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(S)corretto, espresso o macchiato? A ognuno il suo caffè – Traduzione di Francesca Zagone

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(S)corretto, espresso o macchiato? A ognuno il suo caffè
Cortados, solos y con (mala) leche di Carmen Rico-Godoy.
Traduzione di Francesca Zagone

Gelu. Mezza mela marcia

Gli preparai una torta di mele con la ricetta che mi diede sua madre. Era molto più complicata di quella che usavo abitualmente e che avevo ritagliato da una rivista di moda trovata dal parrucchiere. Non ci misi l’arsenico, perché non ne avevo e poi mi vergognavo un poco a bussare alla porta della vicina e chiederle “Non è che per caso ha un po’ di arsenico? È che mi sono dimenticata di comprarlo quando sono andata a fare la spesa”. Tra l’altro, non ho vicine. Nell’appartamento di fianco vive un signore molto anziano, odioso e brontolone; in quello di sopra ci sono tre giovani studenti – dicono loro – che mettono sempre i dischi di Eros Ramazzotti, cosa stranissima e, in quello di sotto un travestito: la mattina, quando lo incontri è un tipo in tuta, rozzo e volgare come tutti quelli del quartiere, mentre di notte è una rossa spumeggiante truccata come se fosse carnevale. Guadagnerà un sacco di soldi, perché dal macellaio compra sempre del filetto e della lonza iberica a ottomila pesetas al chilo.
Al telegiornale si sentono sempre casi di mogli che mettono del veleno nei pranzi dei loro maritini, poco per volta, finché non crepano. Io non prendo spunto da questo sistema. Preferisco farlo tutto in una volta. Un pezzetto di torta tartufata alla cicuta e VIA! Direttamente al camposanto. Altre volte penso che sarebbe ancora meglio l’asfissia. Quando vedo Eusebio addormentato nella poltrona davanti alla televisione che ritrasmette una delle ottocentomila partite di calcio, non penso “come è dolce e carino quando dorme”. No. Penso: “Quanto sarebbe facile mettergli un sacco della spazzatura in testa e legargliela al collo con otto giri di nastro isolante. Così la sua testa rimarrebbe nel posto giusto: il sacco della spazzatura”. Il problema è – per questo non provo a farlo, non per altro – che non so come bloccargli le mani ed evitare di essere strangolata o – peggio – che si tolga lui stesso il sacco.
Di mattina, lo sento canticchiare in bagno mentre si rade. Io, nel frattempo, affetto il pane da tostare con un coltello a lama larga. Canticchia sempre Bésame mucho, facendo gorgheggi e acuti, e io mi sento veramente male. Devo lottare contro il coltello che da solo vuole colpirlo ripetutamente alla nuca e i coltelli, si sa, possono dare molte soddisfazioni.
Penso di lasciare Eusebio costantemente e in mille modi diversi. All’inizio me la prendevo con me stessa e mi dicevo: “Dio mio, che stupida che sono, che cattiva persona e tanto vedrai che se ne accorgerà prima o poi che pensi a come ucciderlo”. Dopo, però, riuscivo a pensare ad altro e mi distraevo con gli sconti di Simago, comprandomi tre paia di calze al prezzo di uno e rossetti scadenti.
Poco a poco, ho iniziato a rendermi conto che Eusebio non aveva neanche la minima idea di quello che mi passava per la testa. Così che pensavo di ucciderlo senza frenarmi, anche davanti a lui. A tutte le ore. È finito per diventare il mio passatempo preferito.
Di domenica, Eusebio adora farsi un bagno immergendosi nella vasca. La riempie di acqua e schiuma, si spoglia e tuffa il suo corpo grasso e pieno di peli neri nella vasca. Per entrarci deve alzare una delle sue gambe corte e flaccide, tanto che si vede la pelle ciondolante. Una volta dentro, si tappa il naso e va sott’acqua, facendone trasbordare la metà dai bordi. Gli piace che io lo guardi mentre si fa il bagno, altrimenti perché lascerebbe sempre la porta aperta? All’inizio mi incazzavo quando allagava il bagno, ma un giorno capii che le possibilità che si rompesse la testa, uscendo dalla vasca, si moltiplicavano per un milione.
Purtroppo il furbone non scivola mai. É un grande esibizionista. Un giorno mi chiamò urlando mentre si faceva il bagno. Io ero in cucina e stavo preparando i fagiolini, spuntandoli uno a uno, perché anche se è un taxista ed è nato e vive ancora a Leganes, sembra che il bastardo sia stato cresciuto in un palazzo, dove tutto è raffinato. Corsi da lui pensando che stesse affogando o che gli stesse venendo un infarto. E io, sì che scivolai entrando a tutto gas nel bagno tutto allagato. Meno male che riuscii ad afferrare il portasciugamani. Ho ancora i riflessi pronti a trentadue anni appena compiuti.
[…]

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