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“L’influenza del genere noir: dall’ America alla Cina” di Giulia Costantini

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Il noir più che un vero e proprio genere costituisce una tendenza dell’immaginario, uno stile. Il “periodo d’oro” del noir cinematografico statunitense viene collocato tra il 1941 e il 1958, cioè tra The Maltese Falcon di John Huston e Touch of Evil di Orson Welles. Il fenomeno noir nasce però da un interscambio fra letteratura e cinema e devono molto alla narrativa hard-boiled.
I personaggi caratteristici del noir vivono come un’improvvisa caduta in un “brutto sogno”, che trasforma il loro mondo in una realtà continuamente ingannevole, e in un universo corrotto; essi si muovono in un contesto caratterizzato dall’incertezza, dalla confusione e dalla vulnerabilità. I personaggi tipici del noir sono soli contro tutti e si ritrovano continuamente in una situazione di persecuzione, nella quale la minaccia è ovunque, e spesso sono costretti a sopravvivere violando le leggi, per cercare di raggiungere i propri obbiettivi.
Un altro elemento che caratterizza le storie noir è il “triangolo”, che rimanda al triangolo edipico di Freud, nel quale il bambino è preso dall’ amore per la madre e dall’ odio per il padre (visto come un rivale). Lo stesso accade nel cinema noir: l’“eroe” solitamente è un investigatore privato, un uomo disilluso con un passato misterioso, non integrato nel sistema, impegnato in una “ricerca” (una donna misteriosa o la soluzione di un mistero); la dark lady è una donna seducente e pericolosa, terribilmente astuta e calcolatrice, alla quale l’eroe non può resistere; il “cattivo” è il rivale crudele, malvagio, perverso e squilibrato, caratterizzato da sintomi nevrotici e comportamenti bizzarri.
L’oscurità del mondo noir si riflette nello stile visivo a partire dall’ambientazione (interna o esterna), caratterizzata da un’illuminazione basata su contrasti di luce e ombra, dove tende a prevalere il buio. Il noir non rappresenta solo il lato oscuro di qualcosa, ma è capace di interpretare al meglio il senso di frammentazione e di discontinuità, dando voce a una colpa individuale o sociale.
Questo genere non ha avuto successo solo in Occidente: infatti, grazie a diversi scrittori, ha avuto una sua influenza e diffusione anche in Oriente. Per esempio, la Cina si svela grazie al noir. Il noir viene considerato la chiave ideale per penetrare nella società cinese, cogliendone gli aspetti più segreti e oscuri, mostrando le verità più nascoste e dando voce a tanti temi di attualità (come il colonialismo, il capitalismo..), scansando almeno in parte la censura, grazie alla maniera apparentemente innocua con la quale il marcio della società viene raccontato.
Uno dei principali scrittori che ha portato il noir in Cina è Qui Xiaolong, nato a Shanghai nel 1953 ed emigrato negli Stati Uniti dopo la repressione di Piazza Tienanmen. Il suo grande successo è dovuto alla serie dell’ispettore Chen Cao, storia interessante e affascinante soprattutto per l’ambientazione, infatti è ambientata in una Shanghai violenta e mafiosa, a causa del frenetico passaggio al capitalismo. La città è sconvolta non solo dal grosso cambiamento avvenuto al suo interno, in ambito sociale e politico, ma anche dalla metamorfosi avvenuta sul suo aspetto esteriore: i vecchi edifici coloniali lasciano il posto a numerosi grattacieli. La metropoli è infatti il palcoscenico delle imprese di un detective terribilmente testardo e dotato di una grande logica deduttiva, che vive con il ricordo malinconico del padre (caduto vittima delle Guardie Rosse) e basandosi sul ricordo della morale confuciana che gli era stata insegnata da bambino.
Le passioni di Chen sono la poesia e la cucina, infatti la storia è caratterizzata da diverse descrizioni gastronomiche, e ogni suo tuffo nei misfatti di Shanghai è accompagnato da citazioni colte, tipicamente occidentali (riprende anche Shakespeare). La misteriosa morte della compagna Guan è il titolo del capolavoro di Xialong Qi. Ambientato a Shanghai nel 1990, ha come protagonista Chen Cao, ispettore della squadra speciale, a tempo perso anche poeta e traduttore di letteratura inglese, che conduce le inchieste citando antiche liriche della dinastia Tang. L’eroina “rossa” è la bella Guan Hongying, il cui cadavere viene ritrovato in un sacco di plastica, che galleggia in un fiume alla periferia di Shanghai. L’inchiesta conduce Chen nell’ambiente perverso dei “principini”, i figli viziati e arroganti della nomenclatura di regime. Uno di questi è l’assassino, che l’ispettore riesce a smascherare grazie alle foto dei suoi rapporti intimi con la donna, ma l’inchiesta viene assunta dalla polizia segreta che monopolizza le azioni disciplinari dentro il partito. Nel finale il colpevole viene condannato a morte, ma per la ragione sbagliata, quindi l’utopica giustizia di Chen si infrange contro le logiche del potere.
E’ la Cina degli anni Novanta la vera protagonista del romanzo. Qiu Xiaolong racconta la fase più sconvolgente della transizione. Nel Paese è appena stata introdotta la riforma capitalistica di Deng Xiaoping, e i figli della nuova razza padrona organizzano orge sessuali con attrici e top model come in una Hollywood decadente, mentre al loro fianco vive un’umanità povera e disillusa in quartieri popolati da vecchi comunisti, che sopravvivono a stento con la pensione di Stato in case che sembrano più tuguri, senza bagno né elettrodomestici.
Quando l’indagine si trasferisce a Guangzhou (Canton), Qiu Xiaolong descrive perfettamente l’ambiente da città di frontiera in cui tutto è permesso, la descrive come la capitale del vizio. Il detective comunista è un perfetto eroe da noir che vive la sua vita con disincanto e malinconia, cercando un inutile conforto nel ricordo del padre defunto. Nonostante sia un genere di letteratura minore, anche a Pechino e Shanghai il noir riesce a raccontare tante verità proibite.
Vero è che l’autore scrive dall’America riportando verità nascoste del suo paese di origine, la Cina. I suoi libri sono scritti in lingua inglese, ma sono tradotti in varie lingue e vi sono diverse edizioni: sono letti anche in Cina, prevalentemente in inglese. Alcune edizioni sono state tradotte anche in lingua cinese, ma a causa della censura politica ci sono stati alcuni tagli e ogni riferimento alla città di Shangai è stato sostituito, cambiando il nome reale della città con un nome fittizio, “H city”. E’ importante comunque che diversi autori originari di Shangai e Pechino, attraverso le loro opere di genere noir, riescano a sollevare e a mettere in luce situazioni rilevanti del paese che spesso vengono mantenute nascoste.
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2013/05/17/londata-noir-degli-autori-doriente-cosi-il.html
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/04/02/la-cina-noir-dell-ispettore-chen.html

 

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