CRISTINA BRONDONI, giornalista, crimonologa e autrice del podcast “CRIME MAGAZINE: SERIAL KILLER”
https://podcasts.apple.com/it/podcast/crime-magazine-serial-killer/id1498355513
Il podcast “Crime Magazine: Serial killer” è nato un paio di anni fa, praticamente pochi giorni prima del primo lockdown, perché con Sara Uslenghi, amica e giornalista di Wired Italia, quando ci incontriamo parliamo solo di serial killer e morti male vari. Così lei ha proposto di fare un podcast di questi incontri, davanti a un tè e a un tramezzino.
Il primo episodio, su Ted Bundy ovviamente, è andato molto bene. E ci siamo divertite molto. Così abbiamo proseguito. Durante i lockdown abbiamo registrato da remoto, l’audio non è dei migliori, ma gli ascoltatori sono stati contenti comunque e ci perdonano anche la scarsa professionalità dei mezzi, compensata però dalle basi scientifiche e forensi da cui partiamo per parlare degli omicidi.
A oggi gli episodi sono 24 e spaziano dai serial killer veri e propri, come Ted Bundy (il mio preferito), Jeffrey Dahmer, Dennis Nilsen, Leonarda Cianciulli (la preferita di Sara), Fred e Rose West, Mary Bell (la più giovane serial killer: era una bambina quando ha ucciso), a casi particolari, come per esempio la sindrome di Munchausen per procura, l’uso di veleno per uccidere i colleghi di lavoro, il gaslighting, le amicizie tossiche, l’invidia che fa uccidere.
Gli argomenti vengono scelti di volta in volta in base all’ispirazione del momento o a specifiche richieste. Ci siamo infatti accorte, grazie ai messaggi e ai commenti che gli ascoltatori ci inviano sulla pagina Instagram di Crime Magazine, che gli episodi che hanno uno sfondo sociale, come per esempio il bullismo, lo stalking, il mobbing, riscuotono molto interesse: non fosse che alcuni ascoltatori ci portano le loro storie personali. A volte molto toccanti.
Negli episodi evitiamo di scendere nei dettagli scabrosi, non ci interessa indugiare sulla parte morbosa del crimine, a noi interessano le indagini, i moventi e le motivazioni, le storie di vita dei protagonisti (sia le vittime sia gli autori di reato). Abbiamo un modo di parlare pacato e per noi non esistono mostri, non esistono i cattivi cattivi. Anche se a volte usiamo parole piuttosto colorite per definire chi ha fatto il male. Ted Bundy, per esempio, era un bastardo.
Per qualche tempo, durante il lockdown, il podcast è stato nelle prime cinque posizioni di Spotify e ne siamo state contente. Dopo il lockdown abbiamo rallentato il ritmo degli episodi per mancanza di tempo, non certo di voglia o di argomenti, e attualmente il podcast non è tra i primi proposti, anche se ha molti ascoltatori. E ne siamo davvero contente.
(a.c.)