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Dimentica la notte – una nuova indagine per Noelia Basetti

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la copertina del libro di Sara Ferri

Il mare è un richiamo potente per chi conosce la sua voce fin dalla nascita. Questo suono, così rilassante nella sua ritmicità, può sembrare uguale in ogni parte del mondo, ma non è così. A Rimini, dove la sabbia è più pesante e la spiaggia più ampia, il lento oscillare delle onde si percepisce distante, soprattutto sul lungomare che, dal Molo di Levante, porta a Bellariva, dove le scogliere sono perpendicolari alla costa. Nei giorni in cui il vento che dà il nome al molo di Rimini soffia forte, le onde arrivano sul bagnasciuga con prepotenza, coprendo le prime file di ombrelloni. In quei giorni, durante l’inverno, l’odore del mare è così potente da inebriarti, arrivando a impregnare i tessuti dei vestiti stesi ad asciugare all’aperto.
Quell’odore salmastro e salato che io sento nelle narici fa parte di me da che ho memoria. (…)

Prendo in prestito questo passo da Sara Ferri per due motivi:

mi sembra un punto di partenza perfetto per parlare del suo nuovo romanzo – Dimentica la notte, ambientato proprio a Rimini – e dimostra concretamente il talento di questa brava scrittrice che, nella sua seconda opera ci dà una prova più ampia delle sue capacità.

Dimentica la notte è il seguito di Caldo amaro e racconta una nuova avventura di Noelia Basetti. Dopo i fatti di Pesaro, Noelia si è trasferita nella vicina Rimini. Ora ha una nuova vita e un nuovo lavoro, ma si troverà nuovamente coinvolta nelle indagini su una serie di efferati crimini che hanno sconvolto la quiete della città.

Preferendo lasciare ai lettori il piacere di scoprire da soli il resto della storia, vorrei concentrarmi invece sulle impressioni che la lettura mi ha lasciato.

Seguendo il dipanarsi delle vicende, ho avuto la sensazione che, rispetto al suo primo romanzo, l’autrice si sia presa più tempo:

più tempo per raccontare, più tempo per sviluppare una trama complessa, più tempo per descrivere le situazioni, più tempo per parlarci dei suoi personaggi e del loro vissuto interiore. Dimentica la notte ha, secondo me, un respiro più ampio rispetto al suo predecessore e ripropone tutto ciò che avevo apprezzato in Caldo amaro, migliorandolo considerevolmente.

Ho ritrovato, prima di tutto, una storia avvincente e ricca di colpi di scena, scandita da una buona dose d’azione e da un ritmo serrato ma equilibrato. Di nuovo, Noelia e i suoi colleghi riflettono cercando di capire cosa sta succedendo, ma passano all’azione davvero molto rapidamente perché, si sa, in un’indagine non c’è un minuto da perdere. Anche qui l’autrice è abilissima nel tenerci sulle spine e nel farci percepire il ticchettio delle lancette senza però affrettare troppo la narrazione.

Ho ritrovato Noelia Basetti e mi ha fatto piacere vedere che, nonostante quel che ha passato a Pesaro, è in ottima forma. È un po’ cambiata e più matura, ma fondamentalmente il suo animo dolce e spigoloso è sempre lo stesso. Si trova ancora alle prese con una vita complicata e a volte pericolosa ma non è per nulla intenzionata a darsi per vinta. Per fortuna, stavolta può contare anche sull’aiuto di tanti nuovi colleghi, alcuni dei quali particolarmente azzeccati, che mi piacerebbe veder diventare delle presenze fisse di un universo in espansione.

Ho ritrovato la freschezza dello stile di Sara Ferri, che ci regala una narrazione piacevole, arguta, ironica e costellata di tante piccole raffinatezze, tocchi di realismo spesso “dimenticati” negli ambienti del “giallo. Tanto per fare un esempio, a un certo punto di questa storia, ci ricorda che zoomando sulle immagini a bassa risoluzione di un filmato di Youtube ripreso con un cellulare, non sempre compare per magia il volto nitidissimo del colpevole… piuttosto la telecamera sgrana i dettagli e ci si ritrova a osservare un ammasso di pixel indistinti! Un plauso a Sara per averci riportato un po’ con i piedi per terra, abituati come siamo a vedere tecnologie d’indagine da fantascienza, infallibili quanto irreali.

Tirando le somme, direi che Dimentica la notte è un romanzo eccellente, che conferma ampiamente le buone premesse di Caldo Amaro e alza l’asticella, mostrando l’ottimo potenziale dell’autrice.

Giovanni Ballarin

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CACCIA ALL’UOMO IN CALDO AMARO DI SARA FERRI

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Ho scoperto “Caldo Amaro” per caso e l’ho letto attirato dal fatto che è ambientato a Pesaro, la città in cui sono nato e cresciuto. Ero curioso soprattutto di vedere che effetto mi avrebbe fatto riconoscere le strade e i luoghi della mia città tra le pagine di un romanzo, inoltre, volevo scoprire in che modo, nella mia città (uno dei tanti proverbiali piccoli centri di provincia in cui “non succede mai niente”) la trama di un romanzo giallo avrebbe potuto nascere e dipanarsi.

“Caldo Amaro” risponde a queste domande in maniera eccellente, accompagnando i lettori in luoghi che i pesaresi conoscono bene e descrivendo in maniera fedele quello che, secondo me, è lo spirito della città e dei suoi abitanti. Nei personaggi di Sara Ferri ho infatti riconosciuto molto bene il carattere, la mentalità e i modi di fare dei miei concittadini, ritrovando tante piccole sfumature che chi abita da queste parti (me compreso), nel bene o nel male, si porta dentro.

Tuttavia, queste sensazioni passano gradualmente in secondo piano e questo genere di dettagli viene sapientemente sfumato per dare più spazio spazio a una storia avvincente e ai personaggi che la vivono.

Facciamo così la conoscenza di Noelia Basetti, ventotto anni, biologa, che si trova coinvolta nelle indagini sull’omicidio di una ex-compagna di classe quando il laboratorio di analisi per cui lavora viene scelto dalle autorità per i rilevamenti. A causa dei suoi legami con la vittima, per Noelia la ricerca dell’assassino diventerà ben presto una questione personale, come anche un’occasione per affrontare un passato scomodo, segnato da tanti problemi lasciati in sospeso troppo in fretta.

Il canovaccio, direi allora, è un vero e proprio classico: la protagonista affronta una serie di peripezie in uno spinoso percorso di evolutivo che la porterà a cambiare sé stessa e il proprio presente. Mettiamoci anche il fatto che si tratta di un personaggio un po’ “antipatico”, di quelli con cui, almeno all’inizio, non è semplice familiarizzare, e il gioco è fatto.

Dove sta allora il bello? Dov’è la forza di questo romanzo?

Secondo me il bello sta nel fatto che la narrazione ha un buon ritmo e riesce a coinvolgere il lettore (pesarese o meno) fin da subito. Praticamente, non ci sono tempi morti. I personaggi sono sempre in movimento e trasmettono concretamente la sensazione che in questa caccia all’uomo non ci sia davvero un minuto da perdere. Dunque, i protagonisti agiscono, si sporcano le mani senza tanti problemi e giocano a un gioco pericoloso, con tutte le conseguenze del caso.

Ho parlato di una protagonista “antipatica”. In effetti, personalmente, credo proprio che farei fatica ad avere a che fare con Noelia Basetti se la frequentassi, tuttavia mi è piaciuta perché la sua non è un’antipatia banale o portata all’eccesso: non si tratta di uno di quei personaggi ruvidi, scontrosi o esplicitamente sgradevoli che sono tanto popolari ultimamente, né nasconde qualità eccezionali o chissà quali problemi che, in qualche modo, ci porterebbero a giustificare il suo modo di essere. Semplicemente, come tanti, è figlia di una vita normale (con i suoi alti e bassi) che l’ha portata a essere quello che è e vive una situazione di cui, come tanti, non è soddisfatta ma che fa fatica a cambiare.

Essendo più o meno un suo coetaneo e vivendo nel suo stesso ambiente, posso dire però che in un certo qual modo la capisco perché ho vissuto e vivo in prima persona, tutti i santi giorni, tanti dei suoi dilemmi personali. Questo la rende, secondo me, un personaggio “vivo” che funziona piuttosto bene. Ci sarebbe da dire che, per contro, i comprimari sono un po’ più bidimensionali e vivono piuttosto di luce riflessa, ma penso che, alla fin fine, facciano decorosamente il loro mestiere.

Tirando le somme, quindi, direi che si tratta di un romanzo avvincente, ben scritto e gestito col giusto equilibrio, che va dritto al sodo nei tempi giusti senza lasciare niente per strada. Da provare senza ombra di dubbio.

Tra l’altro, di recente è uscito il nuovo lavoro di Sara Ferri, “Dimentica la notte” (Alter Ego, 2018) e sinceramente non vedo l’ora di scoprirlo.

Giovanni Ballarin

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