in entrambi ha lasciato inquietudine e difficoltà nei rapporti con gli altri. Le indagini condotte dal giovane commissario Filippo La Roche, figlio d’arte con complessi di inferiorità rispetto al padre che ha ricoperto lo stesso ruolo prima di lui, sembrano inizialmente infruttuose, tanto che i giornali non tardano a mettere in luce la sua inesperienza. Ma riceverà un aiuto inaspettato, tenendo fede a una delle considerazioni (tipicamente postmoderne) che Natalia propone all’inizio del romanzo “…il successo e l’insuccesso non dipendono dal nostro impegno e dal nostro lavoro, sono solo il frutto del caso. Una singola variabile può compromettere l’intera equazione”

Questo romanzo di esordio di Elena Liguori, classe 1988, campana di origine e ora giornalista a Milano, è avvincente e convincente. Ogni personaggio viene introdotto con una giusta dose di introspezione psicologica fondata sui problemi dell’infanzia, che ne giustifica atteggiamenti e comportamenti. La trama ricca di colpi di scena, la prosa scorrevole ed essenziale.

 Elena Liguori, “La Costante”, Il Ciliegio, 2017, 12 €

Gian Italo Bischi

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