Urbino si tinge di nero.
A partire dal 22 novembre 2016 la Biblioteca Leone Traverso ha ospitato alcune conferenze della manifestazione Urbinoir, quest’ anno intitolata “Trilli Diabolici e Nature Morte: Crimes for Art’s Sake”. La professoressa Bonita Cleri è intervenuta mercoledì 23 novembre con il seminario “La clessidra e il teschio, il tempo e la morte”. Cleri ha subito messo in evidenza il punto di contatto tra il genere Noir e le rappresentazioni pittoriche di natura morta. Si può considerare questo tipo di pittura come esaltazione del “Silentium”, ovvero occasione per entrare in contatto con se stessi. Tra i soggetti ritratti in opere di questo tipo ricorrono per esempio la clessidra e il teschio: la clessidra come simbolo dello scorrere inesorabile del tempo e il teschio come emblema della morte. Un affresco pompeiano con la rappresentazione di un teschio attesta le origini antiche di questo filone artistico. Non è chiaro se questo genere sia di origine italiana, fiamminga o nord europea. Durante il XVII secolo l’Italia conosce un notevole sviluppo delle opere raffiguranti natura morta. Cleri ha portato all’ attenzione dei presenti il dipinto “Canestra di frutta” di Caravaggio. Si tratta dell’unica opera in cui l’artista raffigura una natura morta come soggetto principale. In tutti gli altri dipinti la natura morta è parte di un altro elemento contenutistico, come quello religioso. Un esempio è “Cena in Emmaus” in cui è rappresentato un canestro di frutta sul bordo del tavolo.  Caravaggio mette la sua arte in un dipinto di natura morta tanto quanto in quelli in cui ritrae dei personaggi. Un altro esempio di questo genere di rappresentazioni si trova all’interno dello studiolo del palazzo ducale di Urbino. In questo caso la natura morta è rappresentata da uno strumento musicale appoggiato sul tavolo, strumento che rappresenta la musica, ma anche l’armonia e la contingenza di quello che ci affascina in un determinato momento. Nel corso del ‘600 sono spesso rappresentati soggetti che riguardano il cibo, come una sorta di esorcizzazione della carestia diffusa in quel momento storico. Anche l’elemento floreale è un soggetto tipico della natura morta. Fiori destinati ad appassire velocemente e che ci ricordano la caducità della vita, la “Vanitas” del libro biblico di Ecclesiaste, libro in cui il re Salomone riflette su quanto tutto nella vita sia passeggero. Cleri ha sottolineato la differenza tra il sentimento che voleva suscitare questo tipo di dipinti rispetto ad altre opere. Infatti, mentre i quadri di natura morta erano destinati a occupare un posto in un tinello o a fianco di un inginocchiatoio come elemento che favorisse la meditazione, altre opere di quel periodo avevano a che fare con un godimento di tipo corale anziché privato. Tra gli altri soggetti rappresentati ci sono elementi fragili come vasi di vetro, bolle di sapone e candele che si spengono, sempre a indicare lo scorrere della vita che passa e non torna più. Anche pittori della storia contemporanea hanno rappresentato soggetti di natura morta: uno tra questi è Picasso. L’intervento della professoressa Cleri si è concluso con un’ ironica provocazione, quella del teschio incrostato di diamanti. Si tratta di una scultura dell’artista contemporaneo Damien Hirst. Il suo teschio non ha niente a che vedere con la natura morta e la riflessione sul tempo. È un’allusione al mondo del consumismo. Stesso protagonista, ma con una storia diversa.  Questo intervento da parte della professoressa Cleri è stato utile per confermare che non esistono confini disciplinari, le riflessioni e i sentimenti evocati dalla letteratura Noir si possono osservare anche da un punto di vista artistico. Valentina Ricci